Cable Wikileaks dal futuro: il console Usa fugge dai Governatori a cavallo dello Stretto e chiede di essere salvato

Con sintesi degna del miglior giornalismo il sito www.lettera43.it (ed è per questo che cito per prima, tra le tante che hanno riportato la notizia, proprio questa fonte) informa che la nuova rivelazione del sito di Julian Assange riguarda l'Italia e la mancanza di attenzione nel contrasto alla mafia da parte dei politici.

«Come ci ha ricordato Roberto Saviano, il tema (della lotta alla criminalità organizzata, ndr) è stato virtualmente assente dalla campagna elettorale di marzo-aprile 2008», è il messaggio scritto in un dispaccio dal console generale Usa a Napoli, J. Patrick Truhn, nel giugno 2008 e pubblicato da Wikileaks.

Nella nota il diplomatico suggerisce a Washington di «lavorare per fare presente al nuovo governo che la lotta al crimine organizzato è una seria priorità del governo Usa, e che i drammatici costi economici della criminalità sono un argomento convincente per una azione immediata».

Verrebbe spontaneo dire che il console generale Usa a Napoli ha scoperto l’acqua calda. E infatti l’ha scoperta. Il condizionale, che lui usa nel dispaccio, è superfluo.

Ricordo – perfettamente – che nel 2008 sul Sole-24 Ore scrissi due articoli distinti, andando a spulciare parola per parola come e con quale impegno la lotta alle mafie rientrasse nei programmi elettorali scritti dalle compagini politiche che si proponevano di governare l’Italia per i futuri 5 anni.

Ricordo con puntuale memoria che la (pressoché) totale indifferenza al tema nell’agenda politica di ambo gli schieramenti, raccolse il silenzio del centrodestra e una piccata lettera al giornale dell’allora vice-ministro all’Interno, il calabrese di centrosinistra Marco Minniti. Bene. Non mancò la controreplica del giornale che difese il dato (oggettivo e incontrovertibile). A parole tutti lottano contro la mafia ma…verba volant scripta manent.

Per quanto riguarda questo Governo (sorto ovviamente dopo la nota del diplomatico statunitense) non credo che ci sia molto da dire: “chiacchiere” negative (i disegni di legge sulle intercettazioni telefoniche, il disastroso stato dei mezzi e degli strumenti a disposizione delle Forze dell’Ordine, i nefasti progetti di riforma del codice penale e del codice di procedura penale, l’assenza di un profondo piano di educazione scolastica alla legalità, nessun ostacolo al dilagare della corruzione, poco a livello internazionale dove pure l’Italia dovrebbe tirare la carretta visto che esportiamo mafia oltre a importarla e ad amalgamarla con quella nostrana e via di questo passo) e “distintivo” (l’ottima repressione per lo più dovuta all’opera incessante di magistratura e Forze dell’Ordine). E badate bene che se al Governo ci fosse stato il centrosinistra non sarebbe cambiato assolutamente nulla.

Nel frattempo – cupole sì o cupole no – le mafie prosperano (51 miliardi il solo fatturato annuo della ‘ndrangheta, oltre 200 miliardi quello delle compagine criminali), ricambiano gli uomini, entrano nei partiti e li influenzano, si rafforzano al Nord e oltreconfine e fanno marameo alle Istituzioni che credono, con una conferenza stampa un giorno sì e l’altro pure, di averle ingabbiate o messe all’angolo.

Truhn – continua la sintesi del sito www.lettera43.it – spiega al suo Governo anche la questione del ponte sullo Stretto, che «servirà a poco senza massicci investimenti in strade e infrastrutture in Sicilia e Calabria», e «semmai verrà costruito», il principale beneficiario del ponte sullo Stretto «potrebbe essere» la mafia, di entrambe le sponde.

