L’hanno chiamata Operazione Sex in the city.
L’operazione, partita a novembre 2009 e chiusa il 1° giugno di quest’anno con il deferimento all’Autorità giudiziaria di 35 persone di cui 17 arrestate per reati che vanno dall’associazione a delinquere al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, dalla sostituzione di persona al falso, è della Squadra mobile di Forlì diretta da Claudio Cagnini.
Il sesso è quello a pagamento delle cinesi.
La città è Forlì.
Gli ingredienti, insomma, sono comuni a quelli di altre ricette in cui le Forze dell’Ordine giungono alla cattura di cinesi dediti ad attività criminali.
Solo che questa operazione – in cui non mancano i rituali annunci sul giornale in cui si pubblicizzano massaggi miracolosi di 19 avvenenti ragazze clandestine e non mancano gli addetti all’affitto delle case di appuntamento – ha scoperto una variabile che fa del sesso a pagamento una forma imprenditoriale sempre più evoluta.
Questa associazione a delinquere godeva infatti di incaricate della gestione telefonica dei clienti, le quali, a distanza, e principalmente dalla città di Reggio Emilia, mediante altra utenza con sistema tipo “call center”, avvisavano in tempo reale la prostituta della presenza del cliente in strada, ordinando l’apertura della porta e conteggiando le prestazioni e gli incassi. A distanza i call center erano in grado anche di effettuare la suddivisione dei proventi in tempo reale e fornire, a richiesta, ogni genere di sussistenza.
Il Gip del Tribunale di Forlì, Rita Chierici, su richiesta del Pubblico ministero Filippo Santangelo, ha condiviso in toto le risultanze prodotte dalla Squadra mobile di Forlì.
L’intero ciclo – in realtà – funzionava come un orologio, alla faccia di chi dice che il sesso non è una scienza esatta.
LA CATENA IMPRENDITORIALE
Negli appartamenti si registrava un’alternanza di prostitute a cadenza tri-settimanale, con periodi di riposo coincidenti con il sopraggiungere del ciclo mestruale.
Le prostitute venivano alternate nei diversi appartamenti disponibili, in modo che ciascuna di esse non rimanesse stabilmente nello stesso appartamento più di un “turno”.
Le donne venivano reperite mediante annunci su quotidiani in lingua cinese, quindi la loro partecipazione era su base volontaria a fronte di un introito netto garantito stabilito nel 33% degli incassi derivanti dalle loro prestazioni sessuali. Non sono emersi casi di costrizione o di sottomissione con violenza.
La prostituta rimaneva costantemente in contatto con il centro di gestione, ove confluivano le chiamate da parte dei clienti (le utenze reclamizzate erano infatti nella disponibilità non delle prostitute ma di telefoniste capaci di intrattenere rapporti in lingua italiana).
Il “centro” impartiva indicazioni ai clienti per raggiungere il luogo dell’incontro, quindi ordinava alla prostituta l’apertura della porta non appena il cliente, con una seconda chiamata telefonica, segnalava di aver raggiunto l’indirizzo indicato. Al termine di ogni rapporto sessuale la prostituta dava conferma dell’incasso, così da conteggiare in tempo reale le sue spettanze.
8OMILA EURO AL MESE E SCONTO ALLA CASSA
Ciascun appartamento poteva rendere, mediamente, 9/10mila euro mensili, con picchi giornalieri fino a 1.200 euro, accertati mediante il conteggio diretto dei clienti effettuato con lunghi servizi di appostamento. Le prestazioni avevano un prezzo variabile tra i 30 e i 100 euro, dipendente dalla “performance” richiesta, ma anche dall’andamento dell’attività (nei momenti di minore afflusso si è riscontrata una maggiore disponibilità allo “sconto”, sempre comunque avvallato dal “centro” e mai deciso dalla prostituta).
Visto che gli appartamenti individuati solo in Emilia Romagna sono 8 (sette a Forlì e uno a Cesena) il conto della serva registra 80mila euro al mese di incasso ma come specifica la Squadra mobile, la rete immobiliare comprendeva comunque numerosi altri appartamenti (almeno altri nove), nel centro Nord Italia, che sono stati oggetto di separate investigazioni da parte degli organi di Polizia territoriale.
La prossima volta che qualcuno andrà a puttane pensi anche solo per un secondo che alimenta una catena criminale sempre più evoluta. E poi se è un Uomo torni a casa a baciare i figli o guardarsi in faccia allo specchio.
r.galullo@ilsole24ore.com
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