Dipendenti a zonzo: l’Ausl di Ragusa li denuncia ma la Giustizia li assolve. La parola passa a Brunetta

Ha perso (per ora) ma non si è perso d’animo. Fulvio Manno, fino al 31 agosto direttore generale dell’Ausl di Ragusa, prima ha fatto ricorso e poi ha fatto arrivare sulla scrivania del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, la decisione con la quale il Tribunale di Ragusa ha assolto due dipendenti colti a girovagare con l’auto di servizio per la città mentre dovevano trovarsi sul posto di lavoro. “Simili decisioni – ha scritto il 7 agosto Manno al ministro – non si pongono in linea con l’orientamento alla lotta all’assenteismo e ai cosiddetti fannulloni di cui il ministero, da lei diretto, si è fatto promotore”.

A scatenare le ire di questo ex dirigente sanitario avvicendato e mandato in pensione dal Governatore siciliano, Raffaele Lombardo, l’archiviazione di fine giugno del giudice per l’udienza preliminare nei confronti dei due dipendenti, a fronte della richiesta di rinvio a giudizio del pm.

Manno aveva personalmente pizzicato il 13 giugno 2006 i dipendenti a 1,5 km

di distanza dalla sede di lavoro, oltretutto con un auto di servizio. “Radio fante interna all’Azienda sanitaria – spiega Manno – deve aver funzionato a singhiozzo quel giorno e dopo averli colti sul fatto e aver appurato che non avevano timbrato il cartellino né avvisato i superiori, li ho denunciati alla Procura per truffa e peculato”. La Procura– dopo ben tre anni dalla denuncia – ha sentito le parti. Le difese dei due sono tutte da leggere. Il primo ha affermato di aver incontrato casualmente il collega che lo ha invitato a fare colazione. Sono partiti speranzosi ma niente da fare: il parcheggio non c’era e così, in meno di mezz’ora, saltata la brioche e il caffè, sono tornati al lavoro. Il secondo ha invece testualmente dichiarato che “i motivi dell’allontanamento per pochi minuti dall’ufficio vanno ricercati nella necessità terapeutica di accompagnare con un succo di frutta l’assunzione di una compressa antidepressiva…quel giorno non avevo con me, come d’abitudine, il succo di frutta”. “Evidentemente – chiosa ironicamente Manno – neppure il bar a due passi dall’ufficio aveva i succhi”.

Il giudice per le indagini preliminari ha però sostanzialmente affermato che l’assenza dei due per meno di 30 minuti equivaleva, più o meno, a una pausa caffè. Niente truffa dunque e neppure peculato, visto che l’auto di servizio è stata usata per un brevissimo periodo e non c’è stato alcun danno apprezzabile nei confronti dell’Asl. Tutt’al più, scrive testualmente il giudice, i due hanno “risparmiato il costo del carburante”.

Fine delle trasmissioni in attesa dell’appello e della risposta del ministro Brunetta al quale Manno spedisce un messaggio: “D’ora in avanti tutti potranno fare colazione lontano dall’ufficio con l’auto di servizio. L’importante e che, come Cenerentola, arrivino in ufficio prima dei 30 minuti di assenza e senza danneggiare l’automobile”.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

  • DAVIDE |

    IL CASO E’ CERTAMENTE INDICATIVO DEL MALCOSTUME CHE AFFLIGGE LA P.A., MA SE QUANTO RIPORTATO E’ TUTTO ANCHE DELLA CATTIVA AMMINISTRAZIONE DA PARTE DI CHI HA IL COMPITO ED E’ PAGATO PER DIRIGERE E QUINDI ANCHE PER VIGILARE SULL’OPERATO DEI DIPENDENTI PERCHE’ A MIO AVVISO ERA PRIORITARIO ATTIVARE UN PROCEDIMENTO DISCIPLINARE, TENENDO CONTO CHE QUESTO DOVREBBE ESSERE LO STRUMENTO PRIMARIO PER SANZIONARE SERIAMENTE I COMPORTAMENTI SCORRETTI IN UN RAPPORTO DI LAVORO. PER QUANTO RIGUARDA I REATI IPOTIZZATI MI SEMBRA CHE LO STESSO DENUNCIANTE AVREBBE FATTO MEGLIO A VALUTARE L’EFFETTIVO DANNO SUBITO DALLA P.A. ANCHE PER NON CARICARE ULTERIORMENTE LA GIUSTIZIA PENALE PER CONDOTTE CHE POSSONO TROVARE UN’ADEGUATA REPRESSIONE ATTRAVERSO LA SANZIONE DISCIPLINARE, NON SARA’ CHE PERCORRERE QUESTA STRADA SIGNIFICA PER LA DIRIGENZA DELLA P.A. ASSUMERSI RESPONSABILITA’ CHE SI VOGLIONO EVITARE ?

  • Valerio |

    ..mi pare che la notizia si commenti da sola, no? Anzi.. “le notizie”: perche’, sentenza beffarda a parte, i 3 anni necessari per sentire le parti sono un’ennesima conferma (se ce ne fosse bisogno) dello stato di degrado che consegue ad una democrazia costruita male. E’ ovvio che sia i giudici, che i sindacati e tutti coloro che profittano di questo status quo difendano strenuamente i propri diritti inviolabili, l’autonomia garantita dalla costituzione, etc. Saranno eticamente disonesti, ma non certo scemi.

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