Non credevo che i due articoli che ho scritto sulla Calabria e la lettera inviatami dall’onorevole Doris Lo Moro potessero suscitare così tanto interesse nei lettori (si vedano in archivio gli articoli del 30 dicembre e del 3 e 5 gennaio). Ne sono felice perché vuol dire che la Calabria è una regione ancora viva, in cui si può ancora dissentire da quello che, purtroppo, sembra essere spesso il pensiero unico dominante: la violenza.
Tanti i commenti sul blog, le riprese sui giornali e in Rete e tanti i commenti autorevoli che ho ricevuto e sto ricevendo nella mia mail (r.galullo@ilsole24ore.com). Tra questi anche quelli di alcuni politici di “peso” che però, chissà perché, preferiscono non esporsi.
Tra quelli che invece desiderano dare seguito al dibattito senza alcun tipo di remora, c’è il senatore Luigi De Sena, per anni uno dei dirigenti migliori della Polizia di Stato di cui ha guidato un settore vitale: la Criminalpol.
Ad un certo punto della dolorosa vita della Calabria, questo Servitore dello Stato è stato spedito a Reggio Calabria come extra-prefetto (nel senso che copriva anche il coordinamento territoriale delle altre province) a seguito dell’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno.
In pratica è stato il primo supercommissario statale che la Calabria ha avuto nella storia recente.
Ha poi accettato le lusinghe del Pd (lo corteggiava con eguale amore il centrodestra) ed è oggi Senatore eletto in Calabria (ma è nato a Nola 67 anni fa) ed è vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia.
Ho avuto modo di vederlo all’opera e incontrarlo molte volte. Fui il primo giornalista – ad esempio – a scrivere della sua partenza da Reggio per far ritorno nelle fila della Polizia di Stato come vicecapo vicario. Una scelta non indolore che, con il senno del poi, testimonia come la differenza nei ruoli la fa sempre la persona. E lui era la persona giusta al momento giusto.
Tra noi c’è sempre stata stima e confidenza reciproca.
Oggi il suo nome ricorre – tra mezze smentite, silenzi e “siluri”– come il nome di garanzia nel caso in cui l’impresentabile centro-sinistra calabrese volesse proporre un nome forte per la candidatura a sindaco di Reggio Calabria.
Non so se De Sena accetterebbe la sfida: di certo la saprebbe affrontare anche se credo che, anche se vincesse la battaglia (la poltrona di sindaco) perderebbe la guerra (dare un volto nuovo, pulito e presentabile a tutta la città). Un uomo solo al comando, infatti, non arriva al traguardo se dietro non ha uno squadrone pronto a difenderlo o a tirargli la volata sul filo del traguardo. E, ammesso e non concesso che il centrosinistra fosse pronto a farlo diventare il capitano della squadra, durante la corsa l’ammiraglia del Pd non saprebbe governare gli ordini da impartire alla squadra. Non solo: anche se diventasse sindaco, De Sena si troverebbe presto solo e solo soprattutto nel fare i conti con le camorrie partitiche. Da solo ad abbandonato, da abbandonato a isolato e da isolato a delegittimato, i passi sarebbero brevi e in rapida successione.
Nonostante quei giovani in gamba in cui lui vede la speranza di rinascita della Calabria e che così bene descrive nella lettera che mi ha indirizzato.
Una lettera – mi perdonerà il caro Luigi De Sena – più “libro Cuore” che analisi critica. Ma va bene così. La Calabria ha bisogno di sentirsi amata.
IL TESTO DELLA LETTERA
Caro Roberto,
sarebbe un gran passo in avanti se si iniziasse a parlare della Calabria diversamente, concentrando cioè l’ attenzione su quella parte di popolazione onesta e capace che lavora in silenzio, dignitosamente, con grande spirito di sacrificio e grande senso del dovere.
In Calabria la gente onesta esiste.
