Loro uccidono e noi abbattiamo. Loro incendiano e noi abbattiamo. Loro taglieggiano e noi abbattiamo. Loro investono denaro sporco e noi gli diamo la caccia. Sembra il ritornello di un disco rotto quello che ripete il capo della Procura di Lamezia Terme Salvatore Vitello che oggi incontrerà, con tutto il suo staff il capo della Procura nazionale antimafia Piero Grasso. La Procura – come se non bastassero le continue minacce ai pm – ha un carico di lavoro enorme (è questo è comune a molti distretti giudiziari) ma soprattutto dalla enorme difficoltà tecnico-ambientale, come afferma da tempo lo stesso Vitello la cui intervista è andata in onda oggi nella mia trasmissione “Sotto tiro” in onda su Radio 24.
“Loro” sono le cosche che uccidono e continuano a terrorizzare la città (che da oggi fino a domenica ospiterà “Trame”, il festival dei libri contro le mafie organizzato dall’amico inviato dell’Espresso Lirio Abbate con il quale mi scuso per non aver potuto partecipare a causa di impegni non rinviabili), con taglieggiamenti, pizzo e roghi.
Grazie a “loro” la libertà d’impresa e di commercio, in questa capitale mancata della Calabria, ricca di infrastrutture sottoutilizzate e capitali, è una chimera. Non c’è un centesimo pubblico da investire che non passi dal filtro delle cosche.
“Noi”, invece, è un plurale maiestatis, perché indica il baluardo antimafia in questa città di 72mila abitanti sdraiata nella piana: la Procura.
ABUSIVISMO A GOGO’
Vitello, giunto nel luglio 2009 dopo anni trascorsi a Roma dove aveva condotto le inchieste sull’immobiliarista Stefano Ricucci e sugli investimenti della ‘ndrangheta nella capitale, fin dal suo insediamento ha tirato fuori dai cassetti quel che era rimasto lì dal 2007 e che sarebbe stato di competenza del Comune: le ordinanze di abbattimento degli immobili abusivi. Case, edifici e capannoni da buttar giù – molti dei quali riconducibili a famiglie mafiose – erano 400, poi ridotte a 250, in una città che è in gran parte abusiva. Negli uffici comunali fino a due anni fa pendevano 12mila domande di condono. In media una ogni sei lametini.
Un gesto, quello degli abbattimenti portato avanti a partire dal 2009 dal Genio militare di Palermo, che tiravano giù gli scheletri al grido di “mafiosi e cornuti” che, letto due anni dopo, spiega una buona parte della recrudescenza mafiosa nell’area che ha lasciato tre morti a terra nell’ultimo mese dopo una pax mafiosa durata sei mesi.
L’altra metà del risveglio criminale si spiega, come dice Angela Napoli della Commissione parlamentare antimafia, “con i soldi a palate, tra investimenti comunitari, statali e regionali, che qui piovono da sempre e che hanno dato vita a un numero spropositato di cattedrali nel deserto”. Non è un caso che qui, nel 2007, sia nata l’inchiesta “Why Not”, che al di là degli aspetti giudiziari ha scoperchiato il modo di vivere di una Calabria senza scrupoli e ritegni.
Un gesto, quello degli abbattimenti, che, letto due anni dopo, spiega in parte le continue minacce di morte ad un magistrato per il quale, su facebook, è persino sorto un Comitato di scorta civica.
Mentre in questi giorni il festival “Trame” proverà a risvegliare la coscienza di una popolazione che ha persino assistito svogliata al ricordo della strage di Capaci, chi tira le fila della cupola affaristico-mafiosa che trova sponda nella massoneria deviata che qui ha il suo ideale brodo di coltura, continuerà con le proprie trame criminali. Proprio oggi la Procura di Lamezia ha annunciato un sequestro di 200 milioni all’imprenditore sorvegliato speciale Salvatore Mazzei. Aziende, 300 immobili, auto e un albergo caduti nella rete della Giustizia. “L’economia della città – dice Vitello – subirà un duro colpo”.
Sembra quasi che le iniziative messe in campo dal Comune, con il sindaco Gianni Speranza che ha trovato il partner ideale nel siciliano Tano Grasso, presidente onorario della Federazione italiana antiracket e assessore alla Cultura, scivolino come l’olio. Fu Grasso a sostenere Comune, prefettura e Procura in uno storico processo: quello che vide l’imprenditore Rocco Mangiardi puntare il dito nel gennaio 2009 contro la cosca che gli imponeva un pizzo di 500 euro mensili. Un caso rimasto isolato: nessuna riscossa civile dopo quel gesto che oggi a Mangiardi paga con una scorta che lo segue ovunque.
E Vitello, che continua ad arrestare, sequestrare beni ai mafiosi e abbattere le case senza guardare in faccia a nessuno è il primo a rimanerne sorpreso: “Le denunce – dice – non ci sono nonostante facciamo di tutto per dimostrare che l’unica strada da percorrere è quella della legalità. Capisco che sia difficile in un’area in cui un cittadino su 5, direttamente o indirettamente, ha a che fare con le cosche”.
UNA CITTA’ SORDA
Il fenomeno dell’abusivismo continua a imperversare come se nulla fosse, “collegato sia a dinamiche speculative che alle iniziative di singoli”, afferma il Procuratore. E i numeri lo dimostrano: tra il 1° luglio 2009 e il 30 giugno 2010 i procedimenti avviati sono stati 228. Nello stesso periodo dell’anno precedente erano 207.
