Dopo il contributo al dibattito sul futuro della Calabria dell’imprenditore Antonino De Masi, pubblico la lettera che mi ha spedito l’onorevole Angela Napoli, membro della Commissione parlamentare antimafia e compagna di viaggio di Gianfranco Fini nel partito Futuro e Libertà.
Non c’è bisogno di presentare chi – da decenni – si batte contro la “malapianta”, come la definirebbero gli amici Antonio Nicaso e Nicola Gratteri.
Vorrei fare, però, una rapida digressione. Quando scrissi l’articolo del 30 dicembre non avrei mai immaginato un’eco così vasta.
Certo non avevo messo nel conto che l’onorevole Doris Lo Moro mi scrivesse. Ed infatti la sua era una lettera privata: sono stato io a chiederle di renderla pubblica. A quel punto avevo immaginato – sbagliando – che a farsi vivi sarebbero stati gli esponenti politici del centro-destra che governano la Regione dopo il (facilissimo) ribaltone della scorsa primavera.
Mi aspettavo (ripeto: sbagliando) che si facessero vivi (alcuni mi hanno persino scritto per dirmi che volevano intervenire nel dibattito ma poi sono probabilmente spariti per ordine di scuderia!) per dire sostanzialmente quanto segue: “siamo da poco al governo della Regione però, guagliò, da quando ci siamo noi le cose si stanno mettendo da così a così. E non avete ancora visto nulla! Lasciate pure che quelli del centrosinistra parlino. Noi siamo del governo del fare. Anzi, qui in Calabria, dello strafare”.
Invece silenzio di tomba, mentre avevo facilmente previsto i contributi dal centrosinistra e i commenti di lettori che magari in quell’area si riconoscono (alcuni non li ho pubblicati per povertà, altri perché furbescamente politici, altri ancora perché già pubblicati su atri siti).
Ma a ben vedere il motivo del dibattito senza il centro destra è ovvio: il centrosinistra pensa già alla campagna elettorale delle importantissime tornate amministrative in città quali Reggio Calabria e Cosenza e ha dunque l’interesse a tirare l’acqua al proprio mulino. Peccato che di acqua (cioè idee) ne abbia poca o nulla.
Il centrodestra fa, invece, leva su un ragionamento a “due punte”.
Da una parte è convinto di vincere a mani bassi anche le amministrative (cosa di cui sono personalmente convinto a meno che il centrosinistra non tiri fuori dieci, cento, mille assi dalla manica, che a parte Luigi De Sena non ha) ed è dunque inutile intervenire sul un dibattito che parla del futuro della Calabria: il futuro sono loro, è il centrodestra! Che senso ha partecipare? Hanno già vinto.
Dall’altra, però, sono convinto che i politici del centrodestra (che pure hanno seguito il dibattito su questo blog, altro che se l’hanno seguito!) non sanno proprio cosa dire: a parte gli slogan che cosa potrebbero apportare come contenuti? Ve lo dico io: zero.
Rinnovo l’invito ai politici del centrodestra: scrivete la vostra sulla “Calabria senza calabresi”, che era la provocazione (motivata) da cui sono partito con il servizio del 30 dicembre.
Nel centrodestra (per quanto all’opposizione nazionale), Angela Napoli ha raccolto la sfida. Nella sua lettera mi hanno colpito la voglia di resistere e, al tempo stesso, la denuncia. “Non esiste settore in Calabria che non viva condizioni emergenziali”, scrive Napoli che, per non farsi mancare niente, cita un settore che in questi anni ha divorato miliardi in Calabria ma di cui si parla poco, troppo poco: i rifiuti.
“La politica si avvale della parola legalità senza, però, riuscire ad indossarne la veste”, scrive ancora Napoli che non si nasconde dietro un dito e cita lo scandalo di un consiglio regionale che, di riffa o di raffa, è gestito sempre dai soliti e ben noti volti.
Per questo conclude che è tempo che la Calabria si ribelli ai “dittatori di turno”.
E io – visto che non c’è via più completa ed esauriente – concludo nello stesso modo, augurando alla Calabria una nuova stagione. Fregandomene tre quarti di sinistra, centro e destra che, per quel che mi riguarda, sono parole vuote e tradite dall’attuale politica.
r.galullo@ilsole24ore.com
IL TESTO DELLA LETTERA
Non posso nascondere di aver soppesato e meditato a lungo il post del bravissimo Roberto Galullo, non senza pensare a tutti quei cittadini calabresi che negli anni, e più che mai oggi, hanno fatto dono della loro stima, circondandomi anche con il calore e l’incoraggiamento necessari per proseguire le numerose battaglie per la legalità e aiutandomi così a superare quell’isolamento nel quale le persone della mia precedente coalizione politica tentavano di gettarmi.
