VERSO IL VOTO (DI SCAMBIO) AL SUD/ Corpo forestale o forestali, disoccupati o no c’è sempre un tariffario

Amici non ho saputo resistere. Mi avete martellato chiedendomi di scrivere ancora delle elezioni regionali al Sud e allora cedo. Mi avete stremato. Avete vinto voi. Gong!

Quando mancano – ahimè – poco più di 48 ore dal funerale della Politica in alcune aree del Paese, ne riscrivo, dopo averlo abbondantemente fatto nel passato (si vedano, da ultimo nell’archivio del blog, i post del 23 marzo, del 7 febbraio e del 16 gennaio).

Ne riscrivo partendo da un classico: il voto di scambio.

Ah caro, vecchio, dolce, indimenticabile, rassicurante voto di scambio. Quanto ci manchi…Ma che dico, il voto di scambio è vivo e lotta insieme ai meridionali! Non ci credete? E allora leggete alcuni (solo alcuni) episodi che ho collezionato giustappunto per voi…cacchiu cacchiu!

LA PUGLIA DI PINO PISICCHIO

Prima di passare ai forestali calabresi, parliamo del voto di scambio nelle altre regioni del Sud. Eh già, perché il voto di scambio non è prerogativa della Calabria dove pure quest’arte disgustosa raggiunge il suo apice.

Nossignori. In questo momento, mentre tv e media nazionali sono pieni delle chiappe rotonde di Belen, delle tette rifatte della misera stellina del Gf o delle menti vuote di aspiranti tronisti (tutti temi vitali per un Paese annichilito e cloroformizzato dal potere paracatodico), al Sud si sta combattendo – nell’indifferenza to-ta-le – una lotta furibonda tra la democrazia e la mafiocrazia.

Sabato 20 marzo, Pino Pisicchio, deputato di Alleanza per l’Italia (l’ultimo partitino, o almeno così credo, nato in Italia, Api di Francesco Rutelli), ha rilasciato una sconvolgente intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno che giustamente ha titolato: “Torna il voto di scambio grazie alle preferenze”.

Leggete qui le domande della collega Alessandra Flavetta e stralci delle risposte di Pisicchio.

Perché ha cambiato idea sulla legge elettorale onorevole?

…Grave è che c’è un certo numero di candidati, presenti in tutte le liste, che stanno investendo nelle spese elettorali ben oltre ogni plausibile possibilità di ritorno con le indennità della legislatura, una volta eletti.

Di che cifre parliamo e quali sono i candidati a cui si riferisce?

La mia è una denuncia politica, prima che giudiziaria e non farò nomi ma parliamo di cifre intorno al milione di euro a candidato…Mi chiedo come pensano di tornare in pareggio dal momento che, una volta eletti, avranno la possibilità di guadagnare non più di 400mila euro nei cinque anni?

Vuol dire che si stanno usando denari non dichiarati per questa campagna elettorale?

Da dove vengono questi soldi, dalla locupletazione illecita, cioè tutta quella gamma di reati del pubblico ufficiale che vanno dalla concussione alla corruzione o si sta riciclando del denaro sporco? Il problema è sistemico e oltretutto questa modalità altera la rappresentanza, che non è scelta sulla base della proposta politica, ma del censo, del denaro che mette in campo e dal voto di scambio: come ai tempi in cui Achille Lauro regalava una scarpa prima del voto e l’altra dopo. Uno dei meccanismi è quello dei controllori dei seggi, giovani disoccupati reclutati non per fare i rappresentanti in lista ma per controllare i voti che devono venire fuori da ogni seggio. Il controllore, in cambio di qualche decina di euro porta il voto del nucleo familiare e degli amici.

Lei ha prove di questi voti di scambio. La sua denuncia potrebbe portare all’apertura di un’inchiesta giudiziaria…

Sto raccogliendo dei documenti ma diventa difficile indurre la gente a dire che sono stati oggetto di sollecitazioni di questo tipo…

Qualunque Procura seria aprirebbe un’indagine su quanto detto da Pisicchio che, furbescamente, lancia molti sassi ma ritira la mano. Eh no, caro Piso Pisicchio, certe cose non si raccontano se non si conoscono e lei le conosce benissimo. E allora fuori gli attributi di fronte a un pm, altrimenti è solo chiacchiere e distintivo.

