Quando leggerete questo post mancheranno poche ore ad una nuova parata di falsi sorrisi e finte lacrime di Stato e Istituzioni. O magari ne saranno passate già parecchie di ore, se doveste leggerlo a distanza di giorni dal 16 ottobre 2008.
Vi dice niente la data del 16 ottobre 2005? A me parecchio. Ai calabresi di più. Agli italiani di meno. Alla politica zero camuffato da infinito. Ma andiamo con ordine.
Avevo da pochissimi giorni deciso di lasciare il mio ruolo di caporedattore (non senza rimpianti) di comune accordo con un grande direttore come Ferruccio de Bortoli che aveva digerito prima e assecondato poi il mio desiderio di fare altre esperienze nel giornale.
Cari lettori starete pensando: “e a noi che ce frega?” Niente, zero carbonella come amiamo dire noi romani, ma di lì a poco fui catapultato in una lunghissima serie di inchieste in Calabria a seguito dell’omicidio – appunto il 16 ottobre 2005 – di Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale calabrese, freddato da poveri cristi in mano alle cosche della ‘ndrangheta in un seggio di Locri dove stava votando per le primarie dell’Unione (coalizione politica di cui gli italiani avvertono la mancanza quanto un nero americano avverte la necessità di applaudire un discorso del Ku-Klux-Klan).
Ebbene: a distanza di tre anni nessuno sa perché Fortugno fu ucciso anche se qualche pesciolino è stato preso mentre già agonizzava senza acqua e un consigliere regionale è stato arrestato (quello che, guarda caso ha preso il posto di Fortugno in Consiglio). Ipotesi: tante. Certezze: nessuna. Speculazioni: tendenti all’infinito.
E così il 16 ottobre 2008 a Locri si riuniranno politici nazionali e locali pronti a sfoderare sorrisi di circostanza, discorsi struggenti della serie “se ne è andato il migliore di tutti (voi, sottinteso)”, strette di mano e lacrimucce appena accennate, pronte a sparire quando i papaveri della partitocrazia romana e locale risaliranno nelle auto blindate per raggiungere le stanze dei bottoni.
Ma questo 16 ottobre sarà diverso. Intanto perché nell’Asl di Locri dove lavorava Francesco Fortugno e sua moglie Maria Grazia Laganà – udite udite anzi leggete leggete – non è cambiato nulla. Ma sì proprio quella Asl che molti ritengono essere stata in qualche modo la causa di quella morte violenta, funziona come prima nonostante le assicurazioni del Governatore Agazio Loiero che un giorno sì e l’altro pure ripete che nella sanità calabrese le cose cambieranno, soprattutto dopo essersi liberato di una gentildonna come l’ex assessore Doris Lo Moro. Certo che cambiano le cose: in peggio. Cito fonti ufficiali, così come dovrebbe fare ogni (buon) giornalista per non essere accusato di partigianeria o disinformazione, cosa in cui sono specializzati i cattivi politici calabresi che amano una stampa asservita: 1) La Corte dei conti, sezione regionale di controllo per la Calabria nella deliberazione n.179 del 19 giugno 2008 scrive testualmente: “Il commissario straordinario dell’Asl di Locri non ha proceduto alla compilazione e presentazione, nei termini previsti dalla legge regionale n.43/96 dei bilanci di esercizio e della annessa relazione per gli anni 2004 e 2005. La Regione Calabria ha omesso di svolgere i necessari controlli sostitutivi rispetto alla mancata predisposizione dei bilanci di esercizio…e il collegio dei revisori ha omesso di segnalare al direttore generale e alla Giunta regionale la grave irregolarità nella gestione…Tale situazione non sembra mutata nel tempo.”
Basta? Ma no, andiamo avanti con il punto 2). Sul Bollettino ufficiale regionale del 16 agosto la delibera di Giunta 457 adottata il 7 luglio ha il seguente oggetto: “Asl di Locri n.9 – Non approvazione della deliberazione n.295 del 22/4/2008”. Sapete cosa non ha approvato la Giunta? Ve lo dico io: il bilancio 2007 dell’Asl di Locri signori! A una prima occhiata il buco di bilancio è di 19 milioni.