Ed ho, quindi, deciso di cogliere l’opportunità, convinta che sia giunta per i calabresi l’ora del coraggio e della determinazione nelle scelte e che, pertanto, non può essere non meditata l’analisi propostaci, definita “un pugno nello stomaco” dal coraggioso imprenditore Antonino De Masi. Ed è proprio nel momento in cui si riceve un dolore, però, che si sente la necessità di ricorrere all’assunzione del medicinale idoneo.
E’ da anni che invito la Calabria al “risveglio”, appellandomi alla sua sete di verità e di giustizia. E’ da anni che denunzio collusioni, malaffare e corruzione che regnano in questa parte del territorio Italiano. E’ da anni che, pur rilevandomi facile Cassandra, denunzio i mali causati dalla insana politica e dalla imprenditoria e che hanno finito col fungere da linfa vitale per la ‘ndrangheta.
E’ registrabile in maniera netta, nonostante gli annunci faziosi di coloro che ci governano, la sofferenza economica e il disagio sociale di questa regione, diventata ormai la zavorra dello stesso Mezzogiorno.
Da ben 14 anni la Calabria è sottoposta al commissariamento per l’emergenza ambientale e non è dato sapere dove e come siano stati smaltiti gli ingenti finanziamenti giunti, se e vero come è vero che non ci sono discariche sufficienti per lo smaltimento dei rifiuti, i depuratori risultano mal funzionanti o non adeguati e sta per essere varato il raddoppio dell’unico termovalorizzatore, quello di Gioia Tauro, esistente in una regione di tale vastità.
Sono state sciolte per infiltrazione mafiosa ben quattro Aziende sanitarie, tra le quali due provinciali (Reggio Calabria e Vibo Valentia), ed è commissariato l’intero settore della sanità regionale a causa di un disavanzo del quale, allo stato, non è dato conoscere l’esatto ammontare.
Non esiste settore in Calabria che non viva condizioni emergenziali. Ritengo che sia un grave errore addossare la responsabilità di tali condizioni unicamente alla presenza della criminalità organizzata; molte volte è un alibi utile alla classe politica per continuare indis
turbata a gestire i propri affari.
La politica si avvale della parola “legalità” senza, però, riuscire ad indossarne la veste.
Nell’ultima competizione elettorale, dopo un quinquennio che aveva visto il richiamo costante del Consiglio regionale calabrese come il più inquisito ed il più remunerato d’Italia, si è fatto appello al rinnovamento, al cambio generazionale, al rispetto della meritocrazia e della legalità. Ed invece la Calabria ha scelto un’Amministrazione gestita dai soliti e ben noti volti, con personaggi eletti all’interno del nuovo Consiglio regionale che pur di non far scomodare il boss mafioso di turno, vi si recano personalmente per ossequiarlo e assecondarlo nei desiderata, ottenendo in cambio i consensi elettorali.
Ci siamo appena lasciati alle spalle un anno infernale vissuto dall’intera città di Reggio Calabria, la cui passata gestione è stata sbandierata come esemplare, tranne poi assistere al suicidio di uno dei manici gestionali dell’intera amministrazione.
Ed ancora oggi non si è riusciti a far emergere le verità sulle bombe indirizzate alla Magistratura reggina, sulle microspie al giudice Gratteri, su cosa si nasconde dietro la morte della Fallara, sul commissariamento della Confindustria reggina, sul ruolo della massoneria deviata e su quello dei Servizi in tutte le vicende che hanno coinvolto la città.
Certo appare offensivo pensare ad una “Calabria senza calabresi”, almeno per coloro che fino ad oggi pur volendo reagire ne sono stati impediti, ma chiedo come riuscire diversamente a dare dignità ad una regione così martoriata?
La mia risposta: servono una rivoluzione culturale ed il coraggio di riuscire a riacquistare l’orgoglio di sentirsi calabresi. Occorre scrollarsi di dosso l’apatia che ha consentito ai cittadini di diventare parte integrante di questo sistema corrotto e malato. Occorre saper stanare e ribellarsi ai dittatori di turno. Occorre non continuare a delegare a Forze di Polizia e Magistratura. Occorre reclamare i propri diritti nel rispetto della legalità, ma anche essere esemplari nel compimento dei propri doveri.
Occorre saper amare la nostra Calabria!
On. Angela Napoli
Coordinatrice regionale del Fli