Non ci crederete ma la Commissione parlamentare antimafia – zeppa di ben “49 rappresentanti 49” alla faccia della necessità, tanto sbandierata, della snellezza negli apparati politici – ha cominciato a lavorare. In maniera balbettante e con straordinari siparietti del miglior cabaret, ma ha cominciato. Senza – questo è chiaro – che qualcuno, tantomeno i giornalisti, se ne sia accorto. Del resto, cari amici di blog, che volete: in Italia le mafie non sono mica un problema!
Io – che sono per natura e vocazione un rompi…beep! … – le carte di tutte le sedute finora sostenute me le sono andate a leggere: una per una e condividerò con voi alcuni passaggi che ritengo interessanti (per serietà o per comicità).
Chi fosse interessato – e lo dico soprattutto agli insegnanti che invece di far studiare mille volte la storia dei Fenici bene farebbero a soffermarsi sulla storia contemporanea – può leggere però tutti i resoconti della nuova commissione parlamentare antimafia al seguente indirizzo: http://www.parlamento.it/Bicamerali/antimafiaxvi/6170/6190/sommariostenograficibicamerali.htm
Dunque la Commissione parlamentare ha cominciato i lavori. Meglio, comunque, di quanto accade nelle inutili e dispersive commissioni regionali antimafia. Quella siciliana blatera mentre la Calabria – come (quasi) sempre – è al primo posto nell’inutilità delle scelte amministrative. Ha ben due commissioni la Calabria di Loiero Agazio e di Bova Giuseppe: una per la giunta e una per il consiglio. Nessuno sa cosa facciano questi doppioni, ma intanto continuano a foraggiare consulenti.
L’ultima consulenza è datata 26 gennaio 2009: con il decreto 493 sono stati erogati 4.465 euro per tre mesi a una esimia dottoressa addetta alla Consulta antimafia, che dipende dalla Giunta. La commissione regionale calabrese – che invece dipende dal Consiglio – ha fatto la bellezza di 14 sedute dal 21 luglio 2005 al 2 dicembre 2008 durante le quali si è sfiancata in una fatica di Sisifo che ha partorito ben 3 tra progetti e disegni di legge.
La commissione antimafia siciliana ha fatto di meglio, ma solo nei numeri, non certo nella qualità: 12 sedute dal 2 luglio 2008 al 9 gennaio 2009. Meglio tacere sui componenti sia calabresi che siciliani.
Ma in questo caso emulano la Commissione parlamentare nazionale. Certo non siamo ai livelli della Commissione della scorsa legislatura – piena zeppa di indagati o condannati in via definitiva – ma anche in questa non mancano indagati e personaggi chiacchierati. Sarà inoltre una mia fissa ma a scorrere l’elenco dei componenti sento un acre e persistente odore di massoneria.
Vi chiedo – cari amici di blog – a vostro giudizio la massoneria può conciliarsi con una commissione antimafia? Secondo me come il diavolo e l’acqua santa, come Totti e la Lazio o come Paolo Maldini e l’Inter. Ma sarà sicuramente una mia fissa, che ne dice presidente Beppe Pisanu?
Bene, andiamo ai lavori della Commissione per la quale – da tempo – ho lanciato una provocazione: ma serve ancora? (Andatevi a rileggere il post che ho scritto su questo blog il 5 agosto 2008).
Come me sembra pensarla (e la cosa mi inquieta molto) anche Antonio Di Pietro (Idv) che, non a caso, nella seduta del 9 dicembre 2008, chiede al presidente Pisanu di “individuare da subito ciò di cui ci dobbiamo esattamente occupare, evitando di produrre ancora documentazioni che potremmo trovare in qualsiasi libreria giuridica o che sono copiosamente presenti all’interno degli archivi della Commissione”.
E – nel vortice del decisionismo – Di Pietro fa una proposta che sposo appieno (anche questo mi inquieta molto): istituzionalizzare il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione, affidandogli specifiche attività di accertamento. Bene, bravo, bis.
