Martedì 21 settembre, alle 21.00, ho partecipato alla festa della legalità del Pd di Palermo a Villa Giulia. A sorpresa (dopo aver invano chiesto per un mese e mezzo la brochure definitiva del programma alla organizzazione nazionale del partito che non ho mai ricevuto e il bello è stato che ciascuno rimpallava sui propri colleghi la responsabilità) mi son trovato a passare dal ruolo di relatore (quale dovevo essere) a moderatore. E oltretutto con una serata dedicata ad altri temi rispetto a quanto sapevo (un mese e mezzo prima).
Maledetto, da questo punto di vista, il giorno in cui ho deciso, e con me il giornale, di accettare quell’invito. Se avessi saputo di moderare, mai e poi mai avrei accettato di partecipare. Cosa diversa sarebbe stato, per una volta e nel corso di un convegno qualificato, confrontarsi con colleghi, politici e magistrati. Vabbè, che mi sia di lezione. Così imparo a trasgredire la mia regola aurea: mai e poi mai partecipare a dibattiti organizzati dai partiti. Anche perché – ed è il rischio che ho corso e che ho sventato con vis polemica che non mi fa mai difetto – i partecipanti al convegno tendono a identificarti come uno di loro. E sono così stato costretto ad un certo punto a dire testualmente che io non sono organico a niente e nessuno, figuriamoci al Pd! Ovvio che avrei detto la stessa cosa a qualunque altro partito.
Rispondo solo a me stesso, ai miei profondi valori, alla mia professionalità e alla mia coscienza che, sicuramente, i giornalisti non sono più in grado di difendere. Oramai sono sempre di più quelli “organici” a qualcosa o a qualcuno. L’indipendenza di critica, di giudizio e di espressione sono diventate un lusso e nemmeno tollerate dalle platee! Non per me che non guardo in faccia a niente e a nessuno.
Due esagitati dalle prime file mi hanno persino detto che erano due ore che insultavo il Pd, solo perché, udite udite, mi ero permesso, come giornalista, di porre quel che resta di questo partito di fronte a drammatiche responsabilità nei Comuni di Pollica (il cui sindaco, isolato anche dal Pd, si è trovato da solo a combattere e poi morire) e Lamezia Terme (dove la nuova Giunta ha fatto entrare in squadra Tano Grasso che nulla sa del passato abusivismo edilizio che un Procuratore con gli attributi come Salvatore Vitello vuole stroncare).
PER FORTUNA C’ERANO DI MATTEO E ALMA
Quella serata – da dimenticare per molti versi – è però da ricordare per lo splendido “preludio” di Nino Di Matteo, sostituto procuratore della procura di Palermo e magistrato di grande valore, impegnato da sempre nella lotta a Cosa Nostra. E, aggiungo, giurista di grande lucidità nell’analisi della situazione attuale.
Una serata importante anche per la presenza del consulente della Commissione parlamentare antimafia Marco Alma, una vita spesa nella magistratura e nella formazione dei suoi colleghi, che ha messo il dito nella piaga delle carenze per la stessa magistratura. Ho particolarmente apprezzato il passaggio in cui ricordava che i successi della magistratura sono anche i successi di cancellieri, dipendenti, Forze dell’Ordine e tutti coloro che partecipano all’iter processuale. Bravo, non è da poco condividere i successi. Non è da primedonne ma da persone di grande valore umano.
Di Matteo ha fatto un discorso di grande spessore, il cui “cuore” è stato quando, chiedendosi che fine abbia fatto il disegno di legge anticorruzione e rabbrividendo per l’abbassamento civile e morale del nostro Paese, ha detto chiaro e tondo che oggi Cosa Nostra “paga e corrompe i politici in erba affinchè, una volta saliti al potere, anche dopo du, tre anni o forse più, esercitino e condividano quel potere al quale hanno contribuito”. In pratica Cosa Nostra ha i talent scout della politica peggiore e ci punta sopra come ai cavalli. Ha gli osservatori come nel calcio, che vanno alla scoperta dei giovani talenti da far galoppare sulle verdi praterie della corruzione.
Una forma di corruzione subdola, banale ma geniale, un “pagherò” politico, che in Italia è impossibile da perseguire e che in altre parti del mondo va sotto il nome di “traffico di influenza”. Fantascienza? No, realtà, perché Cosa Nostra, come tutte le mafie, è avanti rispetto allo Stato e alle sue mosse. E’ un abilissimo giocatore di scacchi. “Non possiamo negare che rispetto agli anni Novanta – ha detto Di Matteo – molti passi avanti sono stati fatti nella repressione. Frutto dell’impegno della magistratura e delle Forze dell’Ordine, nonostante le carenze di uomini, mezzi e risorse. Cosa Nostra è però ancora fortissima nei grandi affari, nella pubblica amministrazione e nelle attività delle amministrazioni locali e a causa di norme assolutamente inadeguate è difficilissimo provare i reati nelle moderne forme di corruzione”.