LA CAMPANIA DELLA DIGOS

Il 23 marzo Il Mattino pubblica una splendida inchiesta sui voti in vendita nel napoletano e in particolare a Castellammare di Stabia e Gragnano (ma succede ovunque in Campania). Spunta un tariffario e scatta l’indagine della Digos con la Procura a ruota. Lo scenario – ripeto: di cui non fotte nulla a nessuno in questa fottutissima Italia politica, a parte pochi intimi tra i quali i miei lettori, la magistratura e le Forze dell’Ordine  – è da paura.

A Scampia mille voti costano 20mila euro e c’è un piano – pensate voi a che punto è arrivata la mafiocrazia in questo paese – per blindare i seggi. Inaudito! Neppure nei Paesi dittatoriali africani!

Un voto costa in media 20 euro: i soldi vengono pagati subito in cambio della fotocopia del certificato elettorale e del documento di identità.

Ogni manifesto affisso costa 50 centesimi ma in alcuni comuni il clan dominante garantisce che non verrà rimosso e in questo caso l’affissione costa un euro.

Alcuni disoccupati sono stati assunti per gli ultimi 15 giorni della campagna elettorale per 700 euro: devono occuparsi di affissione, difesa dei manifesti e voti da raccogliere.

Alcuni candidati si rivolgono a interi condomini per una cifra che varia dai 50 agli 80 euro per famiglia che assicura il voto. Ed è favorito chi assicura più voti.

Evviva la democrazia cacchiu cacchiu!

ANDIAM ANDIAM ANDIAMO A VOTAR..TRALALALALA’

Cacchiu cacchiu ancora lui!

Cacchiu cacchiu ancora loro!

Corpo forestale dello Stato e forestali. Una radice comune e un destino incrociato: né l’uno né gli altri trovano pace. Per questo scrivo di questo parallelo, ma prima….

Anche qui denunce di favori e scambi che partono ancora una volta ai forestali calabresi. Un esercito di cui nessuno sa bene il numero esatto. Novemila, diecimila? Di più, di meno? Boh!

Di sicuro votano e sono una sacca elettoralistica di straordinaria potenza. Perché? Perche furbescamente la politica calabrese li tiene precari a vita, in un modo o nell’altro e quindi il voto è una questione di pasto da assicurare alla famiglia. Per il Sole-24 Ore ho scritto diverse inchieste negli anni su questo esercito caleidoscopico (dentro c’è di tutto: dai criminali alle brave persone).

Ebbene da dove credete che i candidati che in queste settimane si sono sbranati per mendicare un voto alle comunali o alla Regione siano partiti? Ma dai forestali e dai loro familiari, siori e siore. Sulle serre, sugli altipiani cosentini e nei paesi di montagna i candidati, ancora pochi giorni fa promettevano stabilità e soldi. Solo questo? Ma no, vi pare che la politica parolaia calabrese si sprechi con queste sole ignobili chiacchiere, via…

Sibilline convenzioni sono state firmate qualche attimo prima della morte di questa legislatura regionale, con la promessa di impiego di centinaia e centinaia di operai forestali nel parco nazionale della Sila. Migliaia di sussidi temporanei e da fame (ma molti di questi percettori di reddito in realtà neppure lavoravano) da 480 euro al mese sono stati erogati dal 2005 al 2010! Giusto giusto una legislatura, che coincidenza amici! E ancora strane manovre per l’incarico dei commissari liquidatori dell’agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi  in agricoltura (Arssa) dove il fratello dell’assessore uscente alle Politiche comunitarie (ricandidato per le regionali) Mario Maiolo e un altro dirigente sono stati confermati contro ogni regola e logica fino a fine aprile 2011, a detta dell’onorevole Angela Napoli, della Commissione parlamentare antimafia che su questo ha presentato a mezzo Governo  il 1° marzo 2010 un’interrogazione scritta. E via di questo passo. Peccato non poter raccontare – l’ho giurato alla mia fonte – di quel candidato dell’Italia dei Valori che in un paesino del cosentino ha puntato tutto sui forestali con le stesse promesse che, sempre lì e fino a qualche mese prima, faceva un famoso e strapotente ex assessore regionale calabrese…

L’ARIA DI MONTAGNA FA MALE AL CORPO FORESTALE

Certo è che l’aria di montagna fa male tanto ai forestali regionali quanto al Corpo forestale dello Stato. A partire – e come ti sbagli – dalla Calabria!

