Rapimento di Aldo Moro/ ‘Ndrangheta coinvolta nella ricerca ma qualcuno dimenticò di ritirare l’ordine – Il clan De Stefano e le armi

Cari lettori di questo umile e umido blog, negli anni ho approfondito con diversi servizi la pista secondo la quale la criminalità organizzata avrebbe avuto un ruolo determinante nel sequestro e nelle successive fasi del sequestro del leader della Dc Aldo Moro.

Nel lungo ma necessario servizio di ieri – al quale inevitabilmente rimando – abbiamo visto affacciarsi sulla scena il profilo dell’imprenditore Luigi Guardigli amministratore della società Racoin (Rappresentanze commerciali industriali) una società a responsabilità limitata, con sede a Roma, in via Clementina 2, con oggetto sociale “Esportazione, importazione e vendita conto proprio di ogni tipo di merce da e per tutti i paesi del mondo”. Racoin, tra l’altro, secondo la ricostruzione della Commissione, si occupava di compravendita di armi per Paesi stranieri; le intercettazioni evidenziarono conversazioni con elementi della criminalità organizzata calabrese e sospetti di coinvolgimento in traffico internazionale di armi. Quest’ultimo scenario è descritto in un rapporto firmato dall’allora tenente colonnello Antonio Federico Cornacchia, a seguito di un’indagine avviata il 29 gennaio 1977 e consegnata alla Procura di Roma.

«Questo Nucleo nel quadro delle indagini relative agli ultimi sequestri di persona avvenuti nel territorio nazionale – si legge in quel rapporto – è  venuto a conoscenza che elementi della mafia calabrese, facenti parte dei clan D’Agostino e De Stefano, sarebbero in contatto con tale Guardigli Luigi […] Lo stesso, nel decorso mese di dicembre, si sarebbe recato ad Archi (Reggio Calabria), per prendere direttamente contatti con elementi della mafia locale e per fornire materiale tecnico (microspia e radioricetrasmittente)».

Nell’audizione del 5 e del 12 ottobre, la Commissione ascolta l’allora tenente colonnello dei Carabinieri Cornacchia, oggi generale in pensione, che all’epoca del sequestro e dell’assassinio di Aldo Moro dal 1977 al settembre del 1979 comandava il Reparto operativo di Roma dei Carabinieri. In seguito è stato alcuni anni al Sismi (vale a dire i servizi segreti militari). Cornacchia nel 2011 ha scritto il libro “Airone 1, Scene da un’epoca” sulle vicende del rapimento, della prigionia e della morte di Moro. Airone 1 era il nome in codice dell’allora tenente colonnello.

Il presidente della Commissione Giuseppe Fioroni (Pd) chiede al generale se gli risultino rapporti tra Guardigli e il clan De Stefano di Reggio Calabria. Guardigli frequentava e conosceva Tullio Olivetti, titolare di un bar frequentatissimo da figure istituzionali in via Mario Fani 109,  proprio la via nella quale avvenne l’agguato che portò il 16 marzo 1978 al rapimento di Moro e all’uccisione dei 5 uomini di scorta.

Cornacchia risponde così: «Per quest’ultimo (verosimilmente riferendosi a Paolo De Stefano, ndr) io chiesi anche la perquisizione, oltre che l’ordine di arresto, ma fu latitante e, quindi, non…Mi ricordo che dei 21 che dovevamo arrestare questo riuscì a non farsi prendere».

Fioroni batte dunque il ferro caldo: «Lei fece richiesta dell’arresto perché riteneva che il De Stefano fosse parte integrante dei traffici di Guardigli?».

Cornacchia non arretra: «Parte integrante. Tra l’altro, Guardigli – che a me, a noi Carabinieri, non riferì alcunché – soltanto al pubblico ministero, dottor Armati, suggerì anche della corresponsabilità di Olivetti in un traffico di armi e anche di munizioni».

Fioroni vuole essere certo: «Quando lei fece la prima tranche di indagine e chiese gli arresti, li chiese, oltre che per Guardigli, anche per De Stefano» e Cornacchia ribadisce: «Anche di De Stefano».

Fioroni prova a concludere: «Quindi, il rapporto tra Guardigli e De Stefano era un rapporto per lei evidente» e Cornacchia lo rassicura sul punto: «Presumo, se le indagini ci hanno portato anche a questa conclusione di chiedere l’arresto, che evidentemente qualche collegamento… Era prova provata. E, se mi consente, anche verificata dal pubblico ministero, che poi emise l’ordine di cattura».