Altra scoperta dell’acqua calda ed altro inutile uso del condizionale: il Ponte sullo Stretto sarà principalmente il ponte “delle” e “tra” le mafie. Ed infatti le cosche calabresi e quelle siciliane non aspettano altro che la posa della prima pietra per sigillare un patto che hanno già stipulato e che potrà risentire di modifiche solo nel caso in cui gli equilibri interni a Cosa Nostra o alla ‘ndrangheta dovessero subire scossoni (interni o dettati dalla repressione dello Stato in grado di cancellare i malvagi attori ma non il fenomeno mafioso).

IL RUOLO DEI GOVERNATORI

Oltre questi dati – strutturali – vorrei darvi la sintesi di un altro dispiaccio del console generale statunitense del 2 dicembre 2008.

Per Truhn anche il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, «ha poco tempo per i funzionari stranieri» e da Governatore ha rifiutato di «ricevere sia l'ambasciatore Ronald Spogli che il personale diplomatico di Palermo». Anche l’ex presidente della Regione Calabria Agazio Loiero si è fatto attendere e, quando ha concesso l'incontro, alla fine si è «lamentato della cattiva immagine della regione e ha evidenziato che la criminalità organizzata, i mercati relativamente inaccessibili e le povere infrastrutture si fondono per scoraggiare gli investimenti nella regione».

Lombardo ha risposto ieri piccato e ha detto che ora non è più così e che i rapporti tra Sicilia e Usa sono al settimo cielo.

Loiero, ci informa questa volta un lancio Ansa,  non ''e' stato in grado di fornire alcuna soluzione'' alternativa ''piuttosto che un'idea per rendere i prestiti a basso tasso di interesse disponibili, grazie ai fondi strutturali dell'Ue, per le piccole e medie imprese. Quando gli è stato chiesto come immaginava utilizzare i circa 14 milioni di euro che l'Ue aveva stanziato per la Calabria, Loiero ha dato una vaga risposta, cambiando argomento".

E, quando il console generale gli ha chiesto se la Sicilia, ''dove i cittadini e le associazioni industriali si sono uniti all'applicazione della legge opponendosi attivamente alla criminalità organizzata, potrebbe servire da modello'', Loiero ha risposto cosi': ''Siamo noi la vera isola''.

 ALT: E I NUOVI?

Che Loiero Agazio piangesse da mane a dì della cattiva immagine della regione che governava, è fatto arcinoto tra gli addetti ai lavori. Non credo che esista giornalista (incluso me) che non abbia sentito (ma non subito) questa tiritera da Loiero Agazio. Come se la cattiva immagine della Calabria fosse colpa dei giornalisti e non risiedesse invece nei fatti negativi che i giornalisti – giocoforza – erano (e sono) costretti a raccontare. “Ma i fatti positivi, perché quelli non li raccontate mai?” era la sua replica scontata alla quale seguiva l’imbarazzatissimo silenzio del giornalista di turno che non sapeva come spiegargli che i (pochi) fatti positivi che venivano (e vengono) dalla Calabria erano raccontat
i ma si perdevano, purtroppo, nel mare magno della povertà amministrativa, politica e sociale di quella regione.

Su Lombardo (che nuovo non è essendo ancora in sella, più o meno saldamente, della Regione autonoma siciliana) non credo che ci sia molto da aggiungere: le sue peripezie giudiziarie sono sotto gli occhi di tutti. Idem le sue disavventure amministrative e politiche agevolate dalla sponda del centrosinistra. Può bastare questo – senza esprimere alcun tipo di giudizio processuale che non mi appartiene – per capire quanto e come l’impegno nella lotta alla mafia non possa essere in cima all’agenda del Governatore siciliano chiamato a governare nei prossimi anni (forse).

 IL GOVERNATORE SCOPELLITI

Non c’è più Loiero in Calabria ma c’è Giuseppe Scopelliti e per parlarne vorrei dare spazio ad una considerazioni del console: "Se la Calabria non fosse parte dell'Italia, sarebbe uno Stato fallito. La 'ndrangheta controlla infatti vaste porzioni del suo territorio e della sua economia.