Giuseppe Lumia (Pd) – forse uno dei pochi in quella Commissione che ha qualcosa da dire e da insegnare – ha spiattellato cinque temi di quelli su cui si misurerà davvero la capacità di proposta della Commissione: 1) riduzione del numero delle stazioni appaltanti; 2) un conto corrente dedicato per tracciare i flussi finanziari degli imprenditori che si aggiudicano le opere pubbliche; 3) un’agenzia (snella) dei beni confiscati alle mafie; 4) un testo unico delle norme antimafia; 5) lotta al riciclaggio. Chiaro e condivisibile no?
Di rilievo la stoccata inferta dall’ex prefetto Achille Serra, ora deputato Pd dopo essere stato di Forza Italia nella XIII legislatura (non c’è che dire, la coerenza è la virtù della gente comune, non dei politici) a chi sta mettendo i bastoni tra le ruote al prefetto di Latina (il bravo Bruno Frattasi) che ha chiesto lo scioglimento del Comune di Fondi (bene, bravo, bis e per chi fosse interessato può rispolverare il post che ho dedicato il 28 gennaio alla mafia nel Lazio e le mie puntate di "Un abuso al giorno", scaricabili via podcast, su Radio24; la prossima, con ospiti l’assessore regionale alla Sicurezza nel Lazio, Daniele Fichera, il membro dell’Osservatorio regionale sulla criminalità Edoardo Levantini e il presidente del Mercato ortofrutticolo di Fondi, Giuseppe La Rocca, la manderò in onda venerdì 27 febbraio come sempre alle 6.45 e in replica alle 20.45).
Una cosa è certa – per dirla con l’onorevole Luisa Bossa (Pd) – il tempo dello studio è finito. Coraggio allora, animo e via con un Testo Unico antimafia che dia la possibilità, a esempio, di evitare lo scempio che porta a utilizzare ben 50 leggi prima di procedere alla confisca di un bene.
Dopo 95 relazioni di maggioranza e 17 di minoranza dal 1962 a oggi è ancora tempo di studiare in Commissione? A me non pare proprio, così come credo che sia giunto il momento di indirizzare la bussola al Nord, dove le mafie investono da decenni e dove stanno preparandosi (a suon di morti ammazzati) alla grande mangiatoia di Expo 2015 (ma il sindaco di Milano Letizia Moratti non sembra accorgersi che la mafia investe in Lombardia).
Ma molte di queste riflessioni non sono solo mie. A farle – e questo non solo mi inquieta ma mi fa inorridire – è stato anche un deputato 42enne della Lega Nord, eletto in Piemonte. Si chiama Gianluca Buonanno. Nella foto della Camera si è fatto immortalare con il vestito della Prima Comunione e con l’immancabile fazzoletto “verde ramarro spiaccicato sull’autostrada” al taschino. Buonanno si è reso protagonista di un memorabile siparietto (con un tema finale però condivisibile) con il senatore Carlo Vizzini del Pdl e con un paio di altri membri della Commissione. Un siparietto che propongo agli autori di Zelig pregandoli di metterlo in scena nella prossima edizione: credetemi Ale e Franz o Ficarra e Picone non saprebbero fare uno sketch migliore.
E’ talmente bello – ed è una di quelle cose che non troverete mai nei giornali – che ve lo ripropongo paro paro, sottolineando le parti (a mio giudizio) da non perdere.
Premessa: lo sketch – pardon il dialogo – è del 3 dicembre 2008.
SKETCH “ANTIMAFIA CIRCUS!”
BUONANNO. ..Per quanto mi riguarda, voglio fare un intervento molto diverso rispetto a quelli dei miei colleghi, perché sono sinceramente deluso da questa
Commissione. Sono un giovane parlamentare alla prima esperienza e da quindici anni faccio il sindaco in una città` del Nord. Vengo in questa sede e, per la quarta volta…
GARRAFFA. Ma ha un cognome del Sud.
