Avevo finito di registrare da pochissmi minuti 7 nuove puntate della mia trasmissione “Sotto tiro” in onda su Radio 24, quando verso le 11 sul blackberry (croce per i giornalisti) ho visto spuntare tra i commenti ai miei recenti servizi su San Marino la lettera che leggerete sotto.
Devo dirvi la verità: mi fa enormemente piacere che un parlamentare sammarinese, Gian Nicola Berti, che non ho mai conosciuto personalmente, abbia deciso di scrivermi.
Segno che questo umile e umido blog (oggi a Milano piove) viene riconosciuto anche dai sammarinesi come strumento di dialogo e di costruzione.
La lettera è appassionata. Vorrei sottolineare, visto che il parlamentare mi sollecita, che non ho mai scritto che la politica non è in grado di risolvere il problema della mafia. In realtà però Berti è riuscito a leggermi nel pensiero: credo davvero che la mafia sia al massimo contrastabile ma non sconfiggibile. La penso diversamente dal giudice Giovanni Falcone, che diceva che come tutti i fenomeni umani è destinato a finire.
Penso l’esatto contrario: la potenza delle mafie è sempre più virulenta perchè sempre di più si cementa con la politica e l’amministrazione corrotta, oltre che con la finanza sporca di cui è cinghia di trasmissione.
Non credo comunque che possa essere una Commissione parlamentare (se non dotata di poteri come quelli che ho descritto, ma non ci credo) a risolvere, come lei auspica a San Marino, il problema della criminalità organizzata. Figuriamoci un inutile Osservatorio.
Non entro nel merito di chi sia la colpa della mancata approvazione e relativa firma bilaterale riguardo all’articolo 18 della Convenzione di Palermo ma una cosa voglio dirla. Noto che lei con coraggio accenna (accenna appena in vero) al ruolo di vigilanza sul credito. Ebbene la vera lotta alla mafia – a mio sommesso giudizio e qui sì che abbraccio idealmente Giovanni Falcone – la si fa inseguendo la filiera dei soldi sporchi e impedendo, viceversa, che quella filiera possa entrare (oltre che uscire) nei forzieri bancari e delle finanziarie di San Marino. E da qui essere utilizzata per investire non solo a San Marino ma in tutto il mondo. I capitali sporchi delle mafie di tutto il mondo credo che guardino ancora a San Marino. Forse più di ieri in periodo di crisi economia globale. La trasparenza massima nello scambio di informazioni sul credito tra i due Paesi è, credo, la chiave del passo decisivo nella lotta ai capitali sporchi e, dunque, alla mafia imprenditrice.
Non mi sembra che a San Marino – da questo punto di vista – siano stati fatti straordinari passi in avanti (dico: straordinari perché di questo ci sarebbe bisogno e anche le ultime rogatorie di Roma e Forlì pendono in questa direzione. Le difficoltà non sono mancate e anche se magari poi gli ostacoli sono stati parzialmente rimossi i danni provocati erano e sono ormai irrecuperabili). Mi auguro ci siano e chee l’Italia sia più collaborativa.
Certo lei ha ragione quando dice, invece, che rafforzare la collaborazione tra Italia e San Marino, può servire e molto a sconfiggere (questa volta sì) la parte più “visibile” delle mafie, la loro penetrazione magari nel commercio e nell’imprenditoria. Ma anche per fare questo c’è bisogno di sforzi, intelligence e investimenti. Copiosi investimenti e collaborazioni con l’Itlalia e i Paesei Europei, altrimenti si finisce con il mandare in galera lo spacciatore ma non il finanziatore. E’ questo quello che volete? Mi auguro di no.
Una cosa infine. Lei scrive che sono feroce con San Marino. Forse non si è accorto di quanto sia feroce con il mio Paese che, mi creda, nonostante tutto amo alla follia. Politica (a destra, al centro e a sinistra) esclusa.
Cari saluti e grazie
Roberto Galullo
IL TESTO DELLA LETTERA
Egregio signor Galullo,
seguo di tanto in tanto i suoi commenti, talvolta feroci su San Marino.
Sono un parlamentare eletto quale aderente alla lista civiva Noi Sammarinesi, particolarmente preoccupato dal fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata italiana.
Condivido, cercando di leggere tra le righe del Suo intervento sull'argomento, che in effetti la politica non è in grado di risolvere il problema della malavita organizzata. Ma credo che anche Lei potrà dare atto che la politica ha il dovere di monitorare il problema e di creare i presupposti affinchè i magostrati e le forze di polizia siano messe in condizione di contrastare sul campo i malavitosi. Questo è quanto il nostro Parlamento stà cercando di fare.
E' evidente che i tempi per rendere il sistema giudiziario sammarinese specializzato nel contrasto di questi fenomeni sarà lungo. Ma, mi permetta un rilevo, la politica sammarinese non si è fermata a questo.
Personalmente sto esortando il nostro governo e tutte le forze politiche ad attivare l'articolo 18 della Convenzione di Palermo del 2000 sul contrasto alla criminalità organizzata transnazionale. Sulla base di questo articolo gli stati aderenti alla convenzione (che è esecutiva in San Marino dall'agosto 2010) possono stipulare accordi bilaterali, al fine di creare nuclei investigativi comuni.
Noi non siamo in grado di identificare gli affiliati alle cosche che cercano di operare nel territorio sammarinese, ma gli investigatori italiani lo sono; mentre noi siamo in grado avere tutte le informazioni sui residenti in territorio che si prestano a fare "affari" con essi. Il pool investigativo italo-sammarinese sarebbe in grado in poco tempo di debellare il fenomeno della criminalità italiana in San Marino ( il nostro territorio e di soli 61 km), potendo relazionarsi con il nostro Ufficio di Controllo sulle attività economiche e con la Divisione Vigilanza di Banca Cenrale, che, finalmente, ha inziato a fare il lavoro per il quale è stata costituita.
La stessa Direzione Investigativa Antimafia, nella relazione del primo semestre 2010 ( ultima pubblicata) si esprime favorevolmente in ordine alla stipula di un accordo con San Marino per creare sinergie tra i corpi di polizia dei due paesi. Io chiedo che si vada oltre, che i nostri magistrati possano lavorare in sinergia con gli omologhi italiani, sicuramente più competenti dei nostri, se non altro per il diverso radicamento sul territorio italiano di certi fenomeni malavitosi.
Il problema, caro Galullo, è che per siglare accordi bisogna essere in due ed oggi il nostro governo sta rispondendo alle mie insistenze di stipula di un accordo ai sensi dell'articolo 18 della Convenzione di Palermo, facendomi rilevare che da parte italiana non si è ancora data disponibilità alla firma dell'accordo di collaborazione tra le polizie.
Mi creda l'affetto che i sammarinesi nutrono per tutti gli italiani non arriva alla tolleranza verso i mafiosi. A mio avviso per combattere i crimina
li che giocano tra i confini dei due stati bisogna essere in due, ed oggi noi sammamrinesi ci sentiamo impreparati, ma anche molto molto soli. Chissà che non riesca Lei a far capire a chi Le è vicino la reale dimensione del problema.
Cari saluti
Gian Nicola Berti