Ora – non sapendo io né leggere, né scrivere, figuriamoci pensare – ho fatto tre cose neutre (ne avrei potuto fare di più ma la sintesi è d’obbligo) per cercare di capire se all’orizzonte si può intravedere un cambio di rotta che tra qualche anno possa cambiare il destino di un nuovo e futuribile cable di Wwikileaks che va a sparigliare le carte dei diplomatici:

1) ho preso dal sito http://www.consiglioregionale.calabria.it/ppa9/10.pdf il Programma di Governo 2010-201 5 del presidente della Giunta della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, depositato nella segreteria del Consiglio regionale il 18 maggio 2010 e protocollato con il numero 1287 (in tutto 38 pagine);

2) ho letto il discorso di presentazione del suddetto programma al consiglio regionale lo stesso giorno;

3) ho aperto la pagina di facebook del Governatore

 IL PROGRAMMA DI GOVERNO

Le prime frasi sono come i figli: piezz ‘e core.

Si legge infatti: “La Calabria è il luogo dell'anima e dell'origine, della tradizione, della cultura. Finora abbiamo immaginato la Calabria come un territorio del nord (del nord!?! Ndr) in via di sviluppo. E' tempo di dare alla Calabria un progetto intelligente, ancorato alle radici meridionali del territorio e della popolazione, e di renderlo facilmente attuabile e concreto e non un libro dei sogni irrealizzabile.

Le potenzialità non mancano, ci sono segnali di speranza, esperienze di successo e modelli di riferimento incoraggianti.

L'habitat è favorevole e ci sono risorse di grande pregio di cui occorre tener conto, sinora trascurate. Si tratta ora di fare comunità e creare un progetto di sviluppo al passo con i tempi”.

Lasciato il cinguettio degli uccellini morti, lo zigzagare dei pesci moribondi, la trasparenza dei mari tossici, la tossicità dei torrenti cosentini, la sporcizia di preSila, Sila e Aspromonte e la cementificazione delle coste  – credo che sia questo l’”habitat favorevole” al quale Scopelliti si riferisce – il nostro si immerge nella “vasta situazione di crisi” e ne rivela all’umanità le cause:

1) popolazione sempre più individualmente consapevole dei problemi specifici della Calabria e insofferente alla politica;

2) riemergere dell'emigrazione qualificata a favore del Nord;

3) scarsa partecipazione dei cittadini alla soluzione dei problemi e sfiducia diffusa nelle principali categorie (imprenditori, liberi professionisti, pubblici dipendenti, studenti, ecc.);

4) macchina amministrativa regionale percepita come fonte di sprechi e di inefficienze;

5) carenza di risorse finanziarie regionali e nuove sfide indotte dal federalismo fiscale;

6) stato di sostanziale dissesto della sanità regionale;

7) immagine presso la comunità nazionale e i mass-media compromessa;

8) mancanza di un progetto condiviso di sviluppo della Calabria.

Come tutti sanno dunque – e questo documento in 38 pagine non cita mai la parola mafia – la ‘ndrangheta non è e non può essere all’origine e nemmeno tra le cause della grave crisi della Calabria. Il problema di Reggio e della Calabria, come gli studiosi da anni sanno, è infatti il ciaffico. Come a Palermo del resto!