BUONANNO. Sarà un cognome del Sud, ma sono nato al Nord…
GARRAFFA. Ma non e` un’offesa.
BUONANNO. Io non sono offeso. Sono anche contento di avere sangue del Sud. Però sono del Nord. Cosa devo dirle, che sono del Sud?
(Commenti del senatore Garraffa). Lei che cognome ha? Che me ne frega! Non lo so. Cosa c’entra con il mio intervento?
PRESIDENTE. Prego, vada avanti.
TASSONE. Fa perdere tempo.
BUONANNO. Non sono io che sto perdendo tempo. Io volevo fare l’intervento. Mi chiamo Buonanno e sono contento di chiamarmi così.
VIZZINI. Ora siamo al buon Natale!
BUONANNO. Faccia le battute. Lei e` uno della Prima Repubblica. Pensi alla sua Repubblica che io penso al mio intervento.
VIZZINI. Io ci penso sempre.
BUONANNO. Io sto parlando. Visto che e` del Partito socialdemocratico
VIZZINI. Sono desideroso di sentirla parlare. Svolga il suo intervento, che ci sta facendo perdere tempo.
BUONANNO. Io non sto facendo perdere tempo. Sono stato interrotto. Lei dice: «buon Natale». Pensi alla Prima Repubblica …
VIZZINI. Ha detto sei volte che si chiama Buonanno. Ci prende per stupidi?
BUONANNO. … e a quel che ha fatto il suo Partito.
VIZZINI. Presidente …
BUONANNO. Pensi a quello che ha fatto il suo Partito nella Prima Repubblica.
VIZZINI. Signor Presidente, sull’ordine dei lavori …
BUONANNO. Ci pensi …
VIZZINI. Signor Presidente …
BUONANNO. … e ci rifletta bene.
VIZZINI. Sull’ordine dei lavori. Credo che non siamo …
PRESIDENTE. Senatore Vizzini, le darò la parola dopo che il collega avrà finito il suo intervento. Non si può interrompere un intervento in corso.
BUONANNO. La ringrazio. Io non avevo interrotto nessuno. Se uno mi istiga, io rispondo. (Commenti del senatore Garraffa). E poi non mi sono offeso. Ho solo risposto, punto.
PRESIDENTE. Ma non e` accaduto nulla.
BUONANNO. Uno parla e dice «buon Natale». Ma pensa per casa tua! Cosa cavolo vuoi da me?
VIZZINI. Mi dia del lei, perchè non ci conosciamo.
BUONANNO. Ma che me ne frega! Ti do del tu come lo do a Gesù Cristo. Ti do del tu e ti dico …
VIZZINI. Non e` il caso che Gesu` Cristo venga invocato da un signore che prende la parola in quest’Aula. Lascerei in pace Gesù e la Chiesa.
PRESIDENTE. Colleghi, non lasciamoci prendere la mano da battute più o meno …
BUONANNO. Mi dica che cosa doveva dire il senatore Vizzini al quale non frega niente di ciò che devo dire io.
PRESIDENTE. Lei prosegua …
VIZZINI. Mi vuol forse interrogare?
PRESIDENTE. Ho impedito al senatore Vizzini di parlare, ma lei prosegua nel suo intervento.
BUONANNO. Mi scusi, signor Pisanu, se l’avessi chiamato «Pisanello» si sarebbe arrabbiato?
PRESIDENTE. No.
BUONANNO. Mi dice «buon Natale»: ma che cavolo vuoi da me?
PRESIDENTE. Guardi …
BUONANNO. (Rivolto al senatore Vizzini). Non so neanche chi sei. So che sei uno della Prima Repubblica. Pensa a casa tua.
PRESIDENTE. Usi un linguaggio rispettoso nei confronti della Presidenza, della Commissione e di ogni singolo collega, altrimenti le impedisco di parlare. Lei deve essere rispettoso di se stesso e di tutti.
BUONANNO. Ci mancherebbe.
PRESIDENTE. E deve avere per tutti i colleghi lo stesso rispetto che pretende per lei.
