Nel pomeriggio del 4 novembre si è svolta in Commissione parlamentare antimafia un’audizione – tronca – del capo della Procura di Palermo Francesco Lo Voi.
Dico tronca perché incredibilmente le audizioni più importanti – ergo anche questa – continuano ad essere a spizzichi e bocconi, rimandando a tormentoni di successive audizioni filoni di indagine (non serve a questo la Commissione parlamentare antimafia?) che dovrebbero invece essere contingentati in tempi brevi e, soprattutto, con il tempo a disposizione che meritano.
Così, però, va la politica italiana.
Lo Voi ha lanciato molti spunti e ha detto diverse cose interessanti delle quali vi darò conto da oggi ma – a mio modestissimo e fallace, come sempre, avviso – una delle più importanti ruota intorno all’imprendibile figura del diòscuro Matteo Messina Denaro.
I diòscuri sono coppie inseparabili: lo erano Castore e Polluce, eroi divini di origine spartana.
Mutatis mutandis lo sono anche Sua Latitanza Matteo Messina Denaro e…
E qui comincia il bello perché Lo Voi – la cui audizione è stata completamente ignorata dalla grande stampa nazionale molto più intenta, nei giorni successivi, a trovare e a inventare nuovi capi di Cosa nostra ad ogni operazione anticrimine in Sicilia – ha cominciato ad accennare a cose interessanti che – dal mio umilissimo e umidissimo blog – vado ripetendo da anni (ormai quasi un decennio). Vale a dire che l’altro diòscuro – in questa come in altre vicende di intelligence criminale – si nasconde all’interno di qualche loggia massonica deviata. Logge deviate che si animano da anni di diòscuri che – ormai – non viaggiano più in coppia ma in multipli: Servitori infedeli dello Stato, politici allevati a santini e vangelo, professionisti al soldo, finanza & impresa che vivono di prebende e corruzione e, per ultimo ma non ultimo direbbero gli inglesi, informazione a libro paga.
Attenzione: loggia deviata lo dico io, perché Lo Voi, sollecitato da un timido accenno della presidentessa Rosy Bindi e da due domande di Claudio Fava (Sinistra italiana – Sel) e Beppe Lumia (Pd) parla esplicitamente di massoneria.
Come lo fa? Beh, allora partiamo innanzitutto dalla domanda di Fava: «La collega che è anche procuratore aggiunto Teresa Principato recentemente a Salemi, raccontando il lavoro che sta svolgendo sulla provincia di Trapani, ha evocato il “gioco grande” a cui si riferiva Falcone parlando dell’elevata capacità di infiltrarsi nelle istituzioni di Matteo Messina Denaro, e in occasione degli arresti del 3 agosto nel corso dell’operazione Hermes ha dichiarato: “nonostante il territorio sia più che sorvegliato, ancora non siamo riusciti a prendere Matteo Messina Denaro. Questo può significare solo che gode di protezioni ad alto livello”. Naturalmente quando avremo l’opportunità chiederemo anche alla dottoressa Principato di darci una sua lettura, però lei è il capo dell’ufficio e immagino che questa sia un’opinione condivisa, quindi vorrei che ci spiegasse, eventualmente secretando, quali sono le protezioni di alto livello di cui gode Matteo Messina Denaro».
Proseguiamo con quella di Lumia: «Accanto a questa affermazione della dottoressa Principato, emerge la capacità di Matteo Messina Denaro di avere ancora contatti sia con la massoneria, che è un dato strutturale e permanente della sua identità organizzativa, soprattutto nella provincia di Trapani (lei sa come le logge che si sono succedute siano sempre state in relazione con Cosa nostra), sia con cosa nostra americana. Anni fa, quando come Commissione ci recammo negli Stati Uniti, mi fu spiegato che c’erano diversi gradi di parentela dell’universo familiare di Matteo Messina Denaro con le tradizionali famiglie newyorkesi, quindi vorrei sapere se anche questo livello venga monitorato e quali risultati siate riusciti a ottenere».
