Le mire delle logge occulte sui finanziamenti miliardari nell’Area metropolitana dello Stretto di Messina

Una delle parti più interessanti del decreto e perquisizione e sequestro disposto dalla Dda di Reggio Calabria e firmato il 9 maggio dai pm Rosaria Ferracane, Giuseppe Lombardo, Luca Miceli, Stefano Musolino nei confronti di una trentina di indagati nell’operazione “Fata Morgana” è senza dubbio quello riferibile alla futura e futuribile Area metropolitana dello Stretto, a cavallo tra Reggio Calabria e Messina. «Le indagini hanno accertato – si legge infatti nel provvedimento – come il Romeo (Paolo Romeo, avvocato, già condannato in via definitiva a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e per il cui profilo  rimando ai link a fondo pagina, ndr) fosse abilmente e stabilmente orientato a condizionare, interferire e influenzare la progettualità politica ed ai finanziamenti pubblici per la costituenda Area metropolitana dello Stretto; specie tramite la Provincia di Reggio Calabria; ed a tale scopo, egli ha sfruttato un’altra associazione: Cittadinanza attiva, presieduta da un suo storico sodale, Domenico Pietropaolo. Ma tra i più attivi sodali del Romeo, in questa attività, le indagini evidenziano il ruolo di Giuseppe Tuccio, magistrato in pensione (…)…».

Ieri Cittadinanzattiva Calabria ha precisato che «l’organizzazione coinvolta ha usato abusivamente e senza avere titolo un nome da essa registrata e tutelata dalle norme su marchi e brevetti, precisa altresì che Domenico Pietropaolo non è presidente di Cittadinanzattiva Calabria e che non è mai stato aderente di Cittadinanzattiva Calabria. Si riserva di adire le vie legali per l’uso del nome».

Ma andiamo avanti con quanto si legge nel decreto. «(…) Le indagini accertavano, poi, come il Romeo ed i suoi sodali abbiano mostrato una straordinaria capacità d’influenza nei confronti del consigliere provinciale Cara Demetrio e del presidente della Provincia Giuseppe Raffa, al punto che alcuni loro scritti ed iniziativa sono frutto esclusivo delle elaborazioni di Romeo e degli altri suoi sodali (…)».

Va specificato – per diritto di cronaca e correttezza dell’informazione – che tanto l’ex magistrato Tuccio, quanto il presidente della provincia di Reggio Calabria Raffa, legati nell’indagine da una vicenda di acquisto di libri da parte della provincia di cui leggerete sotto, hanno preso le distanze dall’indagine stessa, professando comportamenti limpidi e corretti sui quali non sono certo i giornalisti a doversi esprimere.

Il primo, Tuccio, indagato per corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio, lo ha fatto indirettamente, se vogliamo, attraverso lo sfogo su Facebook del figlio Luigi, che ha scritto: «Leggendo le carte, all’inizio, ho iniziato a ridere, poi invece ho pensato al nostro Paese, agli italiani ed all’improvviso ho preso a tacere (per adesso) ».

Il secondo, Raffa, lo ha fatto con un lungo comunicato stampa diffuso urbi et orbi: «Sono sereno, ritengo di aver sempre operato con correttezza e buona fede, e sono convinto che chiarirò la mia posizione davanti alla Magistratura, nei cui confronti esprimo piena fiducia. Ho ricevuto un avviso di garanzia per una vicenda assolutamente circoscritta, che non ha nulla a che vedere con la grande distribuzione commerciale né con i reati ipotizzati nei confronti di altri indagati. Da cittadino, da politico e da uomo delle istituzioni ho sempre combattuto e continuerò a combattere e ripudiare la ‘ndrangheta. L’avviso di garanzia si riferisce solo all’acquisto, da parte della Provincia, di 200 copie di un volume su “Reggio città metropolitana”, per un importo complessivo di 5.600 euro, da imputare alle spese di rappresentanza dell’ente. Ero e sono convinto che quel testo, frutto dell’appassionata elaborazione intellettuale del magistrato Giuseppe Tuccio, costituisse – in considerazione della qualità dei contributi in esso contenuti, firmati anche da autorevoli accademici – un valido strumento di informazione per la classe dirigente del territorio reggino, impegnata nei processi di costruzione della Città metropolitana. Peraltro, l’acquisto delle 200 copie è avvenuto a un prezzo fortemente scontato rispetto a quello di copertina (28 euro anziché 40, con uno sconto del 30%). Il pagamento di quella somma è avvenuto nei primi mesi del 2015, a seguito di determina dirigenziale del dicembre 2014, e dunque non è servito a finanziare la pubblicazione del volume, che era già avvenuta da quasi due anni. Avevo il dovere di chiarire questi aspetti a tutela della mia reputazione e per rispetto nei confronti delle tante persone che mi stimano e mi sostengono».

