Guerra di ‘ndrangheta evitata: i Pelle di San Luca scendono a patti con la cosca Ficara. In nome degli affari

Carissimi lettori rieccomi a voi con la lettura in filigrana del decreto di fermo della Procura di Reggio Calabria nei confronti di Demetrio Domenico Praticò, emesso la scorsa settimana a seguito delle indagini sulla messa in scena del’auto piena di armi fatta trovare il 21 gennaio 2010 lungo il percorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita quel giorno nella città sullo Stretto.

La prima puntata è stata dedicata alla ‘ndrangheta che si fa “banca” (si veda in archivio il post precedente e la mia inchiesta sul Sole-24 Ore di oggi, martedi 5 ottobre). Questa puntata la dedico a un passaggio che reputo fondamentale: la conferma che la ‘ndrangheta di San Luca, nonostante le mazzate assestate dalla magistratura e nonostante le faide interne, continua a essere uno snodo vitale per tutti gli sporchi equilibri calabresi.

Ricorderete che in questo stesso blog (si veda in archivio gli articoli dedicati a Giovanni Zumbo che ricompare anche in questo provvedimento di fermo) vi ho raccontato della totale referenza che Zumbo stesso aveva nei confronti della famiglia Pelle e della ricerca spasmodica di contatti diretti con la famiglia di “gambazza”, riverita in quella terra come neppure la Madonna della Montagna (e mi scuso per l’accostamento tra sacro e profano anche se a scusarsi dovrebbero essere coloro i quali non seguono l’insegnamento di Papa Ratzinger che a Palermo, pochi giorni fa, ha parlato della mafia ancora una volta come male assoluto che nulla ha a che fare con la religione).

Ebbene, tra le carte di questo decreto, che le veline provenienti dai soliti noti hanno cercato di far leggere solo attraverso alcuni aspetti, c’è tutta la forza di questa cosca che fa paura anche a coloro i quali cercano di opporsi militarmente: che siano altre cosche o che sia lo Stato

 

UN DRAMMATICO INCIDENTE D’AUTO

 

Gli investigatori ricostruiscono molti rapporti in seno alla ‘ndrangheta reggina e aspromontana quasi causalmente, vivendo in diretta, grazie alle intercettazioni, le conseguenze dell’incidente avvenuto il 21 luglio 2008, a Bovalino, nel quale rimaneva coinvolto un autocarro condotto da Giuseppe Riganello, uno degli autisti di fiducia di Giovanni Ficara, che stava effettuando consegne per conto della Bartolini.

Le attività di intercettazione telefonica e ambientale alle quali Ficara era all’epoca sottoposto hanno consentito di monitorare “minuto per minuto” gli avvenimenti. Nel sinistro rimasero coinvolti, oltre all’autocarro di Ficara, formalmente intestato alla ditta Atp Trasporti (secondo la Procura riconducibile a Costantino Carmelo Billari), una Fiat Uno condotta da Bruno Pelle (nato a Locri il 5 febbraio 1987), soggetto che, come lo stesso Ficara scoprirà immediatamente dopo l’incidente, era imparentato con la famiglia Pelle di San Luca, e che nel sinistro aveva riportato gravissime ferite tanto da essere ricoverato in stato di coma all’ospedale di Locri.

Nei giorni successivi al sinistro vengono registrate una serie di conversazioni assai significative, nel corso delle quali Ficara, insieme ai propri accoliti, cerca di informarsi su quali fossero esattamente le condizioni del ferito e, soprattutto, su come i parenti dello stesso avessero preso la cosa.

 

LE CONTROMOSSE

 

Significative risultano le ‘precauzioni’ che Giovanni Ficara decide di adottare, nell’attesa che la situazione coi parenti di Bruno Pelle si chiarisca, allo scopo di prevenire possibili rappresaglie (che peraltro si sono puntualmente verificate).

Tra queste precauzioni, da un lato, la richiesta pressante rivolta da Giovanni Ficara ai proprio “referenti” all’interno della Bartolini di fare in modo che i propri camion non dovessero più coprire la zona jonica; dall’altro, il temporaneo esonero di Riganello dall’attività di autista e il suo impiego, come operaio improvvisato, nell’attività di installazione degli infissi presso il supermercato Carrefour di Pellaro, attività che Ficara stesso stava svolgendo per mezzo della ditta The Door.

 

PRONTI A RISPONDERE ALL’ATTACCO

 

In questi frangenti si verifica un fatto che mette particolarmente in allarme tutto il gruppo di Giovanni Ficara circa la concreta possibilità di reazioni anche violente da parte dei parenti del ferito. Infatti un altro autista di Ficara, Carmelo Vadalà, il primo agosto 2008 rimane vittima di una rapina proprio tra Natile di Careri e di San Luca, e tale avvenimento viene immediatamente interpretato come un segnale inequivocabile di ostilità delle cosche joniche a seguito del sinistro stradale.

