Dopo l’uscita del mio libro “Economia criminale”, tra le tante persone che mi hanno contattato, una ha lasciato il segno.
Un segno dapprima timido, virtuale e telematico (abbiamo parlato via mail come due abili giocatori di scacchi che non volevano scoprirsi) e poi reale (alcuni incontri che ho raccontato anche sul Sole-24 Ore).
La persona – di cui oggi scriverò – è, sinteticamente, un (ex) mariuolo di enorme classe che vuole oggi essere fulminato sulla via di Damasco. E’ uno dei più grandi (ex) riciclatori della finanza sporca nazionale e internazionale. Un uomo vicinissimo alle mafie. Talmente vicino da esserne (credo) parte integrante soprattutto in Sicilia e in alcune zone della Calabria.
Come spesso accade (purtroppo) ha messo per anni la sua enorme intelligenza al servizio del male (di pochi) anziché del bene collettivo. La lettura del mio libro e gli incontri che abbiamo avuto – dice lui ma non è vero – hanno fatto scoccare la scintilla: basta truffe, basta contatti con le mafie di tutto il mondo, basta paura, viaggi in giro per il globo, stop alle alchimie finanziarie che arricchivano molti e a lui, in fin dei conti, lasciavano solo spiccioli.
D’ora in avanti pensieri rivolti solo alla famiglia e allo sviluppo di attività lecite. Bravo, ben fatto gli dico sempre. Non gli ho mai fato sconti. Sa che disprezzo il suo passato. La dignità e i valori veri non hanno prezzo e non si contrabbandano. Ora è tornato finalmente a guardare in faccia la sua famiglia con fierezza. Ne sono felice.
Non è vero – gli ho sempre detto – che sia stato io a far scoccare la decisione di cambiare vita (oltretutto per lui pericolosissima) e lasciare quello schifo dietro le spalle, sempre pronto a superarti come un elastico tirato.
Ieri questa persona – con la quale il contatto è continuo – mi ha scritto. Non è stato bello leggerlo ma voglio condividerlo con voi perché è la testimonianza, unica, vera, che gli anelli di legalità, come spesso amo ripetere, quando si saldano, anche casualmente, possono diventare una catena e riportare alla vita principi e valori.
La sua lettera è privata ma sono sicuro che piangerà con me quando la vedrà pubblicata con i doverosi omissis rispettosi della sua persona che nessuno, se non il Padre Eterno, può giudicare. Una lettera straordinaria che è una ennesima forma di riscatto personale nella speranza che sia collettiva e una forma di cortesia nei miei confronti (l’invito a non recarmi a Palermo dove domani sarò per parlare di giustizia, economia e mafie con un parterre splendido di relatori e il richiamo al mio essere un giornalista comunista che non è vero ma spernacchia la moderna demagogia berlusconiana).
LA LETTERA AL MIO INDIRIZZO
Ciao, Roberto.
Scusami se non scrivo più, e se sono pressoché scomparso, ma sono un po' preso dai miei problemi di salute.
Ormai sono settimane che sto qui dentro e di uscire non se ne parla.
Pensavo di stare meglio, mi avevano rimesso in piedi, ma non era propriamente così.
Il mio problema non è costituito da…omissis… ma da ben altro.
Chissà, forse il concetto di nemesi mi diventa comprensibile, anni dopo la scuola.
Dato che mi fa piacere considerarti un amico, con gli amici ci si confida.
Coelho direbbe che i silenzi fra amici sono le più belle conversazioni della vita. Ma io non sono Coelho.
Insomma, immagina che i medici, cugini di dio come i giudici, hanno più culo che anima.
Si sono trovati a scoprire l'attimo esatto della mutazione delle cellule del… omissis.
Quel momento in cui nasce il mutageno, l'assassino invisibi
le.
Avrò diritto a delle royalties, per questo? In fondo, è roba mia…
Così, sono qui, ad iniziare una guerra contro un nemico che le mie truppe conoscono soltanto nella fase evoluta. Varranno le armi convenzionali? O bisognerà cercarne delle altre?