Auguri a tutti affinché possano dimostrare di essere estranei ai fatti contestati dalla Dda ma andiamo oltre e torniamo ai finanziamenti per l’Area metropolitana dello Stretto, specificando che, adempiendo ad obblighi di legge nazionali e regionali, le due realtà si stanno dando da fare.

L’Area metropolitana dello Stretto

Pare di capire che i pm abbiano altre cartucce da sparare, appena accennate in questo provvedimento che si limita –   a mio modesto parere – a contestazioni minime e di “contorno”. La sensazione è che proprio sulla messe di finanziamenti che ruotano direttamente o indirettamente intorno alle due Città metropolitana e all’Area metropolitana dello Stretto, la Dda di Reggio Calabria (e non solo) sta continuando a indagare senza scoprire più di tanto le carte e ben oltre questo “nocciolo” di soggetti.

Nel provvedimento si parla di Area metropolitana dello Stretto, vale a dire di quell’area al momento virtuale che unisce Reggio Calabria e Messina e che sta facendo passi avanti.

Il 6 giugno debutterà ufficialmente la Città metropolitana di Reggio Calabria, mentre quella di Messina è stata istituita con la legge regionale n. 15 del 4 agosto 2015 e il suo territorio coincide con quello della soppressa provincia regionale di Messina, che infatti è commissariata.

Il 6 maggio, il presidente del Consiglio regionale calabrese, Nicola Irto, ha esordito in occasione della prima seduta della Conferenza permanente per il coordinamento delle politiche dell’Area dello Stretto. Secondo Nicola Irto, ci informa un didascalico comunicato stampa, «la Conferenza deve diventare una cabina di regia per intercettare le risorse che possono generare sviluppo economico e benessere sociale, ma al tempo stesso rappresenta la sede deputata a costruire una sintesi delle politiche comuni calabresi e siciliane».

E proprio la politica è a dir poco in fibrillazione perché sa che quella montagna di soldi fa gola a chi, davvero, comanda dall’una e dall’altra parte dello Stretto. Ieri, in una nota congiunta, i capigruppo della maggioranza consiliare del Comune di Reggio Calabria, hanno affermato: «…Giuseppe Falcomatà appena qualche settimana fa, parlando proprio in occasione di un’iniziativa pubblica sul tema della Città Metropolitana, aveva sottolineato la necessità di ribadire il primato della politica su qualsiasi altro tipo di portatore di interesse».

Soldi a gogò

Sulle due realtà regionali che vogliono (a parole) diventare un corpo e un’anima, piovono e pioveranno un fiume di risorse di difficile quantificazione, visti i mille canali di finanziamento e i mille canali di dispersione contenuti nei capitoli di spesa europei, nazionali, regionali, pubblici e locali.

Soldi a gogò sui quali, da sempre, la criminalità organizzata “integrata”, sotto la regia di centri di potere occulti e spartitori, ha allungato le mani ed è pronta a nuovi e continui saccheggi nel nome della spartizione degli affari. Dall’una e dall’altra parte dello Stretto. Non dimentichiamo mai che Messina e la sua provincia sono, storicamente, un feudo della ‘ndrangheta. «Nei territori della città di Messina e della cosiddetta “fascia jonica” operano organizzazioni di tipo mafioso – scrive ad esempio il pm antimafia Eugenia Pontassuglia nell’ultima relazione della Dnaa – intrattengono più intensi collegamenti con Cosa nostra e altre organizzazioni mafiose della provincia di Catania, nonché con esponenti della ‘ndrangheta calabrese».

Limitiamoci ad un conto (sbagliato enormemente per difetto) della serva. In vista del Patto per la Città Metropolitana di Messina sono stati destinati nel biennio 2016/2017, in base ai Fondi di sviluppo e coesione, 61 milioni ai quali si aggiungono i 332 del periodo 2014/2020 .