Su questo terreno si gioca tra le famiglie mafiose una guerra senza esclusione di colpi. Senza autorizzazione dei boss le imprese edili neppure si muovono. Basti vedere quanto ha denunciato l’ex sindaco di Lamezia Terme Doris Lo Moro, padre e fratello uccisi dalle cosche 26 anni, ex magistrato antimafia, attualmente deputato del Pd. “Il Comune di Lamezia Terme è da anni assegnatario di un terreno confiscato per mafia in località Carrà- Marchese-Mazzei – afferma Lo Moro – su cui è stata progettata la costruzione di alloggi da destinare a famiglie rom residenti. Per la realizzazione dell’opera è previsto l’utilizzo di un finanziamento regionale di oltre 3,2 milioni, ottenuto dal Comune nel ‘96 proprio per l’eliminazione delle baracche e la costruzione di nuovi alloggi. L’opera non è stata completata e le ditte interpellate dal Comune si sono tutte rifiutate di proseguirli. Non è estranea la circostanza che il terreno è stato confiscato a una potente cosca”.
Le famiglie mafiose sembrano impermeabili a tutto. Oramai si viaggia al ritmo di due attentati al giorno. Tra il 1° luglio 2009 e il 30 giugno 2010 i danneggiamenti sono stati 507, gli attentati a esercizi commerciali e persone, quasi sempre a loro volta titolari di imprese, 117. “ Tali emergenze, per una parte, sono indicative della perdurante diffusione di attività di natura estorsiva e, per l’altra – ha affermato Vitello il 6 ottobre 2010 in apertura di anno giudiziario 2010 – di dinamiche di sottosviluppo culturale che vedono come modi di risoluzione dei conflitti di natura privata, la realizzazione sistematica di atti di vandalismo e di rappre
saglia, anche per motivi futili e/o del tutto inconsistenti”.
Lamezia Terme è laboratorio di fantasia applicata all’uso scientifico dell’intimidazione. La variante, come sottolinea Vitello, è quello del ricorso alle pistolettate e ai colpi di fucile nel corso della recente campagna elettorale amministrativa comunale. Danneggiamenti, incendi di autovetture, ordigni esplosivi lasciati presso le abitazioni, rivolti a vari candidati a consigliere comunale ed in un caso anche a consigliere regionale, “che determinano un oggettivo intorbidimento del clima elettorale – ha riaffermato il presidente della Corte di Appello di Catanzaro Gianfranco Migliaccio – con il rischio, per la gravità e ripetizione degli episodi, di causare uno scadimento del confronto politico locale, così da richiedere una rinnovata e più incisiva capacità investigativa, che esige un rafforzamento dei nuclei investigativi della polizia giudiziaria”.
IL CARICO DI LAVORO
A fronte di una situazione così complessa – e qui riassunta in sintesi – la Procura ha i numeri che ha e con quelli fa fronte ai procedimenti.
Nel periodo 1° luglio 2009- 30 giugno 2010 le iscrizioni per i procedimenti ordinari sono aumentate del 37,4% (da 2.120 a 2.912). Per lo stesso registro noti il numero dei definiti è aumentato del 47,8%, poiché da 2.092 dell’anno precedente si è passati a 3.093, cosicchè si registra un indice di ricambio positivo ed una sensibile riduzione delle pendenze del 3,5% (da 5.100 si è passati a 4.919).
Stessa tendenza positiva si registra per i procedimenti noti di giudice di pace per i quali a fronte di 501 procedimenti sopravvenuti nel periodo ne sono stati definiti 579.
Così anche per gli ignoti che a fronte di 2.292 iscrizioni risultano definiti 2.885 procedimenti. Anche qui con una riduzione delle pendenze del 13,2%, poiché si è passati da 4.486 a 3.893.
Per i procedimenti iscritti a modello 45 (fatti non costituenti notizie di reato) il dato significativo è la riduzione delle iscrizioni, passate da 2.668 del periodo precedente a 2.370 nel nuovo.
L’oggettivo aumento di produttività dell’ufficio si spiega con l’assegnazione all’ufficio di due nuovi sostituti e del nuovo Procuratore della Repubblica.
Infatti, nel periodo precedente la continuativa presenza in Ufficio è stata garantita solo da due sostituti (Elio Romano, che contemporaneamente era anche Procuratore facente funzioni e Maria Alessandra Ruberto) che a partire dal 15 marzo 2009 si sono ritrovati da soli in ufficio, con il saltuario apporto di Paolo Petrolo applicato part-time presso la Procura di Catanzaro.
Un ulteriore impulso all’efficienza è venuto dai 5 vice procuratori onorari.
“Il carico di lavoro che grava sui magistrati togati ed i flussi quotidiani delle notizie di reato, unitamente al servizio delle udienze (udienze preliminari, dibattimento collegiale, dibattimento monocratico per i procedimenti che di regola provengono da udienza preliminare o comunque di particolare rilevanza) hanno creato un notevole appesantimento dei ruoli dei magistrati togati – ha affermato in apertura di anno giudiziario 2010 Vitello – cosicchè ciascuno di essi è titolare di un notevole numero di procedimenti, parte dei quali caratterizzati da elevata complessità tecnica, perché attinenti a problematiche di natura ambientale ed altri di notevole allarme sociale perché riguaradanti fatti di estorsione, stupefacenti, omicidio, truffe aggravate per il conseguimento di fondi pubblici, bancarotte; reati tributari per emissione di fatture per operazioni inesistenti”.
r.galullo@ilsole24ore.com
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica intorno alle 00.10. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.