Su con la vita oggi è venerdì e ci attende un fine settimana fantastico. O almeno: lo auguro a tutti voi. Per questo vi racconto oggi una storiella più leggera ma non per questo meno interessante e che deve far riflettere noi e i nostri figli. Anzi, vi propongo di leggerla insieme a loro.
Ricordo che alcuni anni fa la Guardia di finanza di Gioia Tauro mi portò a fare un giro in Aspromonte. Più salivamo e più le vedette delle cosche – incuranti dell’auto civetta che sanno riconoscere anche bendate – avvisavano che qualche rompiscatole in borghese stava arrivando lassù. E più salivamo e più vedevamo scendere con calma olimpica automobili che, poco più in là, si appostavano per maledire la scena alla quale avrebbero assistito.
Quale? La caccia alle piantagioni di canapa indiana che avendo bisogno di moltissima acqua per svilupparsi, in Aspromonte trovano un habitat naturale. Solo che le piantine hanno bisogno di essere curate come un bebè in culla e così gli uomini delle cosche si avventurano in avvincenti passeggi montanari per piazzare chilometri di tubi che possano irrorare il prezioso carico. Sembra infatti che la calabrisella, così la chiamavano i finanzieri, sia una variante gustosa del fumo da semi-sballo che, oltretutto e come tutto il traffico di stupefacenti, assicura ingenti proventi. Altrimenti, secondo voi, le mafie si metterebbero nel business!
Non ricordo più quanti chilometri di tubi la Guardia di finanza sequestrò quel giorno e, soprattutto, quanti appostamenti fece nei giorni successivi per cogliere i simpatici coltivatori diretti con le mani nel sacco.
Questa scena mi è tornata alla mente ieri, dopo aver letto che a Rosarno è boom di piantagioni di marijuana. In poche settimane la Guardia di Finanza e i Carabinieri hanno distrutto ben 15 piantagioni.
L’11 settembre a Sant’Eufemia, in contrada Pietra del Crudele (un nome un programma), i Carabinieri di Villa San Giovanni hanno beccato con le mani nelo sacco due agricoltori che prestavano amorevoli cure a 1.087 piante alte tra i due e i tre metri. Coltivate su terreno rigorosamente demaniale (come del resto quasi tutte e si sa che in Calabria la proprietà demaniale cioè dello Stato, vale a dire di tutti noi, è un’ipotesi, visto che spesso è diventata proprietà privata con veri e propri furti lasciati impuniti).
A Bovalino, due giorni dopo, la Polizia ha beccato addirittura un pensionato di 73 anni, di origini sanluchesi, intento a coltivare il proprio hobby.
Lo stesso accade anche in Sicilia, dove non passa giorno che le Forze dell’Ordine non intervengano. E le stesse scene si ripetono in Campania e in Puglia, laddove la criminalità organizzata non si lascia sfuggire neppure il più piccolo business.
Ma anche in Sardegna il discorso non cambia. L’unione Sarda, il 10 settembre a pagina 35 titolava: “Coltivava sei piante di marijuana”. I Carabinieri lo hanno beccato mentre innaffiava, E’ accaduto a Villacidro, nel Medio Campidano, e il giornale specifica che si tratta dell’ennesimo sequestro. Questa volta piante di cannabis già alta un metro e ottanta, pari a circa 8 chili.
Il fai-da-te va di moda e rende ma prima di chiamarla “Maria”, quando qualcuno si rollerà una canna, provi a pensare che magari la piantina è stata innaffiata da mani mafiose che magari stringono per affari altre mani mafiose. Sporche, magari, le une o le altre, di terra, sangue morte.
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.08 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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