AD APRILE ’78 SI CAMBIA MUSICA

Nel corso dell’audizione Cornacchia ricorderà che magistratura e Governo (per la precisione l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga) ricordavano ad ogni piè sospinto di «fare l’impossibile» per giungere alla liberazione di Moro. Fare l’impossibile  nel rispetto della normativa. Questo impossibile, dirà Cornacchia, «qualcuno l’ha interpretato in un modo forse anche esagerato, per cui non si è sottratto dal servirsi anche di elementi controindicati». Un modo elegante di dire “criminalità organizzata”.

Così è fino a metà aprile 1978 quando improvvisamente si cambia musica.

Dirà testualmente Cornacchia in Commissione: «Cambia musica. Il fatto è che,  questo l’ho constatato io, mentre la mafia è venuta a conoscenza di questa retromarcia verso la metà di aprile, la ’ndrangheta no. Evidentemente, chi gestiva, chi guidava la macchina, il motore, ha inteso avvertire la mafia e non anche la ’ndrangheta. La ’ndrangheta, per quanto io so, erano alcune faide che si erano interessate e si erano dichiarate disposte a lavorare. Le faide sono le varie zone in cui si suddivide la Calabria, quella ionica, quella tirrenica… Ognuna ha il suo capo: quella di Bovalino, quella di Locri, eccetera. Adesso, il perché, il per come, il chi… ».

Già, il perché, il per come, il chi abbia dato quel nuovo ordine – vale a dire stop alla ricerca facendo ricorso anche a fonti legate alle mafie – Cornacchia non può saperlo ma da lui giunge la conferma, oltre che dei rapporti tra persone indagate all’epoca e la cosca De Stefano, anche e soprattutto, che Cosa nostra e ‘ndrangheta vennero attivate, eccome!, nella ricerca di Moro.

E anche un fanciullino sa che le mafie non fanno mai nulla per nulla. Indipendentemente dall’esito del favore che gli viene richiesto. Del resto le mafie sono agenzie di servizi e dunque significa – per essere ancora più chiari – che Cosa nostra ma soprattutto la ‘ndrangheta da quel contatto con lo Stato (deviato e no) hanno avuto la loro bella cambiale da incassare alla bisogna. Fa bene all’anima e allo spirito saperlo, proprio nelle ore nelle quali l’Italia intera piange una grande Servitrice della Repubblica come Tina Anselmi.

Ora mi fermo ma domani si prosegue su questo filone.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued

Per la precedente puntata si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/11/01/rapimento-di-aldo-moro-i-collegamenti-con-la-criminalita-organizzata-e-quel-continuo-via-vai-in-un-bar-di-via-fani/

ma anche

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/04/29/aldo-moro-la-commissione-bicamerale-mandato-per-approfondire-le-piste-di-ndrangheta-e-camorra/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/04/30/caso-moro-il-pm-luigi-de-ficchy-la-banda-della-magliana-sapeva-perfettamente-dovera-la-prigione-dello-statista-dc/

ma si vedano anche

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/03/04/morte-aldo-moro-riesplode-il-mistero-sulla-ndrangheta-in-via-fani-donadio-in-missione-in-calabria-i-racconti-dei-pm-marini-e-ionta/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/03/16/aldo-moro-in-commissione-dinchiesta-esplodono-depistaggi-il-caso-di-brogliacci-scomparsi-e-lo-spettro-di-gladio/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2013/08/07/commissione-dinchiesta-sul-caso-moro1-lallarme-ignorato-del-parlamentare-cazora-sul-ruolo-della-ndrangheta/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2013/08/08/commissione-dinchiesta-sul-caso-moro2-il-boss-saverio-morabito-vuoto-il-sacco-con-pm-e-giudici-sul-ruolo-della-ndrang/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2013/08/09/commissione-dinchiesta-sul-caso-moro3-quel-memoriale-del-boss-francesco-fonti-mandato-da-san-luca-a-roma-per-trattare/

e  anche

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/11/13/sequestro-moro-e-trattative-stato-mafia-di-carlo-quando-i-servizi-segreti-ringraziarono-il-papa-michele-greco/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2009/09/20/esclusivo1-non-solo-navi-dei-veleni-affondate-il-pentito-fonti-tratto-per-la-salvezza-di-aldo-moro/)