Cari amici come sapete sto raccontando da ieri un’altra faccia della verità del pentimento del “tragediatore” Nino Lo Giudice.
Ma quali sono i rapporti tra Nino Lo Giudice e Pasquale Condello? E’ il primo a spiegarlo il 13 ottobre 2010 al procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone.
Dopo avergli spiegato di aver avuto il “Vangelo” in carcere, Nino Lo Giudice spiega che a cavallo tra il 2000 e il 2001 torna ad essere un uomo libero e proprio mentre si “assesta”, vale a dire comincia a lavorare, il Supremo lo manda a chiamare anche perché vantava da lui dei soldi.
Lo Giudice incontra Condello che era latitante, non dimentichiamolo. E dove lo incontra? A Ginevra? Noooo. A Cocomaro di Focomorto nei pressi di Forlì? Nooo. Allora a Bastia Umbra? Ma và! Ad Aviano presso la base Nato? Maddeche!!
Lo incontra a Villa San Giovanni, a due passi e mezzo da Reggio Calabria con il cognato di Domenico Condello. “Precisamente uscendo dall’autostrada siamo saliti dove c’è la piazza abbiamo girato a destra più avanti un cento metri che si sale verso Gambarie e da là si va verso che siamo stati lì cioè questa strada ci ha portato sotto l’autostrada; ci siamo incontrati abbiamo parlato com’era come non era il fatto dei soldi ecco tutte queste cose e poi alla fine mi ha detto: che un giorno di questi voglio passare una settimana con te, il Condello si voleva stare una settimana con me”: ecco cosa fa mettere esattamente a verbale il 13 ottobre 2010 Nino Lo Giudice.
E’ l’unico incontro tra il Supremo e il “supino” Nino? Maddeche!
Dopo 15 giorni si rincontrano in una casa che poi “…sono assaltati i Carabinieri e la Polizia…” (vuol dire in un covo poi scoperto dalle Forze dell’Ordine, ndr) e Condello “ha cercato di farmi il lavaggio del cervello dicendo che a Reggio Calabria bisognava fare un punto fermo e precisamente al mercato che ci dovevano essere (incomprensibile) ci voleva una persona per dirigere per fare come se fosse, come vi devo dire una persona stabile che si che le persone si rivolgono a questa persona”.
E qui il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino Giarritta, puntualizza: “un punto di riferimento”.
Ecco cosa doveva diventare Nino Lo Giudice, un punto di riferimento, l’ad della cosca Condello. Credibile! Ma. Bisognerebbe chiederlo al “Supremo”…
BISOGNA FAR FUORI MICO LIBRI
Ad un certo punto però Pasquale Condello comincia a fare ragionamenti. “Secondo lui dice che Domenico Libri e Pasquale Libri dovevano essere uccisi tutti e due perché erano due bastardi – fa mettere a verbale a Rebibbia – che andavano raccogliendo soldi in tutti i posti che non davano conto a nessuno e … mi ha chiesto anche un’arma e gliel’ho data, gliel’ho fatta avere … un kalashnikov, ha promesso mari e monti nei miei confronti dicendo che … che tutti i soldi delle estorsioni che facevano a Reggio Calabria glieli dovevano dare … ma erano supposizioni tutte supposizioni sue”.
Insomma Condello vuole fargli il lavaggio del cervello, usarlo come un burattino ma lui, Lo Giudice – scaltro come una faina e furbo come un furetto – si consulta con i fratelli Domenico, Giovanni e Bruno Stilo e gli risponde picche. Del resto un boss senza cosca e senza territorio può permettersi il lusso di dire no a Condello! Oh no?
Poi Condello viene arrestato e la cosa sembrerebbe chiusa.
Dopo l’arresto, per una vicenda non ancora conclusa di soldi e affari, da Nino Lo Giudice bussa il nipote di Pasquale Condello, Domenico Condello, detto il “mastino” ma le cose si appianano.
Pignatone – che non è certo nato ieri – a un certo punto sbotta. “Come mai di una cosa così delicata, impegnativa, lei … che coinvolge un super latitante come Condello e tutto quello che ne segue ne parla con due affiliati, uno è suo cognato l’altro è uno estraneo dal punto di vista di sangue, e con i suoi due fratelli che saranno i due più grandi immagino”, chiede infatti a Nino.
Lo Giudice si arrampica sugli specchi e poi a un certo punto si ricorda che Pasquale Condello lo aveva fatto incontrare con Pasquale Tegano, all’epoca latitante (pure lui). Ovviamente, anche in questo caso, si incontrano a due passi da casa.
Parlano amorevolmente di estorsioni e omicidi e poi a un certo punto, prima di accomiatarsi, Pasquale Tegano dice: “vedete che io mi sono incontrato solo con voi e con nessun altro”. Come a dire: se mi succede qualcosa, se mi arrestano, la colpa è tua caro Nino Lo Giudice.
A prestissimo con altre rivelazioni.
2 – to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata il 16 maggio)
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica alle 0.15 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo.