Amati lettori di questo umile e umido blog, dalla scorsa settimana racconto alcuni risvolti della seconda parte dell’indagine Kyterion della Dda di Catanzaro (procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, pm Domenico Guarascio e Vincenzo Capomolla).
Per quanto scritto finora rimando ai link a fondo pagina.
Oggi interrompo il filo del discorso avviato, relativo a massoneria deviata e sottobosco dei cavalierati (lo riprenderò a ore) per concentrarmi sulla potenza di fuoco economica e finanziaria della cosca cutrese (Crotone) di ‘ndrangheta Grande Aracri, così come allo stato emerge dalle indagini della Procura distrettuale antimafia calabrese.
Partiamo dal fatto che ormai anche il mondo sta stretto agli affari miliardari delle cosche di ‘ndrangheta e – se quello che gli inquirenti di Catanzaro hanno svelato reggerà in ogni grado di giudizio – anche l’operazione Kyterion è lì a testimoniarlo.
Orbene, la cosca che è partita da Cutro poteva accontentarsi dei “miseri” prosceni economici delle province di Brescia, Reggio Emilia, Mantova e Verona, dove la sua presenza è sotto osservazione a partire dal processo Aemilia? Certo che no, e infatti, secondo l’accusa, la cosca ricorre a più profili professionali e imprenditoriali per operazioni di investimento di particolare complessità e gestite ben oltre quelli che sono i miseri confini regionali o nazionali.
«E’ innegabile che le risultanze dell’attività di indagine – scrive nell’ordinanza firmata il 30 dicembre il Gip Domenico Commodoro – hanno svelato una fitta rete di interessi e operazioni economico-finanziarie tra soggetti diversi, tutti riconducibili alla consorteria capeggiata da Grande Aracri Nicolino, alcuni dei quali operanti nel Nord Italia e impegnati nel trasporto e investimento di ingenti somme di denaro, soliti trasmettersi informazioni (copie di contratti di investimento, titoli, ecc…) anche per posta elettronica (…)
(…) …omissis…è risultato inoltre essere coinvolto nella realizzazione di una piattaforma finanziaria e nell’ottenimento di una fideiussione per circa cinque milioni di euro per la costruzione in Algeria di un complesso immobiliare di 1.182 alloggi, investimento riconducibile a Grande Aracri Nicolino; in tali operazioni intervengono più soggetti, alcuni prestanome, altri intermediari finanziari e i professionisti e l’evolversi di tali investimenti è stato monitorato…».
In sintesi – ricostruiscono investigatori e inquirenti – una società edile (chiamiamola X) presta il suo nome commerciale per effettuare un investimento finanziario per la costruzione degli alloggi, per la cui effettuazione è richiesta una fideiussione bancaria di 5 milioni a garanzia del contratto tra la società X e la ditta appaltatrice che si è aggiudicata la realizzazione del complesso abitativo. Ed ecco la benedizione: per ottenere la fideiussione si presenta come garanzia il contro corrente intestato ad un soggetto (che non è indagato), che vanta un saldo superiore a 200 milioni. Si avete letto bene, voi che avete spesso il conto in rosso: 200 milioni di euro, circa 400 miliardi delle vetuste lirette. «Dalle numerose conversazioni, captate mediante l’intercettazione ambientale eseguita presso l’abitazione di Grande Aracri Nicolino – scrive il Gip a pagina 277 – è possibile infatti rilevare chiaramente l’esistenza di una elevata disponibilità finanziaria in capo alla locale di ‘ndrangheta di Cutro e le intenzioni del suo vertice di impiegare detti capitali attraverso svariate e complesse operazioni finanziarie nazionali ed estere, con l’intento di ottenere ingenti profitti in Stati esteri».
Non solo Algeria, ovviamente: investigatori e inquirenti hanno anche evidenze di un progetto di partecipazione finanziaria ad Hong Kong.
Già, il mondo è troppo piccolo per gli affari miliardari delle mafie.
3 – to be continued (per le precedenti puntate si leggano http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/01/07/massoneria-e-il-fratellone-nicolino-grande-aracri-boss-plenipotenziario-di-cutro/