Esclusivo/1 La mafia russa droga ogni anno i mercati finanziari internazionali con 50 miliardi di dollari

Trascurata ma non trascurabile. Non trovo altro modo per definire la mafia russa o “organizatsya o mafiya”, insomma quella serie di gruppi criminali di diversa origine, non necessariamente collegati tra di loro, che provengono dall’intero territorio dell’ex Unione Sovietica.

Ne scrivo perché ho appena finito di leggere la splendida relazione di Roberto Scarpinato, Procuratore generale presso la Corte di appello di Caltanissetta presentata a Bruxelles il 29 e il 30 marzo nell’ambito delle discussioni al Parlamento Europeo "Verso una strategia europea per combattere il crimine organizzato transnazionale".

Nella sua relazione  – sulla quale tornerò nei prossimi giorni per altri e alti contenuti – leggo infatti che “il capitalismo sovietico è un capitalismo mafioso in una misura che viene quantificata tra il 60% e il 70%. Fonti dello stesso governo russo infatti sostengono che circa il 40% delle imprese private, il 60% di quelle statali, nonché l’85% delle banche russe e il 70% delle attività commerciali sono soggette ad infiltrazioni o  comunque sono sotto l’influenza delle organizzazioni criminali e che quasi la totalità delle imprese commerciali nelle maggiori città è gestita direttamente o indirettamente da gruppi criminali”.
E con le ultime elezioni la situazione si è aggravata. “Molti mafiosi  - continua Scarpinato sono diventati assistenti parlamentari dietro  il pagamento di una somma di denaro. E adesso in Russia, i 450 deputati della Duma si servono di quindici mila assistenti parlamentari, alcuni dei quali sono stati uccisi in relazione a contrasti tra gruppi criminali locali”.
La mafia russa siede ormai nel cuore della finanza internazionale ed è divenuta una delle componenti strutturali del capitalismo globale, del nuovo potere privato in grado di condizionare l’ordine geoeconomico e geopolitico internazionale.
Io – così schietto e diretto – non avevo letto niente di recente sulla mafia russa ma la curiosità mi ha spinto a leggere quanto ha scritto il sostituto procuratore nazionale antimafia Diana de Martino nella relazione consegnata a fine 2010 al capo della Procura nazionale Piero Grasso.

E la lettura offre spunti ugualmente interessanti, che cavalcano ancora l’onda economico-finanziaria. Scrive de Martino: “La presenza della criminalità russa nel circuito transnazionale è accompagnata dalla creazione di numerose società, aventi ad oggetto le più svariate attività commerciali e imprenditoriali. Un’ingente quantità di denaro liquido di sospetta provenienza viene immesso sui mercati finanziari internazionali attraverso attività di società presenti in diversi Stati, organizzate secondo il modello delle c.d. scatole cinesi dedite al riciclaggio di capitali attraverso le favorevoli normative fiscali e finanziarie vigenti nei paesi off-shore.

Secondo fonti investigative americane la criminalità russa immette annualmente nei mercati finanziari internazionali capitali per un valore tra i 25 e i 50 miliardi di dollari Usa. Ingenti somme troverebbero rifugio prevalentemente nei paradisi fiscali ma anche nell’Europa occidentale e in particolare in Israele”.

Ora, per chi non avesse troppa familiarità con i dollari, la mafia russa immette ogni anno tra 17, 5 e i 35,1 miliardi di euro, che rappresentano tra i 35mila e i 70mila miliardi delle care vecchie lire…

E in Italia che cosa accade?

State tranquilli: è l’oggetto della prossima puntata. Seguite il blog e ne saprete di più.

1 – to be continued

r.galullo@ilsole24ore.com

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  • Roberto |

    Sostituedndo gli aggettivi russo, russa con italiano, italiana, l’articolo potrebbe essere immediatamente riconvertito per descrivere la situazione italiana.
    Sembra che il modus operandi delle mafie nostrane sia stato esportato con eccellenti risultati.
    Non sò se la mafia russa riesca a far approvare alla Duma leggi ad personam come in Italia. Dovrebbero fare qualche corso di aggiornamento, in questo momento,in Italia, c’è il fior fiore dei “masteristi” in materia (anche con specializzazione in “logge massoniche”).

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