E si perché – cacchiu cacchiu – il “generale di Brigata, on.le (?) Prof. Dr. Mariano Federico Cudia Lombardo” (così si descrive in un curriculum vitae et studiorum sintetico (!!) aggiornato a marzo 2006, appena 10 pagine formato A4 che compaiono nel sito www.gaetanosaya.org) è tornato con le sue denunce.

Forse qualcuno di voi ricorderà un’inchiesta della Stampa del 13 maggio 2009 dal titolo: “Amici e parenti, la grande famiglia della Forestale”. Ebbene quella inchiesta coincideva con le denunce fatte da Cudia. Un caso.

Una cruda (e parziale) descrizione delle raccomandazioni nelle assunzioni e nei concorsi del Corpo forestale dello Stato che, successivamente, diede anche luogo a un’interrogazione parlamentare rimasta (mi risulta) senza seguito.

Seguito che invece aveva avuto un’interrogazione a risposta scritta del 5 dicembre 2006 (primo firmatario Rosalba Cesini) all’allora ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro. Nell’interrogazione si chiedeva conto della nomina di Mariano Cudia a vice coordinatore regionale nel Corpo forestale della Calabria, candidato al consiglio comunale di Reggio Calabria in una lista collegata al candidato sindaco Giuseppe Scopelliti.

Ma in realtà l’interrogazione scavava nel passato di Cudia, per il quale furono presentati numerosi atti di sindacato ispettivo “per denunciare la scarsa trasparenza e dubbia legalità in episodi nei quali proprio il Cudia era direttamente coinvolto nella Regione Calabria” (riporto testualmente).

Il ministro il 26 febbraio 2007, ricostruisce il complesso rapporto di estromissione e riammissione nel Corpo forestale dello Stato di Cudia, mettendo il seguente sigillo: “…quanto alle valutazioni alla base della decisione del cda di attribuire la funzione dirigenziale di vice comandante regionale di Reggio Calabria si fa presente che le stesse trovano il proprio fondamento nel necessario contemperamento dell’interesse dell’amministrazione a coprire una funzione dirigenziale vacante presso il Comando regionale di Reggio Calabria con l’interesse del dott. Cudia a svolgere il proprio servizio in una sede vicina alla residenza familiare”.

Amen.

DELITTO DI STATO

Cudia riappare su Internet il 27 giugno 2009 alle ore 16.34 con l’ultimo suo saggio: “Corpo forestale – Delitto di Stato – Basilicata – “U patruni e l’omu niru” Fanno fuori il generale”, “una verità sconvolgente su come viene gestita la cosa pubblica in Italia”.

Riappare dove? Io l’ho visto sul sito di Gaetano Saya, credo ancora presidente del Partito nazionale italiano (Pni) che riprende da Youtube un filmato di 1’52” in cui si descrive il contenuto del saggio. E così si apprende che sulla foto di copertina c’è il cappello nero (anzichè grigio) di gala dei generali di brigata. E’ un segno di lutto. E scopriamo che Cudia denuncia le persecuzioni subite e teme che alla morte civile (fino a pochi giorni prima era Comandante del Corpo forestale dello Stato in Basilicata) segua quella fisica.

Ma chi è Gaetano Saya che lo ospita? Eccovi l’autobiografia tratta dal suo sito e datata 7 febbraio 2009: “Gaetano Saya, Direttore Generale fino al 1° luglio 2005 del Dipartimento Studi strategici antiterrorismo – Dssa. Arrestato illegalmente per aver combattuto il terrorismo islamico internazionale, con false, precostituite e faziose accuse da elementi del Sismi – Sisde deviato del signor Pollari, Marco Mancini, Tavaroli, Cipriani, Pio Pompa, in concorso con diverse Digos, ed in particolare con la collaborazione dell’individuo qui sotto. Giuseppe Gonan, nato il 01/01/1959, uno dei tanti delinquentelli in divisa. Caro peppino, che fine ha fatto l’inchiesta Dssa? Come mai per un anno hai permesso a Marco Mancini & C. di agire indisturbati? Vergognati; anche se la gente come te non sa cosa sia la vergogna”. Mah…

Per sua stessa ammissione il “Generale Giuseppe Santovito, Capo del Sismi è  mio fraterno amico e mentore” e anche Licio Gelli, di cui riporta sul sito una lettera del ’91, è suo amico. Ama farsi ritrarre in camicia ocra, con il braccio teso e la mano aperta con tre dita. Il 2 luglio 2005 il Corriere della Sera titola: “Sono Saya, massone e militante”.