A loro la risposta. Io, le mie me le sono già date.
Non mi scoleranno dalla vita troppo al dente.
Il lavoro (legale e lecito a cui sta dedicandosi ndr) è fatto, ora deve procedere sui binari impostati, e la mia personalissima forma di riscatto sarà compiuta.
Mi spiace solo una cosa: non poter completarlo, quel riscatto.
Per inciso, guarda che è inutile andare a Palermo.
Lì, al massimo, puoi mangiare gli arancini del bar Alba, dietro lo stadio, oppure mangiare un piatto di pasta coi calamaretti al Kursaal di via Bruxelles, o comprare pane al sesamo a via Resuttana.
Se vuoi qualcosa di più interessante, vattene dalle parti di Trapani. Lì, c'è la teleferica di Erice Casasanta, i bagli della zona di Birgi, le saline di Mothya…La Sicilia rimasta verace, insomma…Quella che risparmia, mette i soldini nelle tante banche del trapanese, e se li fa prestare dalle finanziarie….Tutte formichine operose….
Comunque, continuo a leggerti ed ascoltarti, è sempre un piacere.
I tuoi articoli sul giornale e sul blog sono rigorosamente salvati, faranno parte delle eredità materiali. Quelle spirituali, lasciamole perdere.
Sai una cosa? Mi sarebbe piaciuto, fare il giornalista.
Chissà, forse nella prossima vita. In questa, allo stato dell'arte, sono troppo impegnato.
Ho da fare una guerra, e quando vado in guerra, non ci vado con spirito decoubertiniano, tanto per partecipare.
Vado per vincere, e non faccio prigionieri.
Adesso, ti lascio alla domenica, alla famiglia, alla tua lotta.
Continuala. Continua ad essere quello con la schiena dritta, il grafomane comunista.
Fai in modo che le parole di una canzone di Bertoli siano una specie di bandiera.
Non vincono, non vinceranno, non hanno domani.
Un abbraccio.
Io, da ieri, prego anche per lui. E per la sua nuova vita. Non la mollerà ne sono certo. Quel che segue è il ritratto che di lui feci sul Sole-24 Ore e che ripropongo per i tantissimi che non hanno potuto leggerlo. Educativo ma crudele e fonte di enormi riflessioni.
IL SUO PROFILO
Mille euro al giorno, oltre alle spese, per riciclare miliardi in qualunque parte del mondo, nessuna percentuale sul lavoro finito. E tutto il tempo che ci vuole per consegnare lo schema di ingegneria finanziaria che consentirà a chi lo ha ingaggiato di ripulire il denaro sporco. Nessun contatto diretto, però, nessuna traccia e alla consegna dello schema agli intermediari di fiducia, bye bye e alla prossima.
Lui lavora così. Prendere o lasciare. Lui è sulla cinquantina, laurea prestigiosa, massone in sonno, tre lingue parlate, solida famiglia borghese alle spalle piena di valori che evidentemente gli
si sono rivoltati contro, facendone uno dei maggiori riciclatori italiani.
Per anni ha accumulato esperienze di lavoro in giro per l’Italia, non sfruttando mai la laurea se non per un breve periodo. A un certo punto della sua vita, sul finire degli anni 90, le disavventure della sua attività lo hanno portato ad aguzzare l’ingegno e a mettere a frutto quel genio finanziario che, probabilmente, neppure lui sospettava di avere. Gira l’Europa come una trottola e le tappe sono sempre le stesse: San Marino, Londra, Lugano, Zurigo, il Lussemburgo. “In quel periodo – dichiara al Sole-24 Ore che lo ha incontrato – ho conosciuto i migliori truffatori d’Europa”.