 IL DISCORSO DI INSEDIAMENTO

L’indomani – chi più, chi meno – i giornali locali riportarono il discorso fatto da Scopelliti in consiglio regionale e le cronache riportano le parole pronunciate…. che non furono mai scritte: “Per favorire questa comunione di intenti – dichiara a un certo punto Scopelliti nel presentare all’assemblea il documento programmatico – è, però, necessario operare anche sul fronte della lotta alla 'ndrangheta che costituisce un vincolo alla libera espressione dell’imprenditorialità. Dobbiamo combatterla in tutte le sue forme ed in tutte le sue molteplici connotazioni, disboscando quella borghesia mafiosa, che si annida e prolifera, grazie a connivenze e comportamenti omertosi. La lotta alla 'ndrangheta, deve essere percepita da tutti noi come un dovere civico da esercitare in tutte le forme consentite dalla legge, per proteggere la nostra società dall’aggressione della criminalità, che limita la nostra libertà di cittadini. Sosterremo concretamente e secondo un percorso concertato con le istituzioni democratiche, tutti coloro che si ribelleranno alle estorsioni, al pizzo ed alle minacce e ne denunzieranno i loro aguzzini. La giustizia ed il rispetto della legalità, costituiscono per la Regione obiettivi da perseguire e da assicurare quotidianamente, nello svolgere della sua azione politico-amministrativa. Saremo intransigenti con chi sbaglia e proporremo con il concorso e l’apporto di tutte le forze politiche rappresentate in questo Consiglio Regionale, una normativa che regolamenti in maniera più stringente il conferimento degli incarichi negli enti. Per attuare il programma sarà necessario uno stretto raccordo con il Governo centrale, di collaborazione e di leale sostegno, al quale ci rivolgeremo per proporre una serie di iniziative, che noi riteniamo essere di valenza strategica per lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno».

Per fortuna a parole, dunque, Scopelliti racconta ciò di cui su carta – cioè sul patto vincolante con la collettività amministrata – non c’è traccia. Il consiglio regionale ha dato subito retta e seguito all’alto discorso e infatti il consigliere regionale Santi Zappalà, supporter di Scopelliti, è stato arrestato e altri consiglieri sono chiacchieratissimi, tanto a destra quanto al centro e a sinistra. Intanto il Governo Scopelliti se lo tiene stretto come un bambino il ciuccio, visto che ha mollato suo padre putativo Gianfranco Fini per abbracciare mamma Silvio Berlusconi.

E se avesse rivinto Loiero sarebbero cambiate le sorti del programma della Calabria? Non ha vinto e un motivo ci sarà!

 IL PROFILO FACEBOOK

La terza cosa che ho fatto è stato digitare su Google la parola Scopelliti e ho trovato che c’è una pagina facebook (non so se sia la sua ufficiale, se sia da qualcuno curata o se sia opera di fan; io di queste cose non mi intendo pur avendo registrato un mio profilo per errore e che dunque non aggiorno fin dalla sua creazione).

Questo profilo conta (alle ore 10.41 di oggi, 14 gennaio) 13.551 persone a cui Scopelliti piace (ma il gradimento, tra i Governatori, per lui, secondo un recente sondaggio è altissimo, visto che nella classifica è al terzo posto, con il 55% dei consensi, dopo i Governatori veneto, Luca Zaia e toscano, Enrico Rossi).

Spigolo tra le pagine e scopro che ce ne sono tre preferite: “Comitato per il Ponte”, “Ponte sullo Stretto” e “Tapis rouolant di Reggio Calabria”.

Poi spigolo ancora e trovo il suo videomessaggio di fine anno ai calabresi, messo in linea alle 7.23. Lo apro con impazienza, lo ascolto tutto (11’47’’) e ascolto tante belle parole (sono sicuro che chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso).

A quel punto ho preso la mia sfera di cristallo – me l’ha appena portata Babbo Natale – e vi ho letto attraverso.

Ho trovato un messaggio datato marzo 2015: quando la canottiera secessionista della Lega Nord sarà sempre più fetida e puzzolente, allo scadere della legislatura Scopelliti, due anni dopo la fine dei fondi comunitari a cascata verso il Sud e con i nuovi governi nazionale e siciliano in carica (credo sempre e rigorosamente di centrodestra), il console generale Usa a Napoli spedirà un nuovo cable a Washington.

Questo il testo del dispaccio che ho avuto l’onore e l’onere di leggere dal futuro, imbastardito da alcuni anni di residenza a Napoli del console Usa: “Dear mr.President che me ne fotte del Bridge on tre Strict e dei governors siciliani e calabresi e di tutta sta Sud and italian shit situation. Ma quale cultural revolution!

