Entro l’autunno la magistratura rumena potrebbe portare qualche elemento di chiarezza sul possibile traffico di rifiuti tra l’Italia e la Romania.
La notizia – con il condizionale obbligatorio quando ci sono di mezzo i Paesi dell’Est e quando ci sono relazioni pericolose con l’Italia – è stata data da Liana Buzea, presidente dell’associazione ecologista e ambientalista rumena EcoAssist nel corso di un servizio giornalistico della collega Michela Monte trasmesso a Riccione nel corso la XII edizione del Premio Ilaria Alpi, la collega del Tg 3 uccisa a Mogadiscio con l’operatore Miran Hrovatin nel marzo 1994 (si vedano i due post in archivio il post di ieri dedicato al 416 bis e del giorno prima, dedicato al riciclaggio).
Il servizio è stato trasmesso all’interno del Project Est, promosso e realizzato dall’Associazione Ilaria Alpi in collaborazione con Flare network, Romanian Centre for Investigative Journalism e con il Centro studi e ricerca sulla sociologia giuridico penale, la devianza e il controllo sociale dell’Università di Bologna (www.estproject.eu). Il servizio giornalistico è visibile sul sito da ieri.
Uno spiraglio di luce si apre dunque in una vicenda che occupa le cronache italiane e rumene da diversi anni e che continua a fornire colpi di scena.
L’ultimo è dell’8 giugno, allorché si è saputo che la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta da Silvana Saguto, ha depositato il provvedimento di sequestro per tre imprese di diritto rumeno che facevano capo alla Sirco, azienda già confiscata e sotto l’abile amministrazione giudiziaria dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Le imprese sono Agenda 21, Alzalea e Ecorec. Dietro queste società rumene ci sarebbe, di fatto, anche se non di diritto, Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, sindaco mafioso di Palermo e anello di congiunzione per anni tra la mafia borghese e quella militare. In Romania, insomma, ci sarebbe una parte (credo minima) del favoleggiato tesoro di famiglia all’estero.
Ieri a Riccione, il pm Piergiorgio Morosini, che a Palermo segue la vicenda ha dichiarato: "Sul caso Ciancimino non posso parlare ma il traffico di rifiuti c'è e il filo rosso che unisce il traffico è la corruzione. E’ urgente la ratifica della convenzione europea sulla corruzione che aspetta la firma dell’Italia dal ‘99. Renderebbe possibile l'utilizzo dei pentiti per i reati di corruzione permetterebbe il test d'integrità e cioè l’uso di infiltrati nella pubblica amministrazione per capire chi non fa il suo lavoro fino in fondo".
Quando è stato registrato il servizio (aprile) questi sviluppi non erano ancora noti ma è importante che le costanti denunce della stampa locale e di EcoAssist abbiano portato Liana Buzea a incontrare la Procura di Costanza, che ha annunciato la chiusura dell’indagine aperta a fine 2010 dai pm della città portuale, entro 4/6 mesi. Facendo i calcoli si arriva all’autunno ma sarebbe già importante che entro fine anno si sapesse di più sul possibile traffico di rifiuti che nasconde interessi sempre più inquietanti.
Ma andiamo con ordine.
La discarica di Glina e Popesti (paesi alle porte di Bucarest) è la più grande d’Europa. Fu voluta dal dittatore comunista Nicolae Ceausescu e attualmente copre circa 150 ettari. Non ci sono mai state prove che qui la camorra napoletana sversa parte dei rifiuti prodotti in Campania, anche se la stampa locale e quella italiana provano a dimostrarlo dal 2002. I rifiuti arriverebbero nel porto di Costanza e da qui, su gomma, arriverebbero nella mega discarica alle porte di Bucarest ma, in realtà, come dimostra il servizio di Michela Monte, possono arrivare ovunque in Romania, Paese nel quale la gestione dei rifiuti è ancora all’anno zero. Come a Napoli del resto.
In quest’area il tasso di corruzione è elevatissimo tanto che, tra il 2010 e il 2011, la metà dei doganieri e degli ufficiali di polizia è stato avvicendato.
L’omertà è a livelli altissimi ma ora qualcosa comincia a muoversi.
Intervistato, Adrian Emili Baghinici, del Partito ecologista rumeno afferma testualmente: “Posso dirvi che in qualità di esponente politico sono stato io stesso contattato nel 1998 dagli italiani per fare questo genere di affari. Non posso fare i nomi oggi anche perché si tratta di una storia ormai prescritta. Era coinvolto un personaggio pubblico e allora dissi no”.
Nessuno è mai entrato all’interno della discarica, amministrata da un ex generale della Securitate rumena, Victor Dombrovsky. E quando la collega Monte riesce a entrare quel che riesce a ottenere da un anonimo interlocutore (un dirigente) è che non ci sono bombe in realtà la stessa Interpol nega qualunque traffico illecito.
In effetti Paolo Sartori, direttore del centro italiano dell’Interopol dichiara ai microfoni che: “Non abbiano alcun elemento che lì siano stati trasportati illegalmente rifiuti dall’Italia o anche verso altri Paesi dell’area balcanica. Quanto alle infiltrazioni mafiose ci sono invece indagini su piccoli settori che non riguardano tutto il settore della gestione dei rifiuti”.
Insomma: prove non ce ne sono e un giornalista della stampa locale, alla notizia delle dichiarazioni di Sartori, trasale ma ammette che ormai nessun media indaga più.
Le speranze, però, non muoiono. Ci pensa Liana Buzea a dare la buona notizia. Sull’ex paradiso terrestre alle porte della capitale, trasformato in cloaca a cielo aperto, indaga la magistratura di Costanza anche se, come dichiara la stessa Buzea, dovrà essere lei a chiamare di tanto in tanto la Procura della città portuale per sapere dell’andamento delle indagini, soprattutto se vuole che le eventuali illegalità siano perseguite e risolte.
r.galullo@ilsole24ore.com
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