Successivamente alla rapina subita da Vadalà la preoccupazione del gruppo Ficara cresce e i commenti di Giovanni Ficara e dei suoi,  giungono ad ipotizzare anche la possibilità di dover reagire a un attacco violento e sanguinario. Molto significativo l’atteggiamento che Giovanni Ficara mantiene anche in tale frangente, infondendo nei propri uomini la convinzione di poter tranquillamente fronteggiare anche tale evenienza, spalleggiato in ciò dalle rassicurazioni di Demetrio Domenico Praticò che, prendendo parte alla riunione che si svolge il 7 agosto 2008 all’interno del negozio ‘The Door’, si rivela anche in tale occasione personaggio di stretta fiducia di Ficara, oltre che all’interno delle più delicate questioni della cosca. In particolare Praticò si dice pronto ad attendere in prima persona i sanlucoti, letteralmente, “col fucile e col binocolo”.

 

PREOCCUPAZIONE E SPAVALDERIA

 

A seguito dell’incidente – e delle pretese della cosca Pelle, nonostante il verbale di Polizia sembrasse scagionare da colpe l’autista e sembrasse addossare al loro familiare tutte le responsabilità – gli investigatori registrano telefonate e mosse degne di un film. Chi pensa che sia fantasia il fatto che le guerre di mafia, in Calabria, possano essere legate a un semplice lancio di uova, è servito da questa sintesi che traggo da pagina 52 del provvedimento di fermo: “Giovanni Ficara espone ai suo le perplessità in merito alla pretese avanzate dai parenti del ragazzo rimasto coinvolto nell’incidente stradale. Dice che, essendo intervenuta la polizia stradale, che ha fatto anche i rilievi, rischiano, dichiarando il falso, di essere arrestati e di farsi un anno di carcere. Giovanni Ficara prosegue, ironizzando sulla persona che ha chiesto di incontrarlo. Dice che, quando si presenterà e dirà di essere uno dei Pelle, lui gli risponderà dicendo di essere uno dei Ficara e lo manderà fuori. Riganello dice che non andrà più da quelle parti e che comunque teme che queste persone possano spostarsi dalla loro zona, per andarlo a cercare.  Santo Siclari chiede chi sono quelli del bar (Bar Winner ndr). Riganello risponde dicendo i Chirico di Sambatello, che hanno appunto il bar Winner in località Gallico. Conferma che si tratta delle persone che hanno fatto da intermediari con i parenti del ragazzo dell’incidente. Precisa che uno di loro si chiama Peppe (Giuseppe ndr) ed è la persona che lo ha fatto incontrare con l’uomo di San Luca. Continuano, discutendo di come fare eventualmente, per impostare l’assicurazione. Giovanni Ficara ricorda ai presenti che, queste stesse persone, hanno iniziato una guerra di ‘ndrangheta per uno scherzo consistente nel lancio di un uovo ed è dal 1980 che si stanno ammazzando a vicenda. Tranquillizza Riganello, dicendogli di stare tranquillo dato che nessuno lo andrà ad ammazzare, perché queste persone sono a conoscenza del fatto che sono in numero minore rispetto a loro. Giovanni Ficara fa un’importante rivelazione. Rivolgendosi a Riganello dice: guarda, noi siamo 400, ricordati”.

L’8 agosto 2008, Giovanni Ficara riceve la visita di Giovanni Pelle, parente del ferito, giunto per cercare di trovare una soluzione alla questione del sinistro.

Durante l’incontro Ficara e Pelle discutono pacatamente delle diverse possibilità di trovare una soluzione al problema, costituito – secondo quanto riferito da Pelle – dal fatto che il ragazzo vittima del sinistro era destinato con ogni probabilità a rimanere gravemente infermo per tutta la vita, ragion per cui si doveva fare di tutto per ottenere una qualche forma di risarcimento dall’assicurazione dell’autocarro. E ciò nonostante il fatto che la dinamica, per come riferita da Riganello e oggetto anche dei rilievi della polizia stradale, indicasse una responsabilità esclusiva di Pelle.

Alla lunga conversazione tra Ficara e Pelle prendono parte anche alcuni dei più stretti collaboratori di Giovanni Ficara. A un certo punto, nel momento in cui gli argomenti affrontati da Ficara e Pelle si addentrano nell’analisi di problematiche di tipo assicurativo, Ficara fa convocare i due esperti del settore, vale a dire Santo Siclari e Demetrio Domenico Praticò.

Durante la discussione sono moltissimi i passaggi in cui i dialoganti fanno espressamente reciproco riferimento al fatto di appartenere a gruppi che esercitano il controllo del rispettivo territorio e delle attività che vi si svolgono, e al rispetto che viene portato dall’uno nei confronti dell’altro, rispetto in nome del quale Ficara si dichiara disponibile a risolvere nel migliore dei modi la faccenda, dopo avere lungamente ricordato i rapporti e gli incontri che in passato vi erano stati tra la sua famiglia e appartenenti alla famiglia Pelle.

I dissidi si ricompongono, una nuova guerra di mafia in terra di Calabria viene evitata. Nel nome degli affari. Come sempre.

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