Il Gup del Tribunale di Roma Marina Finiti, dopo una camera di consiglio durata pochi minuti, alle 15.15 di oggi ha assolto perché il fatto non sussiste Gioacchino Genchi per i presunti accessi abusivi al Siatel, il Sistema di interscambio dell’anagrafe tributaria degli enti locali dell’Agenzia delle entrate. A Genchi erano state contestate le attività di accertamento nei processi più importanti degli ultimi anni. A marzo del 2009, oltre alla perquisizione, c’era stato anche il sequestro dell’archivio.
In particolare a Genchi veniva imputato di aver eseguito accertamenti all'anagrafe tributaria estesi alle dichiarazioni dei redditi a ai redditi percepiti, "senza giustificazioni investigative o consulenziali" su un totale di 238 nominativi e 8 imprese.
Alla base delle indagini, sostiene Genchi, il rapporto del direttore dell’Agenzia delle Entrate Stefano Crociata e gli accertamenti del Reparto tcnico del Ros, diretto dal colonnello Pasquale Angelosanto, attualmente Comandante dei Carabinieri a Reggio Calabria.
Fra gli accesi contestati quello relativo al maresciallo del Ros Gorgio Riolo – poi arrestato e condannato dalla Cassazione nel processo alle “Talpe alla Dda di Palermo” – e quello su Maddalena Carollo, la fantomatica intestataria della scheda Gsm coperta, fornita all’allora presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro da Francesco Campanella per i contatti riservati con Riolo e Borzacchelli, da cui sono partite le indagini sulle “talpe”.
Genchi, difeso dall’avvocato Fabio Repici, ha dimostrato la legittimità di tutti gli accessi, necessari per l’identificazione dei soggetti poi indagati e condannati per gravissimi reati, dall’omicidio alle strage, dal traffico di stupefacenti alla mafia, dai vari Tribunali e Corti d’Assise che avevano utilizzato le risultanze del suo lavoro quasi in tutta Italia.
Genchi, al termine dell’udienza, ha dichiarato: “Ormai anche i bambini hanno capito che la montatura del “caso Genchi”, dopo le anticipazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che mi aveva definito il “più grande scandalo della Repubblica”, serviva solo a bloccare la mia collaborazione con l’Autorità Giudiziaria nelle più importanti inchieste che si stavano facendo in Italia. Nonostante tutto non ho mai perso la mia fiducia nella giustizia. Mi sono presentato davanti al mio giudice e mi sono fatto processare, come loro volevano. La cosa che oggi mi rende più orgoglioso è che anche il pubblico ministero d’udienza, Maria Cristina Palaia, ha chiesto la mia assoluzione con formula piena”
Questa è la notizia che oltretutto riprendo parzialmente dal sito dello stesso Genchi appena aggiornato ma, nei prossimi giorni, tornerò sull’argomento.
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