Le mafie se lo sò mangiato il Bridge on the Strict e se stanno a pappà l’Italy peggio delle formiche divoratrici of the Missouri. What can I do? Che cazz aggia fa, mr President, torno at home da solo come nu surdato ‘nnammurato o mi mandate i marines?

Sincerly yours

 

P.s.  I love anche the Salvation Army, l’Esercito della Salvezza…but tenga fede al nome, please.

r.galullo@ilsole24ore.com

 

p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 00.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.

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  • meligrana |

    ” L’ 8 settembre del 1860 Garibaldi emanava un decreto che vietava “la cumulazione” degli impeghi e degli stipendi. “Coloro i quali occupano più impeghi dovranno entro cinque giorni dichiarare quali di essi desiderino conservare” ammoniva il Generale. In tempi di celebrazioni unitarie, a rimettere le cose a posto ci pensano, centocinquant’ anni dopo, i consiglieri regionali calabresi, con l’approvazione – notte tempo in un blitzkriege politico degno di miglior fama – di una norma che in sol colpo rimuove l’ incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e quelle di presidente e assessore provinciale, di sindaco e assessore comunale, stabilita dalla legislazione nazionale. Infatti, con legge regionale n. 34 del 2010 (collegata alla manovra di finanza regionale per l’anno 2011), è stato appena approvato l’art. 46, che, anche in deroga alla normativa in materia di ineleggibilità e incompatibilità ed al Testo unico sugli enti locali, ha confezionato una nuova “porcata”, un “win for life” su misura per il politico calabrese. Via libera, insomma, alla possibilità di assumere, contemporaneamente, doppi (tripli) incarichi, annullando il precendente “divieto di cumulo”, ostativo e restrittivo delle mai sopite aspirazioni di carriera e cariche a vita. I consiglieri regionali, evidentemente “sfaccendati”, potranno così occupare il tempo, riempiendo al meglio i buchi tra una riunione e l’altra. D’ora in poi si potranno svolgere, senza inutili pastoie e frantumazioni di potere, anche ruoli e funzioni plurime, magari al vertice di città capoluogo come Catanzaro, o di altri importanti città quali Cosenza o Reggio Calabria, mantenendo inviariati indennità e privilegi. Certo, si opterà per un solo stipendio, con ogni probabilità quello più cospicuo di Palazzo Campanella. Onde evitare spiacevoli asimmetrie si potrà contare su un maggior numero di portaborse. Peccato che la Costituzione chiarisce che la disciplina dei casi di ineleggibilità ed incompatibilità rientri nella competenza legislativa regionale “nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalla legge della Repubblica”. Come è oramai di prammatica sui temi “eticamente sensibili”, la maggioranza di centrodestra che guida la Regione Calabria ha lasciato libertà di coscienza, sostenuta, nel moto libertario, dai consiglieri Nicola Adamo e Giuseppe Bova, eletti nel centrosinistra con il “lodo” di Caposuvero, ora collocatisi nel gruppo misto e in rotta di collisione con gli ex compagni di partito, in vista di probabili candidature di Bova a sindaco di Reggio, di Luigi Fedele alla provincia dello Stretto e dello stesso Adamo a primo cittadino di Cosenza. Una poltrona ambitissima, quella di Cosenza, per la quale, abolito il divieto di cumulo, potrebbe anche correre l’attuale assessore regionale al bilancio Giacono Mancini Jr, nipote dell’ex segretario del Partito Socialista italiano, ora nelle truppe di Peppe Scopelliti. Spicca qualche astensione, tra le quali quella dello stesso Presidente Scopelliti, che, imbarazzato, si smarca “sono contro i doppi incarichi” e del Presidente del consiglio regionale, Francesco Talarico. L’opposizione di centro sinistra, un po’ freddina in Commissione, alle prese con guerre intestine, ha votato