BUONANNO. Se quello mi dice «buon Natale» e mi prende in giro…
PRESIDENTE. «Quello» e` un collega. Il senatore Vizzini e` un collega che merita il mio e il suo rispetto.
BUONANNO. Ma se mi dice «buon Natale» e mi prende in giro! Lei l’ha sentito o non l’ha sentito? Ma non lo so.
VIZZINI. Ritiro il «buon Natale».
MARITATI. Può darsi che lo stesse dicendo …
BUONANNO. (Rivolto al senatore Maritati). Non dica anche lei cose che non stanno ne´ in cielo ne´ in terra. Adesso svolgerò il mio intervento. Cosa devo dire? Mi dispiace. Siamo sotto Natale. Vorremmo essere tutti felici e contenti.
VIZZINI. Natale. L’ha detto lui!
BUONANNO. Madonna santa, dove sono finito…Mi auguro che questa Commissione, al di la` del suo autoreferenzialismo, oltre a parlare di determinati argomenti, dia segnali importanti al Paese. Cio` significa che non si deve parlare solo di Calabria, Sicilia, Puglia e Campania, che sono purtroppo le Regioni che più` subiscono questi fenomeni. Dobbiamo ricordare, infatti, che questi personaggi fanno i loro investimenti al Nord. Pertanto, poichè il Nord subisce certe situazioni, è giusto che anche al Nord si diano determinate risposte. Penso che la sua lunghissima esperienza (l’ultima e` stata quella di Ministro dell’interno) possa essere efficace per dare dei segnali. Tuttavia mi sembra che oggi, per dirla con linguaggio calcistico, visto che ho fatto il calciatore per sedici anni, stiamo ancora facendo un allenamento molto blando. Io sono abituato in un’altra maniera e credo che, se questa commissione cambiasse il ritmo e cominciasse ad operare in modo più` fattivo, concreto e molto più frenetico, forse riusciremmo a dare qualche segnale, altrimenti restano solo belle parole. Certo, in Commissione nessuno verrà a dire che è a favore della mafia, che e` contento che esista la camorra e che spera che queste organizzazioni criminali facciano buoni affari. E` evidente che tutti dicono che sono contro le mafie e che bisogna agire, ma siccome e` dal 1946 che il Paese viaggia in questa maniera, e` evidente che bisogna cambiare qualcosa.
Fine dello sketch: applausi, ovazione, standing ovation please….richiesta del bis
Mai avrei immaginato nella mia vita di essere d’accordo con un leghista-meridional-battutista (il mio ribrezzo aumenta) ma va dato atto che il punto è proprio questo: dove sono finiti tutti i parlamentari che lavorano nella Commissione parlamentare antimafia? A Zelig Circus?
La risposta non la attendono loro – che male che vada avranno argomenti da spendere per incolparsi l’un con l’altro per l’ennesimo fallimento della politica parolaia – ma noi italiani.
Una risposta che deve arrivare e in fretta anche perché tra un indagato e un altro che siede in Commissione (l’ultimo è il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta, per le vicende napoletane legate all’imprenditore Alfredo Romeo) s’avanzano strane proposte.
Come quella del deputato calabrese Mario Tassone (Udc), che nella seduta del 18 dicembre 2008, invece di pensare ai guai del suo partito e della sua regione, alle prese con una commistione impressionante tra malapolitica, ‘ndrangheta e massoneria deviata, non ha trovato niente di meglio che proporre una riflessione sul “pieno fallimento” (testuale) della Dia (la Direzione investigativa antimafia) e della Dna (la Direzione nazionale antimafia).
Qualcuno sarà contento di sapere che ci sono onorevoli che avanzano tali geniali proposte. Quel qualcuno, anzi quei tanti destinatari di tali encomiabili parole, non oso nemmeno nominarli. Non per paura ma per dignità. Quella che manca a molti componenti delle Commissioni antimafia.
roberto.galullo@ilsole24ore.com