Di Matteo ha poi snocciolato, uno dopo l’altro come in un rosario doloroso, tutte le riforme alle viste. O meglio: i desiderata di chi vuole ridurre la magistratura a inutile orpello politico. In apertura della sua “relazione”, però aveva lanciato una stoccata oltre alla maggioranza anche alla opposizione (dunque anche al Pd). “Di fronte a una continua campagna di delegittimazione – ha detto – ci sono state troppe ambiguità, troppi silenzi, troppi distinguo”, E poi giù duro con una affermazione da brivido: “Avvertiamo anche nel corso delle indagini e in udienza – ha affermato – che per gli indagati, per gli imputati, sta vendendo meno il rispetto per la magistratura. Siamo preoccupati per qu
esto clima”. E ci credo! Chissà cosa ne pensa il Pd. Io so solo che, alla faccia degli astanti, Beppe Lumia, ha avuto il coraggio di dire che sulla Giustizia il Pd sta rincorrendo e facendo da sponda alla maggioranza a colpi di “emendamentini”! Hi che bellezza guagliò! A lui però i presenti al convegno non hanno mosso critiche per le…critiche mosse. A me sì e mi sarei arrabbiato se non fosse successo! Peccato che sia lo stesso Beppe Lumia che è apparso fondamentale per la nascita del nuovo e ultimo governo regionale siciliano, un papocchio di dimensioni megagalattiche in cui il diavolo si mischia con l’acqua santa e l’olio con l’acqua. Un miracolo politico vivente! Mah, contenti i siciliani…Non ho osato dirlo perché in quel contesto esulava dal ruolo di moderazione e probabilmente sarei stato linciato a Villa Giulia di Palermo! Diciamolo: non è una bella fine. Sono giovane e voglio deliziarmi ancora con le magie di Francesco Totti o divertirmi, quando sono di cattivo umore, con il genio politico di Borghezio, Capezzone o che so, di Bersani, D’Alema o Veltroni!
LA TITOLARITA’ ESCLUSIVA DELL’AZIONE PENALE
Ma mentre gli italiani si divertono a seguire le chiappe di Belen e le tette di Elisabetta Canalis e le italiane si perdono dietro a Vitaliano & C., Di Matteo ci ha riportato con i piedi per terra ricordando a tutti gli altri colpi in canna (mozza) del Governo, magari con il plauso dell’opposizione (sì, cari lettori, sulla carta esiste, ma solo sulla carta mi raccomando).
Tra questi c’è una proposta da brivido: la titolarità dell’azione penale dovrebbe essere esercitata dal solo capo della Procura. Aiuto! Aiuto!
Straordinario Di Matteo è stato quando ha ricordato, a proposito della separazione delle carriere, che il giudice “ragazzino” Rosario Livatino, trucidato dalla mafia agrigentina, era stato un ottimo giudice perché anni prima era stato un ottimo pm. Vallo a raccontare a Sua Prestanza Psico-Fisico-Attitudinale!
E infine una chicca: tra le proposte di riforma al codice di procedura penale anche quella per la quale la comunicazione delle notizie di reato dovrebbe provenire dalla sola polizia giudiziaria. “Mi chiedo – ha detto Di Matteo pur riconoscendone lo straordinario ruolo – quale garanzia possa dare la polizia giudiziaria, soprattutto in certe aree del Paese e in alcune circostanze, sull’apertura di indagini nei confronti di alcuni politici o alcuni amministratori”. E aggiungo io: professionisti di grido, grand commis, uomini influenti, grandi imprenditori, vertici appartenenti alle stesse Forze dell’ordine e di polizia, alti magistrati, giornalisti famosi, ecclesiastici al top, grandi uomini di finanza etc etc etc.
Vuoi vedere che alla fine devo ringraziare il Pd per avermi chiamato a Palermo, altrimenti non avrei ascoltato e potuto riferirvi che mentre le chiappe ballano i geni delle politica imperversano sulla Giustizia?
Grazie Pd, farò ancora il moderatore ai vostri convegni! Tanto so che (per fortuna reciproca) prima di richiamarmi ci penserete mille volte!
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