Eccoci alla terza puntata relativa alla richiesta di archiviazione – presentata il 23 febbraio dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – nei confronti dell’ex premier Romano Prodi e di altri – a questo punto – ex indagati dell’inchiesta Why Not avocata a Luigi De Magistris.
Per i magistrati non esiste reato nel fare affari con San Marino (che scoperta eh!) e comunque Prodi non c’entra assolutamente nulla. Per Prodi – ha detto la Procura – può escludersi l’appartenenza a quel gruppo di persone indicate quale “Comitato di San Marino”. Quelle persone erano solo di area politica a lui riconducibile. Nessun coinvolgimento diretto dell’ex premier.
I magistrati si sono – per il momento – arresi anche a fronte del segreto opposto dal potentissimo sistema politico e bancario della Repubblica del Titano. La Procura di Catanzaro, aprite bene gli occhi, non ha escluso che a San Marino proliferi una Loggia massonica al centro di affari, (poco chiari sostiene De Magistris), ma semplicemente “è nell’impossibilità di dimostrarne l’esistenza”.
E abbiamo anche visto – nel primo post scritto su questo blog – come un massone calabrese di lunghissima militanza e grande peso specifico, Vincenzo Cassadonte, non abbia affatto escluso l’esistenza di una Loggia coperta a San Marino che però, parrebbe di capire, non appartiene all’ufficialità. E a cosa allora? Ce lo siamo domandati non ricevendo alcuna risposta in questi giorni. Caspita: proprio ciò che voleva capire De Magistris che, tapin tapello, non potrà più scoprirlo!
Attendiamo il decreto di archiviazione per capirne di più anche se la sensazione che vi ho già comunicato attraverso i miei articoli, è che di Why Not, presto non resterà che un pallido ricordo.
Questo umile blog – prendendo atto della richiesta della Procura e delle sue decisioni – in attesa del decreto dal quale qualcosa in più si apprenderà, vuole però continuare a scavare sui rapporti tra l’entourage politico riconducibile a Romano Prodi, alcune società sanmarinesi in affari con società calabresi e il ruolo di alcuni misteriosi personaggi. E’ il puro gusto di approfondire – sotto il profilo sociale e giornalistico – una vicenda che presenta ancora lati oscuri, conti che non tornano e cose da chiarire, aldilà del profilo penale che non mi compete e che spetta alla sola magistratura. Il gusto di capire e interrogarsi – in altre parole – oltre ciò che è e appare. Il gusto – sempre più raro – di fare informazione. E gusterò il piacere del mio mestiere anche pubblicando – a partire da lunedì prossimo, 16 marzo – alcuni documenti esclusivi dei consulenti chiamati a collaborare dalla Procura di Catanzaro.
Metto, infine, il dito su due ferite aperte che non hanno certo facilitato il compito della Procura di Catanzaro: 1) la rogatoria internazionale avanzata da Luigi De Magistris di cui non si sa più nulla e 2) il feroce segreto bancario e finanziario che oppone la Repubblica di San Marino. Argomenti che avrei voluto affrontare con il Segretario di Stato agli Affari esteri, Antonella Mularoni, che però ha cose più importanti da fare che parlare con un inviato del Sole 24 Ore che da anni scrive di Why Not. Me ne farò una ragione anche se – dal dispiacere – ho perso il gusto dell’appetito. In due settimane dalla richiesta inoltrata (e inevasa bruscamente come avete avuto modo di leggere nel penultimo post) ho perso ben…17 grammi!
GLI AFFARI TRA LA CALABRIA E SAN MARINO
E veniamo ai piemontesi e alle loro consulenze sulle società oggetto di indagine della Procura di Catanzaro – Adepta srl e Met sviluppo srl – e i rapporti con la società Pragmata, quest’ultima società di diritto straniero, con sede a San Marino: ironia della sorte in località…Dogana!.
Si badi bene: ai consulenti la Procura di Catanzaro ricorderà espressamente che “si vorrà altresi verificare, anche attraverso l’escussione di persone informate sui fatti o indagati, se Macrì Pietro, Mariangela De Grano e Francesco De Grano abbiano in qualche modo contribuito anche attraverso la campagna elettorale ovvero attraverso finanziamenti o altre modalità ad appoggiare Romano Prodi, Sandro Gozi e/o altri esponenti del Partito democratico in occasione delle tornate elettorali dell’anno 2006”.
