Meomartini (Assolombarda): facciamo come i greci e sulla legalità valorizziamo il ruolo sociale dell’impresa

Non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte ad una platea così attenta ieri sera, 11 aprile, nel convegno “Legalità e cultura d’impresa, risorse per il territorio”, organizzato a Corsico (Milano) dalla zona ovest di Assolombarda.

Poco prima dell’incontro – nel quale ero relatore con il professor Ernesto Ugo Savona dell’Università cattolica di Milano– una voce amica mi aveva raggiunto per suggerirmi: “mi raccomando, niente allarmismo sul fenomeno, gli imprenditori sono già spaventati”.

Sapete che sono refrattario agli “inviti” e così ho risposto: “Nessun allarmismo, più grave di così…sarò didascalico nella reppresentazione della pura realtà”.

A fine incontro sono stati molti gli imprenditori che mi hanno avvicinato per chiedermi dettagli su dettagli e la mia disponibilità a nuovi incontri.

Proprio la conoscenza, dunque, attraverso la parola scritta e orale, è ciò che più di ogni altra cosa può prevenire la criminalità. Questo le mafie lo sanno e lo temono. Per questo invocano omertà. Per questo sono stato contento di aver portato la mia testimonianza davanti a una platea di imprenditori e amministratori locali del milanese, così incredibilmente attenta.

La sintesi della giornata, al di là delle rappresentazioni plastiche del professor Savona e di chi scrive, è stata quella del presidente di Assolombarda Alberto Meomartini.

Lo spunto, paradossalmente, è stata la crisi economica. “Se il nostro territorio, se il nostro Paese hanno tenuto – ha affermato – è perché si è consolidato il rapporto tra le istituzioni, imprese e sindacati. La responsabilità sociale d’impresa si declina con la capacità di creare valore. Alle imprese, nella crisi, viene riconosciuto un valore e un ruolo sociale. Questo è ciò che caratterizza anche il ruolo dell’associazionismo d’impresa, come catalizzatore di impegni sociali e imprenditoriali. Parlare di legalità è parte di questo dna”.

Non sono mancate le specifiche puntuali sui sistemi pratici per accompagnare le imprese in questo cammino, come a esempio l’avvenuta creazione del fondo antiusura o la lotta alla contraffazione, che passa anche attraverso un lavoro comune con la Guardia di finanza (presente al convegno anche con il vicecomandante della tenenza di Corsico, Rossella D’Andreano).

Soprattutto dopo l’intervento di Maria Ferrucci, sindaca (come si legge sul biglietto da visita) di Corsico, che ha richiamato la trasparenza della sua ammnistrazione e il codice etico in dirittura d’arrivo, l’appello conclusivo di Meomartini è giunto naturale. “Stiamo lavorando tutti insieme – ha detto – per difendere la civiltà del lavoro. I greci andavano in guerra tenendosi per mano. Dobbiamo fare la stessa cosa. Non c’è nulla che sia solo responsabilità altrui. Su questo si fonda il futuro delle imprese”.

r.galullo@ilsole24ore.com

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  • Antonino De Masi |

    Egregio Dr Galullo
    Mi sono trovato qualche volta , nel corso di conferenze, a dibattere anche io sul ruolo e funzione dell’impresa. Lo scorso anno sono stato invitato dalla prestigiosa fondazione Ambrosianeum a Milano ad una conferenza, in cui vi era anche il presidente di Assolombarda.
    Il mio intervento, che logicamente affrontava gli aspetti della criminalità e dell’impresa si è concentrato su:
    a) vi racconto la mia esperienza, non per parlare male della mia terra, ma per aiutarvi a capire, perchè consocere significa sapere e sapendo si può prevenire; quindi stare lontani. Parliamo di Mafia e criminalità.
    b) il ruolo dell’impresa nel contesto di un territorio e di un sistema economico. Ho fatto presente che vanno ridiscussi , secondo me, gli elementi su cui si “delimita” l’impresa. Perchè l’impresa non può essere una “macchina” che produce soldi, profitti, aldilà di tutti e tutto. Per cui l’impresa deve riprendersi, secondo me, un ruolo centrale di sviluppatore di “economia” e di sociale.
    Ci hanno insegnato nelle prime fasi della crescita economcia dei paesi industrializzati, che intorno alle fabbriche, al lavoro, nascevano le famose” city town” citta azienda. Intorno agli insidiamenti industriali si sviluppavno modelli urbanistici e sociali, spesso finanziati con i soldi delle imprese, in cui vi erano scuole e modelli di sviluppo; l’impresa quindi oltra al lavoro creava sviluppo sociale e cultura. Certo erano altri tempi.
    Oggi le imprese hanno lasciato gli aspetti “secondari” concentrandosi solo sul “core business” del massimo profitto aldila di tutto.
    Questa logica sfrenata dei soldi prima di tutto, ha portato all’allentamento dei freni inibitori della “legalità” o dell’etica.
    Per essere concreti al sud ci sono dei criminali(che sono i cattivi) che vanno ad imporre il pizzo agli imprenditori vittime ( che sono i buoni) . Le vittime se non pagano rischiano di essere ammazzati o altro. Poi in questa partita vi sono le “Istituzioni , polizia e magistratura ” che cercano di arrrestare i cattivi. Ruoli teoricamenti chiari. Al nord vi sono della grandi imprese che devono eseguire dei lavori pubblici al sud. Questi imprenditori prima di iniziare i lavori vanno dai mafiosi per accordarsi sul pizzo.(Certamente il tutto preventivato in fasi di studio economico del lavoro , previsto e budgettizzato) Il pragmatismo moderno ed il raggiungimento dell’unico scopo, prefissato da questo modello di impresa, è quello degli utili dei massimi utili, quindi per evitare fastidi scocciature etc, si tratta e si addiviene ad un accordo in fase preventiva.
    In questa storia vi è un buono ed un cattivo? vi è una vittima ed un carnefice?
    Quindi il modello di impresa pragmatico del nord, “sghei” utili a tutti i costi che ha portato a questi risultati come si inserisce in un contesto di lecità e di etica? Questo è il modello di sviluppo dell’impresa?.
    Ancora per evitare di nasconderci dietro il dito e rinviare i problemi, quello che sta succendendo oggi , non sta cadendo dal cielo, ma è figlio di questi modelli di sviluppo e figlio di questa cultura è figlio di un sistema che mette al centro i soldi e poi molto poi i valori e principi.
    Tutto ciò come si concilia con etica legalità sviluppo etc?
    Le parole devono tradursi in fatti, hanno i miei colleghi del nord attributi e capacità per mettere in discussione il loro “Dio” denaro per riacquistare la dignità di vivere secondo regole valori e principi?
    Secondo me le parole si devono tradurre in fatti; anche quelli di isolare delle regioni come la Calabria con le sue degenerazioni criminali, ma siamo sicuri che questi fatti risolvono il problema?
    secondo me no.
    Comunque scusato il disordinato sfogo .
    Saluti
    Antonino De Masi

  • Roberto Rabacchi |

    Bravo a non cogliere l’invito “moderato”, bravo a dire quello che si pensa, che è.
    Al nord ancora manca questo cipiglio, più si tarda nel essere oggettivi e più la società (tutta) ne subisce il condizionamento. Complimenti.

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