contro e reclama referendum abrogativi, ma non è escluso che la norma “salva politico” possa tornar utile a qualcuno anche da quelle parti. Insomma, in tempi di vacche magre e di incertezze, la classe politica regionale blinda se stessa, si attrezza con il “survinving without governing”, occupando, a destra, come a sinistra o al centro, partiti ed istituzioni, “semplicando” la vita agli elettori calabresi che non avranno più il cruccio di dover compulsare le lunghe liste dei candidati: saranno, ancora e sempre, gli stessi, li potranno trovare, immarcescibili, come sindaci, assessori, presidenti di provincia pure al consiglio regionale e, perchè no, nel Parlamento italiano ed europeo. Sarà più facile essere eletti, grazie a reticoli di potere, giochi di sponda e al fuoco di fila da sferrare in periodo elettorale. Il
    Consiglio regionale, insomma, ha pensato bene di delimitare il serraglio, alzando barriere di ingresso, prima che la crescente opinione pubblica, specie quella più giovane, possa rendersi conto che debolezza politica e istituzionale vanno di pari passo e che, ancora una volta, a farne le spese sono i cittadini calabresi, il loro diritto di voto e quello di avere una classe dirigente degna di rappresentare effettivamente gli interessi collettivi. Nicola Adamo si difende dall’accusa di essere il promotore del codicillo “salva politico”, sostenendo che “chi parla male della norma è interessato o in mala fede. Perchè non si spende una parola – sottolinea il consigliere cosentino – sul fatto che la legislazione vigente consente al parlamentare di fare contemporaneamente il sindaco o il presidente della Provincia, mentre al tempo stesso, dichiara ineleggibile al Parlamento nazionale chi ricopre la carica di sindaco o di presidente di provincia”. Come dire la monetacattiva scaccia quella buona, le “porcate” le fanno a Roma perchè non possiamo confezionarle anche in Calabria? Anche il federalismo, insomma, va declinato e interpretato e, prima che sia troppo tardi, anzichè ampliare la base di partecipazione politica, democratica ed istituzionale, è meglio tagliare i ponti. Nel 2009, il Consiglio regionale calabrese si era “distinto” nel sopprimere un importante organo di garanzia come la Consulta statutaria. Accanto agli aumenti di addizionale Irpef, Irap ed all’istutuzione dell’imposta sulla benzina per autotrazione (Irba), in un clima surreale, di rossiniana levità – connotato dalla sedia rimasta vuota del consigliere regionale Santi Zappalà, già sindaco di Bagnara e consigliere provinciale Pdl, arrestato, nel corso dell’operazione “Reale 3”, dopo essere stato filmato dai Carabinieri del Ros mentre andava a casa del boss Giuseppe Pelle – i consiglieri regionali Pdl insieme ad esponenti del gruppo misto in cerca d’autore, votano felici la norma “salva politico”. Già l’arresto di Zappalà, eletto sotto gli auspici del potente deputato Pdl Nino Foti e del sottosegretario alle Politiche agricole Antonio Buonfiglio, dimessosi dall’incarico lo scorso novembre, aveva creato scompiglio e imbarazzo a Palazzo Campanella, ma potrebbero arrivare nuovi guai, con la diffusione della lista di venti nomi, tra eletti e non eletti al Consiglio regionale, che avrebbero avuto “favori” dalla criminalità organizzata, come preannunciato dal deputato Pd Franco Laratta, componente la Commissione antimafia. Una rassegna di nomi eccellenti, gelosamente custodita dal presidente della Commissione parlamentare Beppe Pisanu, nella quale sarebbero elencati sette o otto consiglieri regionali eletti (assieme a candidati non eletti), aiutati nelle fatiche elettorali dalla ‘ndrangheta. Un fitto elenco dal contenuto dirompente che aprirebbe nuovi, clamorosi scenari nel panorama politico regionale e non solo”.
    Eduardo Meligrana

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