La relazione dei consulenti piemontesi – sulla cui base poi la Procura verosimilmente si sarà appoggiata per affermare che non c’è evidenza di ipotesi di reato – svela diverse cose che cercherò sommariamente di riportare.
La prima cosa è che Pragmata srl è una società che appartiene “verosimilmente” (così si esprimono testualmente i consulenti), a tale Sinogma Group. E’ la prima volta che spunta fuori questo nome di cui – navigando su Internet perché l’accesso alle banche dati di San Marino è precluso e blindato come la virtù di una vergine nel Medioevo – non si sa assolutamente nulla. Al punto che gli stessi consulenti dicono “verosimilmente”.
Tra Met sviluppo (badate perché poi torna utile: del Gruppo Met), Adepta e Pragmata, intercorrono rapporti economici: contratti stipulati per decine di migliaia di euro.
I consulenti rivelano anche che alcune fatture risultano non pagate e che una scrittura privata che avrebbe dovuto portare ad un lavoro retribuito con 100mila euro non ebbe poi seguito. Insomma: un affare sfumato per Met sviluppo che avrebbe dovuto fornire servizi Internet alla Wcn, che altro non è se non il network delle Camere di commercio a livello mondiale. Da notare che un amico vicino-vicino a Prodi – Piero Scarpellini – è uno dei 12 manager mondiali del network mondiale delle Camere di commercio.
L’affare sfumò ma sul banner del network ancora oggi compaiono le pubblicità della Repubblica di San Marino e di Laboratorio Democratico europeo. Tra i fondatori di questo Laboratorio, associazione politico culturale, c’è Sandro Gozi, membro di Gabinetto dell’ex Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, di cui è intimo amico.
Tra i fondatori del Laboratorio c’è anche Claudia Mularoni, amministratore unico di Pragmata, società per la quale lavora(va) anche Giulia Righetti. Insieme, le due, hanno preparato – secondo quanto scrivono i consulenti – il “Calabria Report” nell’ambito di un progetto Ue da 107 milioni di euro.
IL PARTNER “FANTASMA”: IL LABORATORIO DEMOCRATICO EUROPEO
La pubblicità del Laboratorio sul banner del Wcn è una cosa oggi (apparentemente) inspiegabile. Ho stampato la videata del banner del Wcn alle ore 11.11 del 25 febbraio del 2009 in cui ancora compariva la pubblicità (è a disposizione dei vari san Tommaso in circolazione). La domanda è: ma cosa pubblicizzano? Provate a entrarci nel sito. Una prima videata vi dirà: sito in aggiornamento. Se poi andate su un motore di ricerca google e riuscite miracolosamente a entrare (come sono riuscito a fare) trovate aggiornamenti fermi al 26 gennaio 2008, notizie su Prodi & C. e – tra le altre cose – l’organigramma. Ebbene ci compaiono ancora, tra gli altri Francesco, Marinella e Alessio De Grano, (vicinissimi a Prodi). Francesco e Marinella furono indagati da De Magistris e sono anche vicini-vicini all’indagato Governatore della Regione Calabria, Agazio Loiero, a sua volta vicino-vicino a Romano Prodi. Il presidente del Laboratorio è Sandro Gozi, campione di squash con eterno sorriso a “32-denti-32”e capogruppo del Pd alla Camera nella Commissione per le politiche comunitare. La mail – indicata sul sito del Laboratorio – presso la quale contattarlo è gozi_s@camera.it. Io l’ho fatto alle ore 14.40 del 4 marzo. Il telefono è 06/67608663, che poi è il suo diretto alla Camera. Una perfetta adesione tra cariche pubbliche e interessi politici privati. Da quel primo contatto telefonico sortirà un’intervista che leggerete la prossima settimana.
Il coordinatore del Laboratorio è il palermitano Riccardo Hopps. Il primo dubbio che ti assale è che possa essere parente del ramo della famiglia siciliana Hopps in affari con Totò Cuffaro e i suoi fratelli (per la cronaca: gli imprenditori Giacomo e Fabio Hopps, 61 e 53 anni, il 18 dicembre 2008 passarono uno “splendido” Natale, riconosciuti colpevoli di truffa ai danni dello Stato dal Tribunale di Palermo. Non so se è stato proposto appello e, per correttezza dell’informazione, prego chiunque lo sapesse di integrare o rettificare questa notizia).
