Cari amici di blog state bene? Vi sono mancato? Posso immaginare…Buon anno a tutti, a cominciare dagli amici calabresi.
Ma si lo avrete capito: ho un debole per la “forte debolezza” della Calabria, che ha generato la mafia più pericolosa al mondo ma gli italiani – bah! – fanno finta di nulla ed è per questo che batto come un fabbro sull’argomento.
Amo i calabresi (meglio: le calabresi) e detesto (quasi) tutti i politici locali. Considero questa terra il peggior laboratorio politico immaginabile in Italia: ‘ndrangheta, malamministrazione, cattivi professionisti, imprenditoria arraffona e massoneria deviata si sposano in questa terra come in nessun’altra parte e questo intreccio criminale raggiunge l’orgasmo onnipotente nelle stanze del potere della (cattiva) politica.
Bene: se la Calabria è una terra laboratorio del peggio del peggio della politica nazionale, Lamezia Terme – in questo momento – è l’ombelico calabrese.
Ma sì, vi avevo promesso che mi sarei avvicinato al doppio appuntamento di domani in Calabria – a Lamezia nel processo Pasquale Giampà e altri e a Reggio per la causa De Masi contro le banche – e mantengo le promesse. Sempre. E chi mi segue anche sul giornale o su Radio 24 lo sa e sa che non guardo in faccia a nessuno (a proposito: dal 19 gennaio abbandonerò per libera scelta, pur contrastata dal direttore, la trasmissione “Guardie o ladri” per concentrarmi meglio sull’appuntamento quotidiano “Un abuso al giorno” alle 6.45 e in replica alle 20.45; il sabato doppio appuntamento alle 19.30).
Lamezia dicevamo. Per capire come stanno le cose in quel comune consiglio a tutti la lettura dell’ordinanza della Procura della Repubblica di Salerno (reperibile facilmente su Internet).
Alle pagine 365/366 c’è un passaggio illuminante. Il 4 dicembre 2007 il Pm Luigi De Magistris escusso dai colleghi di Salerno fa una riflessione che vi riporto testualmente. “E’ sorprendente che pur essendo Lamezia Terme uno dei centri di affari economici più ricchi della Calabria la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro non sia mai riuscita a penetrare nei meccanismi del riciclaggio del denaro sporco”.
Sorprendente? Ma no…Considero De Magistris – per averlo conosciuto personalmente e averlo praticato per le mie inchieste in Calabria ma se leggerete l’ordinanza di Salerno troverete le ambiguità e le schifezze dei giornali e dei giornalisti di mezza Italia tranne che del Sole-24 Ore e di chi vi scrive le cui inchieste, anzi, sono citate in alcune intercettazioni come inchieste scomode e lo dico solo perché i più giovani sappiano che la correttezza e la schiena dritta pagano sempre – un buon magistrato ma un po’ ingenuo. Ha voluto espandere le sue inchieste quasi fino a toccare il cielo: così facendo si è trovato un pugno di mosche in mano. Peccato!
Quella frase su Lamezia la sottoscrivo e la firmo mille volte. Certo, se leggerete tutti i nefasti intrecci descritti nell’ordinanza di Salerno tra politici e magistrati…qualche idea sul perché la Dda di Catanzaro dorma ve la farete anche voi! Piccolo test per i non udenti: l’omicidio Longo – a esempio – perché è in mano alla Procura ordinaria di Lamezia e non alla Dda? Che sia un omicidio di mafia lo sa anche un bambino rintronato da 10 ore di “Buona Domenica” o “Domenica In”!
Ma veniamo a domani, 9 gennaio, data che potrebbe cambiare il calendario calabrese. Mi aspettavo una reazione della società lametina e in qualche modo – a dispetto del silenzio sul probabile fallito attentato al giudice Pino Spadaro e/o al pm Gerardo Dominijanni – c’è stata.
Scrive, a esempio, al mio indirizzo di posta del giornale (non è un segreto: r.galullo@ilsole24ore.com) l’imprenditore Roberto Molinaro (che ha “mille” volte denunciato estorsori e criminali): “ Non corrisponde al vero che Rocco Mangiardi è stato il primo a denunciare un boss di Lamezia Terme. Questo triste primato spetta (ovviamente non ne sono contento od orgoglioso) al sottoscritto. Anzi per quanto concerne la famiglia Giampà il sottoscritto sin dal 1985 (avevo 21 anni) ebbe a pignorare la casa di personale abitazione della madre (Carnovale Vincenza) e cioè dove è nato il boss Pasquale Giampà e i suoi cari fratelli (alcuni oggi in galera). Il sottoscritto nel 2008 si è fatto nominare custode giudiziario ottenendo ordinanza di sgombero del fabbricato”.