Ebbene voi penserete: in una Asl in cui – come ha dimostrato tre anni fa la commissione Basilone – abbondano figli, parenti e amici di boss e migliaia di assunti, si porteranno i libri in Tribunale! Niente di più sbagliato come dimostra il punto 3). Si continua invece ad assumere come testimonia la delibera della regione n.434 del 23 giugno 2008 pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione il 16 agosto 2008 a pag 24474 : 32 tra dirigenti, tecnici e infermieri a tempo indeterminato. Evviva: mancava effettivamente un po’ di personale!
E negli ospedali della locride si continua a morire: ne sa qualcosa la famiglia dell’imprenditore Alfonsino Bova, morto pochi giorni fa nel reparto di urologia di Locri apparentemente senza un perché (l’ennesima, inutile commissione interna cercherà di appurarlo).
Se la salute dell’Asl di Locri e della Calabria tutta è pessima, non meglio se la passa la famiglia Laganà-Fortugno. No, non mi riferisco alla accusa di truffa ai danni dello Stato per una fornitura di farmaci che grava sull’onorevole Maria Grazia Laganà vedova Fortugno, ex direttrice dell’Asl stessa. Quella è storia vecchia (del 27 febbraio 2007) che non ha certo impedito alla signora di rimanere nella scorsa legislatura nella Commissione parlamentare antimafia (che ribadisco, è sempre più inutile come ho avuto modo di scrivere in questo blog).
No, la cosa bella è che dopo il blitz che il 13 ottobre ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Gioia Tauro, del suo vice, del sindaco di Rosarno e di un manipolo di mafiosi buoni come il caffè servito in carcere a Michele Sindona, si scopre dalla intercettazioni telefoniche che il fratello dell’onorevole Laganà, Fabio, politico anche lui come tutta la famiglia a partire da padre e zio, si dimena come un matto per far arrivare al sindaco di Gioia, Dal Torrione, primizie sullo scioglimento del Comune di Gioia Tauro. E inoltre assicura un appuntamento allo stesso sindaco Dal Torrione con sua sorella: l’onorevole Laganà in Fortugno. Lo fa con un cellulare intestato alla sorella che per primo al sottoscritto ha dichiarato che lei con questa storia non c’entra nulla e che suo fratello si assumerà la responsabilità di ciò che ha fatto (basta leggere quello che ho scritto sul Sole-24 Ore del 14 ottobre e basta leggere le 371 pagine dell’ordinanza pubblicate su questo sito). Ora mi domando: anche ammesso e concesso che
sia così, ma che gente frequenta il fratello di una vittima di mafia? Vi assicuro che in Calabria anche i muri conoscono le storie delle persone e anche i muri sanno quali sono i politici da frequentare e quali no. Ebbene io stesso – che come ama ripetere il Governatore Agazio Loiero sono un giornalista che non sa nulla di Calabria e meno male che ci pensa lui a conoscerla e amministrarla così bene – sapevo vita morte e miracoli del sindaco Dal Torrione, la cui storia di ordinarie frequentazioni, parentele e attività amministrative sono note anche alle gru del porto di Gioia (guarda caso, ciò che ho scritto è stato acquisito dalla Dda di Reggio Calabria come notizia di reato. Per la precisione Gioacchino Piromalli, della cosca omonima, arrestato anch’esso, iniziò la sua lettera a me indirizzata con le seguenti e rassicuranti parole: “Leggo da anni con attenzione quello che Lei scrive….” e a buon intenditore, poche parole, meglio se scritte perché fanno, secondo loro, più effetto).
Allora ricapitolando e vi lascio con questa riflessione cari amici di blog:
1) nell’Asl di Locri i conti fanno acqua;
2) negli ospedali della Locride e calabresi si continua a morire;
3) il movente dell’omicidio Fortugno è oscuro;
4) la politica calabrese ha rimosso quell’omicidio e continua a essere inquinata e deteriorata quanto e più di prima;
5) la politica nazionale ha cancellato la Calabria dalla sua agenda per non parlare di quella locale (che conta due inutili commissioni e consulte antimafia)
6) gli italiani purtroppo neppure sanno chi è Fortugno e a malapena lo sanno i calabresi;
7) la ‘ndrangheta è sempre più forte in tutta Italia e nel mondo;
8) la famiglia Laganà con la mano destra spande legalità e piange morti in casa e con la sinistra telefona a un amministratore indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma cosa diranno il 16 ottobre politici locali e nazionali, boss e massoni occulti in memoria di Francesco Fortugno? Cosa diranno è superfluo: bastano i finti sorrisi e le false lacrime. Alla faccia della verità e della società civile onesta calabrese.
roberto.galullo@ilsole24ore.com