Cambio della guardia alla Dia: il nuovo direttore D’Alfonso eredita 7 miliardi di sequestri e 500 arresti

Da oggi, ufficialmente, la Dia (Direzione investigativa antimafia) ha un nuovo direttore.

Il Generale di corpo d’armata dell’Arma dei Carabinieri Antonio Girone cede infatti il passo –  al termine del mandato avviato il 1° novembre 2008 – al dirigente generale di Pubblica sicurezza, Alfonso D’Alfonso (al quale va il mio augurio di buon lavoro).

Il triennio trascorso sotto la guida di Girone aveva un mandato preciso: individuare e aggredire i patrimoni illeciti delle mafie e spingere sulla lotta al riciclaggio del denaro sporco, attraverso il contrasto dell’infiltrazione mafiosa negli investimenti pubblici (in particolare appalti) e attraverso la caccia alle operazioni finanziarie sospette.

Non si può certo dire che i risultati siano mancati.

Dal 2008 sono stati sottratti alla criminalità organizzata beni (terreni, immobili, titoli, depositi liquidi, beni mobili registrati, imbarcazioni, auto, moto), per oltre 7 miliardi (sequestri) e più di 1 miliardo in confische.

Sono state più di 260 le misure di prevenzione, personali e patrimoniali, proposte.

Intensa l’attività di verifica e approfondimento di oltre 58mila “operazioni finanziarie sospette” da cui, in oltre mille casi, sono stati attivati approfondimenti investigativi.

Per quanto concerne le investigazioni giudiziarie, quasi 200 sono state le operazioni concluse e oltre 500 gli arresti.

Per quel che concerne, infine, il contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici, la Dia, nel triennio, ha effettuato verifiche su circa tremila imprese e partecipato a circa 260 accessi nei cantieri delle imprese interessate all’esecuzione dei lavori.

CHI SUBENTRA

D’Alfonso, classe ’47, è crotonese. In Polizia debutta nel ‘74 e da allora ricopre incarichi di prestigio, molti dei quali all'interno della Criminalpol, la direzione centrale della polizia criminale che si occupa del contrasto alla grande criminalità organizzata.

La sua esperienza calabrese nella lotta contro la ‘ndrangheta è ricchissima. La matura soprattutto in Calabria e a Reggio, dove arriva nel ‘77 dopo due anni alla questura di Oristano. In Calabria ha diretto i commissariati di Condofuri, Gioia Tauro e Vibo Valentia arrivando a dirigere nel 1985 la squadra mobile di Reggio Calabria.

A Roma, nell’89, assume la guida della prima divisione del servizio anticrimine della Criminalpol. Promosso primo dirigente nel ‘91, due anni dopo va a dirigere la prima divisione del Servizio centrale di protezione e, nel marzo del ‘95, la polizia scientifica di Roma. Della scientifica sarà anche il reggente nazionale, nel 2001. L’ultimo incarico è stato quello di direttore dell'ispettorato di Pubblica sicurezza Viminale.

Un curriculum lungo e prestigioso, dunque, anche in Calabria, che tornerà utile dal momento che è proprio la ‘ndrangheta e la sua devastante potenza a tirare sempre più le fila dell’economia criminale italiana, a partire dal Nord.

Di suggerimenti D’Alfonso non ha certo bisogno ma con l’Alta velocità in Val di Susa e l’Expo 2015, non mancheranno certo le occasioni per vedere la Direzione investigativa antimafia all’opera nei cantieri.

Così come non mancheranno le occasioni per festeggiare nuove operazioni che sottrarranno ai portafogli di clan e cosche beni immobili e mobili: l’unica cosa di cui i mafiosi hanno paura, perché la galera e la morte possono essere messi nel conto ma la sottrazione delle ricchezze, vale a dire il segno del comando e del prestigio sul territorio, quella proprio no.

r.galullo@ilsole24ore.com

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