Impara rapidamente l’arte e la mette da parte. Ruba il mestiere e lo mette a disposizione dei primi clienti che, in Italia e all’estero, non mancano di certo. “Sono pian piano diventato un consigliori dell’international tax planning – spiega pacato – perché oggi le più grandi operazioni di riciclaggio si compiono proprio sul filo delle leggi fiscali”. Se gli fai notare che “consigliori” è un termine siciliano che indica l’uomo di fiducia più intelligente che affianca un boss di Cosa Nostra fa spallucce e risponde: “Punciutu? Forse. Battiatu? Forse”. Insomma, anche in questo caso, è borderline tra l’ammissione di affiliazione alla mafia e la sua negazione.
Del resto la sua vita è questa: una lotta continua tra le sue origini borghesi e il contatto diretto con la criminalità organizzata di tutto il mondo che lo ha messo nei guai ma gli permette (fino a quando?) di campare. E’ una scommessa la sua, che difficilmente lo abbandonerà perché ha una consapevolezza: essere il migliore. “Sono sempre un passo avanti rispetto agli altri – spiega – anche se devo ammettere che la preparazione delle Forze dell’Ordine e della Guardia di Finanza sta migliorando giorno dopo giorno”. Il suo asso nella manica è il tempo. “Non chiedo mai percentuali, come fanno invece i miei concorrenti – spiega – ma chiedo solo tempo per studiare il caso e mettere a puntino uno schema di ingegneria finanziaria e di triangolazioni internazionali che consentano di riciclare e ripulire qualunque somma si voglia: da poche centinaia di migliaia di euro a miliardi”.
Finora ci è sempre riuscito e il tempo lo impiega, a suo modo, bene. Due mesi in genere gli bastano per consegnare lo schema di raggiro. Ma se di fronte ha un artigiano o un piccolo imprenditore la musica cambia e, a modo suo, fa dell’onesta un punto di orgoglio. “In questi casi – spiega – in tre giorni è tutto pronto”.
Del resto far sparire in un paradiso fiscale o far tornare puliti in Italia 100mila euro per lui è un gioco da ragazzi. Più complesso riciclare centinaia di milioni che magari transitano per tre o quattro Stati esteri e ritornano magicamente nel nostro Paese sotto forma, magari, di formelle d’oro semiraffinato che al loro interno hanno un cuore di diamanti. Si, quelli sporchi di sangue dei lavoratori dei Paesi che li estraggono. Questa enorme catena arricchisce tutti e il tariffario lui lo conosce bene: costituire una società in Lussemburgo costa 20mila euro oltre al 2% sul trasporto del denaro, che quasi sempre finisce in un conto di un’altra fiduciaria che trattiene un altro 2%. I soldi finiscono poi in una banca straniera che emette degli Atm bancomat che vengono spediti in Italia per ritirare a rate e in tutta tranquillità i soldi, la commissione dell’istituto di credito estero è del 4% oltre alle spese di transazione. “Naturalmente è gratuito il consiglio – afferma il genio della finanza al contrario – su come utilizzare i bancomat senza lasciare troppe tracce”.
Il registratore di cassa, alla fine, batte 120/130 mila euro di spese per ogni milione riciclato ma il gioco vale la candela perché il finanziatore alle spalle – criminale, mafioso italiano o straniero che sia – alla fine potrà godersi o reinvestire in maniera limpida miliardi (di euro) o milioni (di dollari). Ma quanti sono i soldi sporchi che ogni anno vengono riciclati in Italia? La risposta è pacata e si rifà alle esperienze e ai contatti continui con i suoi “colleghi”: “Almeno 30 miliardi all’anno”. Una legge Finanziaria.
Lui, il riciclatore professionista, con un grande passato dietro le spalle e un futuro di rimorsi familiari fa una sola eccezione: non ricicla mai i soldi del narcotraffico. E se gli fai notare che non può sapere se chi lo ingaggia è un narcotrafficante, la sua risposta vale tutta una vita: “Chi mi ingaggia sa che, prima o poi, lo vengo a sapere. E allora è un uomo morto”.
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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