Amati lettori di questo umile e umido blog, rieccomi a voi con una nuova tappa di approfondimento della relazione della Commissione parlamentare antimafia sul rapporto tra mafia e massoneria.
Per quello che finora ho scritto rimando ai link sotto (oltre che alla ricerca dei servizi sul sito del Sole-24 Ore) e oggi ragiono su un passaggio della relazione che mi ha particolarmente colpito.
La Commissione parlamentare antimafia testualmente scrive che «…l’appartenenza alla massoneria crea un vincolo esclusivo e permanente, che, come avviene in Cosa nostra, si dissolve solo con la morte». Questo ragionamento viene svolto con riferimento a quanto riferito da Francesco Campanella, originario di Villabate (Palermo), sin da giovane si era dedicato alla politica, alla massoneria, aderendo alla loggia palermitana del Goi “Triquetra” ma anche a Cosa nostra, ponendosi al servizio del capomafia Nicola Mandalà che, per un certo periodo, curò la latitanza del boss Bernardo Provenzano.
Lo stesso Campanella riteneva di essere ancora iscritto (in realtà, risulta messo in sonno nel 2003 e depennato nel 2005 proprio a causa delle sue traversie giudiziarie).
Un caso isolato di dichiarazione in tal senso? No.
La Commissione ricorda infatti che ha sentito anche Cosimo Virgiglio, collaboratore calabrese, già più volte ascoltato dai magistrati di Reggio Calabria ai quali aveva reso un ampio resoconto sui meccanismi propriamente massonici.
Davanti alla Commissione parlamentare Virgiglio ha sostanzialmente confermato le sue ampie dichiarazioni, peraltro riportate in diversi ambiti giudiziari. «Tra queste si ricorda, come nota di colore – annota maliziosamente la Commissione parlamentare – che dopo il suo arresto, l’obbedienza lo fece raggiungere in carcere da un avvocato incaricato di dirgli di tacere il nome dei fratelli. Un segreto dunque ancor più valido anche per chi sta dietro le sbarre di un carcere. Anche lui confermava, come Campanella, che il vincolo massonico è perpetuo: si estingue solo con la morte».
A conclusione si legge: «L’ingresso nella massoneria determina un vincolo indissolubile e permanente, non essendo previsto un recesso volontario e l’essere messi in sonno determina una situazione di sola quiescenza, in cui non si partecipa ai lavori ma senza che ciò comporti la perdita dello status; solo per gravi casi è previsto il “depennamento”, che, peraltro, avviene con una cerimonia intrisa di ritualità esoterica e di simbologia di morte… ».
Ebbene, perché ragiono su questo? Proprio perché ieri ho dato conto del fatto che dal 1990 ad oggi le principali 4 obbedienze sondate (e soggette a sequestro della Gdf) in Calabria e Sicilia hanno potuto contare su almeno 17 mila fratelli. Un calcolo sbagliato per difetto per stessa ammissione della Commissione, che si è trovata di fronte ad una situazione impossibile da gestire. E da capire.
Questo vuol dire dunque che ne depennamenti ne assonnamenti né congelamenti né mancati rinnovi né chiamateli come volete, interrompono il vincolo di fratellanza, che è come un diamante: è per sempre. Questo vuol dire, ancora. che il circuito relazionale tra fratelli massoni nelle due regioni (fatto salvo per i decessi) in un quarto di secolo è ancora oggi molto ma molto ma molto più ampio dei 6mila (massimo 7mila) affiliati a fine 2015 e 2016 (a seconda dell’aggiornamento delle singole obbedienze). Tutto legittimo, ci mancherebbe. In Italia la massoneria è legale, viva e sempre più vegeta. Solo che, lo vedremo da domani, quel vincolo che si interrompe di fatto solo con la morte, alla Commissione parlamentare antimafia proprio non va giù perché fa rima con segretezza e segreti.
Vi do un assaggio e poi proseguiamo domani.
Scrive la Commissione parlamentare antimafia: «Quando, nello stesso ambito interno dell’associazione, un sodale non può sapere chi sono le persone con le quali si associa – e ciò perché vige un espresso divieto in tal senso o perché, tramite la subdola tecnica dell’assonnamento, alcuni nominativi di iscritti, che tali rimangono, vengono tuttavia estromessi dagli elenchi -; quando chi aderisce all’associazione nulla deve sapere di ciò che tale adesione comporti, nel corso del tempo, nei “livelli superiori” e quali siano le regole e gli obblighi che da ciò scaturiranno, e per di più in assenza di un diritto di recesso unilaterale (dovendo invece attendere la propria morte o il proprio depennamento per immoralità massonica), appare evidente che ci si muove nel vietato campo del segreto».
A domani guagliò.
3 – to be continued
(per le precedenti puntate si leggano