Ora, detto che tale “corsa al primato” fa piacere, va anche ribadito che Mangiardi è il primo piccolo imprenditore che riesce a inchiodare uno Giampà in un’aula di Tribunale: resta da vedere l’esito. Per domani non escludo sorprese e qualche idea scioccante in testa mi frulla (ve la racconterò nei prossimi giorni perché spero che non si avveri). Gli avvocati mille ne fanno e un miliardo, purtroppo, ne pensano!
Molinaro ha anche lasciato un durissimo commento al mio precedente post. Non su ciò che ho scritto, sia chiaro, ma sugli intrecci tra Procuratori, avvocati e imprenditori lametini (andatevelo a vedere: è pazzesco ciò che racconta Molinaro)
E, sempre a esempio, mi scrive Salvatore Cittadino, a capo di Confcommercio lametina: “Ciao Roberto, ho letto i tuoi articoli che descrivono sempre più nitidamente la realtà di Lamezia Terme, anche se, in merito alla politica ci sarebbe tanto da dire, contro la ‘ndrangheta si deve agire e non fare parate”. Anche lui ha denunciato Pasquale Giampà.
Ma siccome mi piace sparigliare le carte, oggi vi racconterò un altro punto di vista.
Dovete sapere, infatti, che la cosca Giampà-Torcasio a Lamezia è in disgrazia. I Torcasio sono stati praticamente eliminati in un modo o nell’altro e oggi di loro rimangono i picciotti di giornata e i giovani della famiglia che si spera intraprendano un nuovo corso. Il professor Giampà è in galera e la famiglia non se la passa tanto bene. Questo non vuol dire che siano spariti dalla circolazione. Ma il momento – diciamo – non è propizio per le loro fortune.
Fantastico, direte voi, la ‘ndrangheta a Lamezia si è indebolita. No, no, no: nulla di più sbagliato. E’ più forte di prima e gli investimenti milionari su questa capitale mancata della Calabria fanno gola come può far gola una giovane sposa a un marito uscito dal carcere dopo 10 anni di astinenza nelle patrie prigioni!
“Oggi c’è una famiglia che agisce nell’ombra – ha continuato il buon Molinaro nella chiacchierata che abbiamo avuto alcuni giorni fa mentre la figlia gli prosciugava il conto in banca con continui giri in giostra – ed è la famiglia Iannazzo”. Contro cui Molinaro ha un lungo contenzioso: denunce continue che – chissà perché – non arrivano mai a un punto conclusivo. Punto di vista personale, il suo.
Comunque – mi ha raccontato una pulce loquace – difficilmente alcune inchieste sulla famiglia Iannazzo arriveranno a conclusione in tempi brevi. Storie di giustizia a orologeria verso una sola cosca per “far finta” di colpire la ‘ndrangheta nella sua interezza? O storie che riguardano anche denunce al Csm nei confronti di alcuni magistrati lametini? O ancora storie di procedimenti disciplinari pendenti e possibili? Chi vivrà vedrà.
Intanto, se vi andate a vedere la “mitica” ordinanza di Salerno, troverete a pagina 65 che della Finefood srl era socia accomandante Iannazzo Caterina, che se non sbaglio (l’ordinanza è scritta cripticamente sul punto) è figlia di Vincenzino Iannazzo. Chi è costui? Ce lo spiega un’informativa del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Lamezia: “Quest’ultimo secondo informazioni di Polizia e atti processuali è considerato capo indiscusso dell’omonima consorteria criminale di stampo mafioso operante in questo territorio”
Perché è così importante questa Finefood? Perchè un’altra socia era Caterina Merante, principale teste del processo Why Not. Giudizio personale: non credo che Merante fosse così contenta di avere questa socia. Che qualche altra manina l’abbia imposta (visto che non è un reato)? A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca diceva Giulio Andreotti, uno che ne ha viste di cotte e di crude
Insomma: la famiglia Iannazzo (che hanno una passione per l’imprenditoria, l’avrete capito) è viva e vegeta e lotta insieme a loro. Loro chi? Ma coloro i quali vogliono far cadere il peso della Giustizia innanzitutto sulla cosca Giampà-Torcasio, lasciando in fase di stallo gli antagonisti. E intanto gli affari galoppano.
E in questo allegro clima continuano a piovere soldi sulla città, come quelli che fanno riferimento al Consorzio Tecnesud, annunciato poche settimane fa in loco, in pompa magna, squilli di tromba, fanfara, ricchi premi e cotillons nientepopodimenoche dal ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola, alla presenza di Sua Onnipresenza Pino Galati, transfuga Udc, ora deputato del Pdl, uno dei boss politici più potenti della Calabria, con il quale Luigi De Magistris ha un lungo conto in sospeso. Un deputato temuto e riverito da tutti, uno che parla il dialetto alternando di tanto in tanto qualche parola di italiano ma che ha un grande naso. Per gli affari. Dei calabresi. Come Tecnesud, ma di questo scriverò nella prossima puntata. Ogni promessa è debito.
roberto.galullo@ilsole24ore.com