Esclusivo/ Pennasilico (Dda Napoli): nessuno come San Marino sa tenere il passo dell’economia mafiosa

I pm della Dda napoletana Sergio Amato e Roberta Simeone hanno condotto le indagini dell’Operazione Staffa, che due settimane fa ha fatto saltare il tappo del clan Stolder di Napoli iperspecializato in colpi bancari che venivano poi riciclati a San Marino (si vedano in archivio i 6 post del 22, 23, 24 e 27 settembre).

A sovrintendere i lavori dei due bravi pm, c’era lui, uno dei magistrati più preparati sul terreno dell’economia e della finanza criminale: Alessandro Pennasilico, procuratore aggiunto della Procura di Napoli. E proprio di San Marino ho parlato con Pennasilico, la cui premessa è già un programma: su San Marino siamo solo all’inizio.

Procuratore in questa indagine sono coinvolti notabili sammarinesi e sul Titano questa inchiesta ha fatto ipocritamente scandalo.

Siamo molto riservati in questo ambito perché abbiamo contestato ai soggetti sammarinesi il 416 bis, l’associazione mafiosa e dunque poco possiamo al momento dilungarci sulle modalità attraverso le quali avveniva il riciclaggio a San Marino, frutto di rapine del clan Stolder, tecnologicamente raffinato.

Dunque l’indagine è solo all’inizio.

Lo spettro potrebbe essere molto più ampio. E’ da un po’ di tempo che quando mettiamo mano alla materia economico-finanziaria ci rendiamo conto che i gruppi criminali camorristici si stanno allargando anche in termini di qualità degli investimenti e del riciclaggio. Da questo punto di vista San Marino è un canale sofisticato di riciclaggio, che offre garanzie.

Insomma: la criminalità organizzata si evolve e San Marino ne tiene il passo.

Prima San Marino serviva solo per coprire i patrimoni personali delle cosiddette persone perbene ma quando hanno cominciato ad arrivare i gruppi criminali tutto è cambiato.

In che senso?

Nel senso che quando arrivano le mafie non è che si accontentano di riciclare ma si espandono e conquistano terreni nuovi.

E non a caso il boss Giuseppe Setola è stato rifugiato dall’ospitale clima sammarinese subito dopo la strage di Castelvolturno del 2008.

Sì e questo lascia aperta un’ipotesi, vale a dire che Setola potesse contare su una rete di fiancheggiatori.

E questo lascia supporre che la società sammarinese non ha ancora gli anticorpi per difendersi come dimostra anche il fatto che, testualmente, nel comunicato stampa la Procura scrive che “l’indissolubile pactum sceleris tra Francesco Vallefuoco e Livio Bacciocchi è tale che per il primo, in occasione delle elezioni, era necessario che il gruppo politico di riferimento di quest’ultimo non fosse ostacolato”.

La formula usata è volutamente sfumata perché al momento non attribuiamo alcuna pressione diretta del clan su forze politiche sammarinesi.

Ma la pressione c’era

Non c’è alcun contatto diretto tra il clan e soggetti politici sammarinesi. C’è un interesse del sodalizio nei confronti di un gruppo politico ma è del tutto indiretto. Lo schieramento politico in questione è del tutto inconsapevole dell’interesse malavitoso. Manca al momento l’elemento della complicità. Il sodalizio ragionava in questi termini: con quel gruppo politico al potere per noi è meglio.

7 – the end (le precedenti 3 puntate sono state pubblicate il 22, 23, 24 e 27 settembre)

r.galullo@ilsole24ore.com

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