Prima da Prefetto di Reggio Calabria con funzioni speciali e poi da parlamentare ho deciso di interessarmi con continuità a questa terra in virtù della presenza, riscontrata personalmente sul posto, di gente perbene, imprenditori, lavoratori e giovani effervescenti che meritano di essere rappresentati, valorizzati e ascoltati in maniera adeguata.
Ogni regione, non solo la Calabria, ha la sua anima nera, tuttavia, ciò non impedisce la esistenza anche della parte opposta. È quest’ ultima che i calabresi devono fare emergere prepotentemente facendo squadra tra onesti, dandosi forza e stimolo a vicenda, così da sprigionare un sussulto d’ anima forte, talmente forte da riuscire a tradursi in un fermento pacifico positivo e orientato verso la pretesa legittima di un reale riscatto e sviluppo del territorio che spetta indiscutibilmente a tutti i cittadini calabresi.
In Calabria le persone oneste ci sono e non sono poche, solo che, per una forma di genuino pudore o per eccesso di timidezza, tendono a rimanere nell’ ombra anche perché oscurate da una tendenza diffusa all’ esaltazione di tutto ciò che è spettacolare e proteso allo scalpore mediatico: se la gente onesta e capace venisse pubblicizzata come la ‘ndrangheta, in Calabria avverrebbe già una prima, grande, rivoluzione.
Fermenti positivi se ne registrano, basti pensare alle reazioni della cittadinanza reggina post attentati al Procuratore Di Landro. I movimenti e le manifestazioni succedutesi alle innumerevoli intimidazioni alla magistratura calabrese hanno suscitato un forte sentimento di ribellione che si è manifestato in lunghi e fitti cortei di gente che ha sfilato civilmente per le vie delle città calabresi senza compiere alcun gesto eclatante o sconsiderato ma semplicemente facendo valere i propri valori ed esplicitando la propria disapprovazione dinanzi a logiche ed azioni criminali perpetrate ai danni di chi opera in nome della giustizia e della legalità.
Non immagino una Calabria senza calabresi, né intendo immaginarla!
Una speranza di cambiamento esiste ed è affidata alle nuove generazioni. Generazioni alle quali appartengono l’ Orchestra dei giovani Fiati di Delianuova, quelli dell’ Istituto “Fermi” di Bagnara Calabra che hanno rappresentato l'Italia in Parlamento attestandosi vincitori delle competizioni europee a Strasburgo. E ancora, i giovani reggini citati dal Presidente Napolitano, i giornalisti calabresi con cui ho avuto il piacere di interloquire più volte, i giovani impegnati in politica che rivendicano i propri diritti senza dimenticare i propri doveri, e tutte le forze sane che animano il territorio calabrese rappresentando, prima ancora che una speranza, la possibilità reale di un futuro migliore per questa regione.
Le Istituzioni e la politica tutta hanno il dovere di seguire e supportare i giovani nel loro percorso formativo personale e professionale. Questo deve essere assunto come impegno assoluto e prioritario dalle classi dirigenti attuali che non possono, nella maniera più categorica, disinteressarsi al destino dei t
anti giovani e dei giovani calabresi che, giustamente, si rivolgono e confidano in tutti noi per uscire da questa condizione immeritata di sconfortante prospettiva futura.
Il mio sogno è una Calabria governata in futuro dagli attuali, onesti, giovani calabresi. Il mio auspicio è che dimostrino nel tempo di essere all’ altezza, con la loro azione e il loro contributo, di non fare avvenire mai più alcun commissariamento nella regione; mentre spetta a noi, contestualmente, far funzionare in maniera corretta, e una volta per tutte, la intera macchina della Pubblica Amministrazione, oggi, deficitaria non solo in Calabria ma in tutto il resto della Nazione.
Certo è che la Calabria ha bisogno, in primis, di un impegno costante e caparbio da parte dei suoi cittadini per riprendersi, sempre tenendo presente che, a volte, le riserve mentali, i luoghi comuni e le secche della speranza incidono negativamente sulla prospettiva futura della popolazione assai più del crimine organizzato.
Senatore Luigi De Sena
Vice Presidente Commissione Parlamentare Antimafia
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