Quando parla di massoneria e mafia gli inquirenti della Dda di Catanzaro lo stanno a sentire. A parlare è Francesco Oliverio, che secondo gli inquirenti per circa un ventennio ha risieduto e mafiosamente operato nel territorio di Rho (alle porte di Milano) dove fino ai primi anni 2000 non era stato attivato alcun “locale” (cellula strutturata con almeno 49 affiliati) di ‘ndrangheta. Francesco Oliverio riferisce ai pm che la cosca Arena gli ha proposto di attivare un “locale” unitamente ad alcuni maggiorenti del “locale” di Legnano, dal momento che aveva le cariche e le doti di ‘ndrangheta sufficienti.
Oliverio è diventato collaboratore di giustizia e sulla sua attendibilità testimonia la Dda. Molte delle cose che racconta si trovano nella ordinanza di custodia cautelare firmata il 3 ottobre dal gip di Catanzaro Antonio Battaglia, che ha accolto le richieste avanzate dai pm Vincenzo Luberto e Domenico Guarascio, con la supervisione del Procuratore capo, Nicola Gratteri. L’operazione è stata battezzata Six Towns ed è stata condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Crotone agli ordini del colonnello Salvatore Gagliano (che si è avvalso del concorso di unità territoriali di Cosenza e speciali eliportate dei Cacciatori e del Goc di Vibo Valentia quelli di Cosenza) e dalla Squadra mobile e della divisione Anticrimine di Catanzaro guidata da Antonino De Santis, con il concorso delle Squadre mobili di Crotone e Cosenza e del Reparto prevenzione crimine Calabria. L’operazione prevede l’arresto di 36 persone, tra capi e gregari, affiliati alla famiglia Marrazzo, attiva nella provincia di Crotone e con ramificazioni nella provincia di Cosenza e in Lombardia. Tra i reati contestati, figura l’omicidio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, favoreggiamento, ricettazione e numerosi delitti in materia di armi.
Fin qui la cronaca ma torniamo a Oliverio perché quel che racconta si inserisce in un filone che solo recentemente la codardia dei media locali e soprattutto nazionali ha cominciato a investigare e che invece chi vi scrive racconta da molti anni sulle colonne del Sole-24 Ore e su questo umido e umile blog.
Il filone è quello della “massomafia” che è il volto evoluto non solo della “Santa” calabrese ma degli attuali sistemi criminali e che, segnatamente in Calabria, ha avuto una spinta ulteriore dopo l’omicidio il 16 ottobre 2005 del vicepresidente del consiglio regionale calabrese Francesco Fortugno. La descrizione più puntuale di questa “creatura massomafiosa” si poteva già leggere nelle carte del processo Olimpia degli anni Novanta a Reggio Calabria, in quelle dell’indagine non a caso chiamata Sistemi criminali a Palermo a fine anni Novanta, più recentemente in quelle delle indagini Meta e Reghion (a Reggio) e oggi si mostra puntualmente e profondamente in quelle dell’indagine Mammasantissima della Dda di Reggio Calabria.
Per rendersi conto – come afferma Pantaleone Mancuso che «[…] la ‘ndrangheta non esiste più!… una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, a… c’era la ‘ndrangheta!… la ‘ndrangheta fa parte della massoneria!… […] diciamo… è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose… […] ora cosa c’è più?… ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta!… […] » – basta leggere quanto il Gip Battaglia, aderendo alla ricostruzione della Dda, scrive nell’ordinanza. «Sulle cariche principali del locale di Belvedere di Spinello – si legge a pagina 30 – Oliverio Francesco si è assunto la prerogativa di “capo locale”, mentre quella di contabile, inizialmente attribuita a Marrazzo Sabatino fu Giovanni, inteso il massone, veniva successivamente assunta da Oliverio Carlo, in quanto il primo aveva preferito dedicarsi ai suoi impegni con la massoneria sempre a favore dell’associazione mafiosa di cui è stato ed è tuttora elemento di spicco della cosiddetta società maggiore». Sabatino Domenico Marrazzo è tra gli indagati dell’operazione Six Towns e – non sia stucchevole ricordarlo – lui come tutti è presunto non colpevole fino a eventuale sentenza di condanna passata in giudicato.
Non so se il concetto ci è chiaro: secondo quanto racconta questo pentito – alla magistratura il compito di verificare e riscontrare ulteriormente – il contabile della cosca non aveva più tempo di “giocare” alla ‘ndrangheta (sport peraltro praticatissimo in Italia e ben oltre i miseri confini nazionali) ma doveva occuparsi a tempo pieno ed esclusivo degli impegni di “fratellanza”.
Ben inteso: a favore della ‘ndrangheta che, come sappiamo, è unitaria prima e ben oltre che la Cassazione lo certificasse a seguito dell’indagine Crimine/Infinito del 13 luglio 2010 sull’asse Milano-Reggio Calabria (o viceversa, fate voi).
Nel provvedimento giurisdizionale del 18 luglio 2013 in sede di giudizio abbreviato emesso dal Gup presso il Tribunale di Catanzaro e che ha riguardato proprio la posizione di Francesco Oliverio, condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione perché ritenuto partecipe, in posizione di vertice, del sodalizio criminoso denominato locale di Belvedere Spinello con ‘ndrine distaccate nei territori di Rocca di Neto, Caccuri, Castelsilano, San Giovanni in Fiore e Cerenzia, si legge che l’imputato «…ha inoltre precisato, tra l’altro, che la sua investitura quale capo locale era stata decisa dal figlio di Nicola Arena e gli era stato demandato il compito di realizzare un locale su Rho; Oliverio ha inoltre precisato che, in tale sua veste, avevano nominato Marrazzo Sabatino quale contabile, successivamente sostituito con Oliverio Carlo, suo cugino e vecchio ‘ndranghetista. Sabatino era stato sostituito perché maggiormente interessato a mantenere il suo rapporto con la massoneria, utile per curare i rapporti con soggetti istituzionali…».
A pagina 138 il Gip ricorderà che «…Marrazzo Sabatino Domenico, personaggio ben inserito nel tessuto economico e politico crotonese, appartenente alla loggia massonica L’Oriente di Vibo Valentia, come documentato nel verbale dell’udienza tenutasi il 26/04/2012 nell’ambito del procedimento penale 1839/06 Rgnr-1875/04 (…) indagine Ciclone…».
Per ora mi fermo qui ma domani continuo sullo stesso filone.