Ho chiesto lumi sull’eventuale parentela direttamente a Riccardo Hopps via mail e questa è stata la sua risposta testuale di cui prendo atto: “Per quanto riguarda i legami di parentela con Giacomo e Fabio Hopps, posso confermarle che in comune abbiamo solo il cognome, e non vi sono attualmente – e nemmeno vi sono mai stati – contatti e rapporti diretti, indiretti o per interposta persona, di natura professionale o di qualsiasi altro genere, tra me e le persone da Lei menzionate, e men che meno tra queste e l’associazione della quale sono Segretario”.
In una seconda mail aggiungerà e preciserà: “ Come Le ho già detto l’unico legame che può essere riscontrato, tra me e le persone da lei mensionate, è l'origine comune. L'unico Hopps che dall'Inghilterra, nei primi dell'800, si trasferì in Sicilia iniziando una attività vitivinicola in proprio. Siamo, pertanto, discendenti - come sottolineato da Lei - di due rami dell'unico ceppo comune (quindi, come detto nella precedente email abbiamo solo il cognome in comune). Del resto dopo 200 anni e passa, capisce bene, che non intercorre nessun grado di parentela diretto”.
Tra i tanti soci del Laboratorio Democratico Europeo compare anche Pietro Macrì (si veda post scriptum), che se vi andate a rileggere le prime righe di questo post è quell’uomo sul quale la Procura di Catanzaro (o, molto meglio, De Magistris) voleva scavare per sapere se e come, con la famiglia De Grano, avesse contribuito a supportare la campagna elettorale di Prodi e Gozi. Ma sul nome di quest’uomo mi fermo e continuerò, come promesso, lunedì prossimo, 16 marzo, con tutte le novità su questo personaggio e le misteriose “commesse investimento”, oltre a documenti esclusivi. Curiosi eh….Bene e allora seguitemi.
E come dicono sempre gli americani 3. to be continued
POST SCRIPTUM NON DOVUTO MA SEGNO DI TRASPARENZA E DEONTOLOGIA:
iL 27 GENNAIO 2012 i giudici della Corte d'appello di catanzaro hanno emesso una sentenza su caso Why Not (rimando al mio post del 1° febbraio 2012) Ebbene, il dispositivo della sentenza prevede per l’ex presidente della Regione Calabria Loiero Agazio la condanna a un anno di reclusione per abuso d’ufficio. Condannato anche il suo capo di gabinetto Nicola Durante nell’appalto sul censimento del patrimonio immobiliare della Regione. I giudici, riconoscendo le attenuanti generiche, li hanno condannati a un anno oltre alla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. La condanna, comunque, è stata sospesa. Peggio è andata ad Antonio Saladino condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione (in primo grado gli erano stati inflitti 2 anni). L’ex leader calabrese della Compagnia delle opere è stato ritenuto colpevole di associazione per delinquere (ipotesi da cui era stato assolto in primo grado) insieme a Giuseppe Antonio Maria Lillo, condannato a due anni (in primo grado aveva avuto 1 anno e 10 mesi). Per Saladino è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena. Inoltre gli è stato revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena. È stata diminuita di un mese la condanna per Antonio La Chimia che dovrà quindi scontare un anno e 9 mesi. Per l’ex presidente della giunta calabrese Giuseppe Chiaravalloti è intervenuta santa-prescrizione per il capo d’accusa relativo al progetto “Ipnosi” (i sostituti procuratori Massimo Lia ed Eugenio Facciolla avevano chiesto una condanna a un anno e 6 mesi). Assolti Pietro Macrì e Vincenzo Morabito che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a 9 mesi e a 6 mesi. Confermate le condanne in primo grado nei confronti di Francesco Saladino (4 mesi) e Rinaldo Scopelliti (1 anno). Assolti anche in appello l’ex assessore regionale Gianfranco Luzzo, Tommaso Loiero (fratello di) , Franco Nicola Cumino, Pasquale Anastasi, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio. « L'impianto accusatorio è stato confermato. Siamo pienamente soddisfatti per la sentenza, anche perché è stato riconosciuto il reato associativo per alcuni degli imputati, così come avevamo chiesto nel nostro appello. I giudici hanno aggiunto altre condanne a quelle di primo grado e questo riteniamo che dimostri come la tesi dell'accusa è stata sostanzialmente accolta»: il sostituto procuratore generale Massimo Lia, ha commentato così il dispositivo della sentenza.