Dal solo Patto per Reggio Calabria firmato a fine aprile 2016 dal Governo con il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, arriveranno circa 133 milioni così distribuiti: 51.256.000,00 per le infrastrutture; 18.256.000,00 per l’ambiente; 6.949.000 per lo sviluppo economico; 6.895.000,00 per scuola, università e lavoro; 48.147.766.87 per turismo e cultura; 776.000,00 per sicurezza e cultura della legalità. Di questi, 77.380.00 destinati alla città di Reggio Calabria, 12.130.000 per l’Area dello Stretto, 14.440.000 per la Città degli Ulivi, 13.850.000 per l’Area Grecanica, e 15.200.000 per i comuni della Locride.

Saranno solo queste le risorse per l’area metropolitana dello Stretto, un’utopia partita alla fine dell’Ottocento, passata attraverso l’”Assise dello Stretto del dicembre del 1956 e transitata dal Protocollo d’Intesa stilato tra le due Province il 18 maggio 2004? Pietro Fuda e Salvatore Leonardi, all’epoca presidenti delle due province proclamarono tronfi: «La vocazione naturale dei nostri territori, vicini per tradizioni storiche e culturali è, grazie alla collocazione geografica nel centro del Mediterraneo, una vasta area metropolitana dello Stretto».

Come detto, le risorse non saranno solo queste ma diventeranno, in pochi anni, miliardi. Per molti motivi, a partire da quello che in Italia le cifre sono sempre tenute basse, ben sapendo che poi si bussa alla cassa pubblica lamentando l’incapienza della borsa.

Pensate che nel 2009 il progetto di legge 142 giacente nel consiglio regionale della Calabria “Area Metropolitana dello Stretto” prevedeva una copertura finanziaria annua, a carico della Regione Calabria, di 150 milioni (articolo 9). «La quota che la Regione destina annualmente all’Area metropolitana dello Stretto – si legge nella relazione tecnica – è progressivamente ridotta in ragione della partecipazione finanziaria degli enti locali che aderiscono all’ente istituendo». Il successivo progetto di legge n. 529 “Iniziative per promuovere la costituzione di una Città metropolitana dello Stretto” non prevedeva il becco di un quattrino, ben sapendo forse che qualunque cifra indicata sarebbe stata virtuale

Insomma soldi, soldi, soldi, tanti soldi «beati siano soldi, i beneamati soldi perché chi ha tanti soldi vive come un pascià e a piedi caldi se ne sta», come cantava nel 1964 Betty Curtis (musiche di Gorni Kramer), La cantante poi continuava la sua allegra canzone così:  «Prendi, spandi e spendi, non domandare da dove provengono. Dindi, tanti dindi, che Che nelle tasche ti fanno din din din».

E dire che la cantante milanese non sapeva che si è ritornati a parlare del Ponte sullo Stretto…

r.galullo@ilsole24ore.com

3 – to be continued (per la precedente puntata si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/05/11/con-lindagine-fata-morgana-la-dda-continua-la-caccia-alle-logge-selvagge-che-governano-la-calabria/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/05/12/il-ricatto-per-la-dda-in-calabria-diventa-arte-e-reggio-e-governata-da-un-circolo-di-pescatori/)

  • bartolo |

    Caro Galullo,
    il tempo di fare il callo, poi, i ladri non provano più vergogna. Ecco, il presidente della ANM, potente sindacato dell’Ordine giudiziario, ha detto che i politici rubano, a differenza del passato, senza più vergogna. Mentre, i capi delle procure di Firenze e Catanzaro, esperti quanto inutili lottatori della famigerata organizzazione criminale calabrese, in assenza di una pur minima autocritica (figuriamoci, loro sono infallibili) hanno scaricato rispettivamente, sullo Stato e sulla pubblica amministrazione il fallimento di un ventennio di repressione indiscriminata, che, nell’intento di sconfiggere un manipolo di paralitici-disadattati-cialtroni, ha pure massacrato migliaia di cittadini inermi.
    Secondo me, più che di caccia agli invisibili, è tempo di pacificazione tra poteri dello stato. Per quanto riguarda i soldi, in Calabria, esisteva un vecchio detto, “chi ha pochi soldi sempre conta, chi ha bella moglie sempre canta”. Guai il contrario, come pare sia avvenuto di recente. Infatti, la BOMBA di soldi abbattutasi sullo stretto, ha buttato giù il ponte. Attendiamo questa benedetta pacificazione, per una nuova costruzione più stabile.
    Saluti, bartolo.

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