La parola magica è regionalizzazione dei lavori. Lo spauracchio sono gli appalti al massimo ribasso. Mariella Enoc, 67 anni, imprenditrice novarese del settore dei servizi sanitari e presidente di Confindustria Piemonte, ha le idee chiare sul rischio infiltrazioni delle mafie nei lavori per l’Alta velocità. Ecco l'intervista che le ho fatto (e che è stata pubblicata sul Sole-24 Ore, dorso Nordovest, del 20 luglio)
Lei è stata presidente dell’Unione industriali di Novara quando di lì passava una parte del tracciato della Tav. Mai avuto problemi?
Le opere sono passate sotto silenzio e senza nessun particolare disagio. Il cantiere era di modeste dimensioni. Casomai i problemi li abbiamo scoperti dopo.
Anche lei appartiene a quella scuola di pensiero, che in Italia e in Piemonte ha molti estimatori, secondo la quale non bisogna parlare di mafie nei grandi lavori?
Nulla di più sbagliato che tacere. Bisogna guardare in faccia il problema e andare avanti con le grandi opere altrimenti si blocca il Paese. Sono sempre più convinta che le imprese debbano tenere molto alta la guardia. In questo momento se si discute di Tav è proprio per il rischio che entrino le mafie, in quanto i lavori sono appena all’inizio e per il momento operano ditte locali.
Sarebbe una garanzia veder lavorare solo imprese piemontesi?
Che a lavorare siano imprese locali, conosciute, è una richiesta di Confindustria. Premiamo quanto più possibile per la regionalizzazione dei lavori.
Il rischio-infilitrazioni però non viene eliminato, al massimo ci si chiude a riccio nella speranza che i prestanome non appaiano sulla scena.
Infatti la regionalizzazione dei lavori non basta. Gli appalti non possono essere al massimo ribasso, senza tenere conto della qualità, della correttezza, del rispetto delle leggi e degli obblighi contributivi. Tutte caratteristiche che appartengono alle imprese sane. Confindustria difende gli interessi delle imprese e soprattutto con il massimo ribasso non si difendono gli imprenditori onesti e puliti.
La vigilanza conta anche all’interno degli apparati associativi.
Giustissimo. Quando ero a Novara non abbiamo espulso nessun associato ma solo perché qualcuno ha pensato bene che era meglio lasciare l’Unione industriali con le proprie gambe.
Quanto conta fare rete con le Istituzioni e le Forze dell’ordine?
Dalle prefetture, dalle Forze dell’Ordine, dalla magistratura e in genere dalle Istituzioni finora ho trovato solo e sempre massima collaborazione.
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