Lo Voi non si sottrae e risponde. Risponde tanto sulla figura di Messina Denaro (ma su questo torno con un altro articolo domani) quanto sulle coperture evocate dal procuratore aggiunto di Palermo Principato e, a mio modestissimo avviso, talmente ovvie, logiche e necessarie per la sua ventennale latitanza, che la vera domanda da fare sarebbe la seguente: “Quando finiranno le protezioni, questa primula rossa sarà catturata e quando sarà catturata vorrà dire che le protezioni saranno garantite in capo ad un altro diòscuro mafioso?”. Ma a tanto la politica (!) italiana non può giungere e dunque oso io, che come sapete, non viaggio mai in coppia con diòscuri ma con la mia sola coscienza.
Lo Voi risponde così sulle coperture: «Non sono idoneo a fare l’interpretazione autentica delle indicazioni fornite dalla collega Principato, ma so da dove nascono. Nascono da una serie di ipotesi investigative su cui si è lavorato e si sta lavorando, che fanno ritenere che sia difficile reggere ventidue anni di latitanza (risaliamo al 1993) senza un appoggio che non deve essere necessariamente di altissimo livello se ci riferiamo alle istituzioni, e contestualmente, sulla base di elementi su cui si sta lavorando, ci fanno ritenere che non siano neanche di basso livello dal punto di vista dell’origine sociale e delle caratteristiche di inserimento nel territorio e nella società. Si tratta quindi di professionisti, imprenditori, persone collegate a determinati ambienti, non esclusa la massoneria in ragione non soltanto territoriale (è stato indicato in una delle domande dal senatore Lumia), ma anche perché qualche spunto a questo riguardo, specificamente con riferimento al territorio di Trapani, emerge dalle indagini. È un’attività di ricerca che non è semplice e che spero possa portare a risultati, ma vi prego di credere che non si stanno risparmiando energie e risorse in questa attività».
Ecco lì, dunque, che è il capo della Procura di Palermo, Lo Voi, con una botte al cerchio (i livelli di protezione non sono altissimi ma neanche bassi e dunque, verrebbe da obiettare, se non sono bassi vuol dire che sono alti, il che dovrebbe già scuotere qualunque coscienza di questo disastrato Paese) e una al cerchio (non fornisce, né potrebbe, l’interpretazione autentica del pensiero della sua collega Principato) rivela una volta in più – volontariamente, scientemente, visto l’alto profilo di questo magistrato – l’essenza stessa delle mafie: è un humus sociale a proteggere i capi di Cosa nostra. Una cupola che si fa sistema criminale, fatta di professionisti, imprenditori (e, di grazia Lo Voi, di servitori infedeli dello Stato neppure l’ombra?) e determinati ambienti, non esclusa la massoneria dice il procuratore capo, che si erge come un muro alto a protezione di interessi comuni.
Ora – dal basso invece della mia modestissima intelligenza – mi domando: ma come si fa ancora a chiamare in causa, di volta in volta, questi “altri” (e alti, aggiungo io) livelli, in concorso esterno (peraltro una chimera processuale) e non invece, a pieno titolo, in piena e solidale associazione a delinquere di stampo mafioso?
E come si può davvero credere ancora che – senza un attacco diretto, coeso, solidale, congiunto e senza riserve dello Stato – a questi “altri” e alti profili si possa davvero non dico sconfiggere (divergo, ahimè, dal pensiero di Giovanni Falcone) ma quanto meno arginare questa disumana evoluzione delle mafie?
E come si può pensare davvero che una sistematica fuga dalla Giustizia – vale o è valso per Riina, per Provenzano, per Messina Denaro, per i capi dei Casalesi, per quelli della ‘ndrangheta – possa davvero avvenire senza una regia sistematica ed al altissimo (questo sì) livello?
O forse pensiamo davvero che quattro quaquaraqua di Cosa nostra trapanese e (in parte) palermitana, siano davvero in grado di proteggere per 22 anni Messina Denaro?
A domani con un altro approfondimento sul diòscuro Messina Denaro.
1 – to be continued