Questo è il contesto. A voi ogni conclusione.

LA MAIL IN REDAZIONE

Giovedì 18 marzo 2010 alle 11.34 compare sulla mia posta elettronica e su quella di una segretaria del mio direttore, Gianni Riotta, una mail spedita da Cudia.

Forse Cudia mi scrive perché sa che tanto ho scritto del marcio nella pubblica amministrazione nei primi 10 anni al Sole-24 Ore. O forse mi scrive perché tanto ho scritto del marcio al Sud nei successivi cinque. O forse perché sa che nel mio blog tanto ho scritto dell’una e dell’altra cosa, ivi incluse alcune nefandezze all’interno delle Forze dell’Ordine e dei corpi di polizia. O forse voleva scrivere al collega della Stampa e ha sbagliato. O forse ha sparato le mail nel mucchio…Non lo saprò mai(l)!

Oggetto della mail: “Sciogliamo il Corpo forestale dello Stato? Uno scandalo al giorno” Testo:Affinché gli italiani sappiano cosa accade in Italia e che non è da sottovalutare, nell’interesse del Paese nella speranza che ciò serva a far cessare quanto di gravissimo, da alcuni anni a questa parte, sta accadendo nel Corpo Forestale dello Stato, il quinto corpo di polizia della Nazione. Dott. Mariano Cudia – 89127 Reggio Calabria”.

Cacchiu cacchiu! E così leggo gli allegati – roba vecchia, qualche cosina nuova – tra i quali scopro che denuncia, ancora una volta, le supposte irregolarità sulle graduatorie provvisorie del concorso per 119 Commissari del Corpo forestale dello Stato. Concorso bandito nel 2004 e giunto a compimento (ed ecco il motivo della nuova, lunga e corposa mail) nel marzo 2010 con il completamento delle prove orali.

E Cudia riporta nella graduatoria provvisoria “figli di dirigenti, funzionari, parenti e amici che si è riusciti a individuare. Gli altri dovrebbero essere identificati dalla magistratura”. E giù l’elenco di 18 nomi (alcuni già resi noti dall’inchiesta della Stampa) tra Nord, Centro e Sud. 18 nomi su 119? Bah…

Ora, la litania delle agevolazioni o delle raccomandazioni per i “figlio di” o gli “amici di” o “le amanti di” è lunga come il mondo e avventurarci su questo tema porterebbe lontani. L’unica cosa che mi sembra interessante in questa nuova lettera è la parte in cui si denuncia che “i componenti della Commissione (d’esame nda) sono tutti dirigenti del Corpo forestale, tranne il presidente che è consigliere del Tar”.

Buon voto a tutti! Cacchiu cacchiu!

r.galullo@ilsole24ore.com

  • Maurizio Mancuso |

    Carissimo leggo con piacere quanto ai scritto sul voto di scambio in Calabria e sui forestali. Ma avendo trovato delle inesattezze e per doveroso farle presente. Mi chiamo Mancuso Maurizio e sono un agente del Corpo Forestale dello Stato, sono un calabrese che presta servizio in Piemonte. Ciò di cui parli te, è una pratica che conosco fin troppo bene in Calabria, ma che si riferisce agli operai idraulico-forestali erroneamente da decenni confusi con il Corpo Forestale dello Stato, Forza di Polizia che nulla ha da spartire con la politica. Un problema di omonimia che purtoppo da decenni ci porta a dovere sempre precisare tale distinzione. un problema che ci coinvolge soprattutto nelle regioni meridionali, Sicilia, Campania, dove purtoppo la politica va avanti più per interesse e promesse clientelari che per altro. Vorrei precisare che ad oggi il Corpo Forestale dello Stato ha un organico sul territorio nazionale di soli 8.000 uomini, una piccola forza di polizia che cerca quotidianamente di essere al servizio della natura. grazie.
    Saluti

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