Natale felice e San Valentino amaro.
I due volti del destino di Roberto Battaglia, quarantenne imprenditore zootecnico e caseario casertano, che si è trovato nel giro di poche settimane a passare dal brindisi per l’aiuto dello Stato ricevuto il 24 dicembre, all’amarezza perché lo stesso Stato è pronto a mandare in fumo il suo coraggio e le sue imprese, che andranno all’asta nei giorni in cui gli innamorati si preparano a celebrare il loro giorno.
E’ il paradosso che vive chi ha avuto coraggio di far arrestare, nella sua azienda agricola, Luigi Schiavone, cugino di “Sandokan”, boss del clan dei Casalesi. E dopo l’arresto, avvenuto il 17 luglio 2008 in flagranza di reato di Schiavone e Giuseppe D’Anna, di professione “mago”, che avevano appena incassato 140mila euro in assegni, grazie alla collaborazione dell’imprenditore e della sua famiglia con la magistratura e le Forze dell’Ordine, Battaglia ha denunciato chi lo vessava con pizzo, usura, minacce e intimidazioni continue, assicurando alle patrie galere anche la manovalanza della camorra. La morte, con la quale fa i conti tutti i giorni, non gli fa paura, afferma, “perché penso solo al futuro di mia figlia”.
Lo Stato gli è stato subito vicino, fino a riconoscerlo non solo testimone di giustizia ma anche meritevole di ottenere il 24 dicembre, attraverso il Fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura istituito con la legge 108/96, un finanziamento di 600mila euro con i quali mandare avanti l’attività e ripianare i mutui ottenuti dalle banche. In precedenza, lo stesso Battaglia, aveva pagato tutto quanto doveva agli usurai che lo avevano piegato nel momento in cui era fallita la precedente e storica attività familiare: l’agenzia Alitalia di Caserta. I tassi
Presso il Tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere, però, è proseguita l’azione di esproprio immobiliare presentata dalle stesse banche che avevano finanziato Battaglia. “La cosa incredibile – spiega l’imprenditore che con le sue aziende a Caiazzo e Capua dà da vivere a 30 persone – è che quegli stessi istituti di credito hanno aderito all’accordo quadro per la prevenzione dell’usura e per il sostegno alle vittime del racket, dell’estorsione e dell’usura stipulato il 31 luglio 2007, tra gli altri, dal ministero dell’Interno, Banca d’Italia, Abi e Confindustria”. Un accodo che, di fatto, “congela” la restituzione delle rate.
La procedura di esproprio va avanti anche se i legali di Battaglia hanno presentato richiesta di sospensione al Tribunale campano alla luce del finanziamento concesso dallo Stato il 24 dicembre. Il Prefetto di Caserta, d’accordo con il Tribunale, ha infatti concesso la sospensione ma, paradosso nel paradosso, il giudice dell’esecuzione ha comunque disposto la vendita all’asta dei beni immobiliari.
Battaglia il 27 gennaio si è rivolto anche al ministero dell’Interno, al Governo, a tutti i parlamentari, alla Commissione antimafia e a Confindustria Caserta per ricevere un aiuto al rispetto integrale di quel protocollo firmato e poi disatteso dalle banche e per evidenziare il paradosso di pezzi dello Stato che si contraddicono a catena.
Ieri, mercoledi 3 febbraio, si è incatenato alla Prefettura di Caserta dopo aver saputo che il giudice dell'esecuzione vuole proseguire a tutti i costi.
Se non ci saranno novità, il 9 febbraio, mentre gli innamorati festeggeranno, Battaglia potrebbe trovarsi a celebrare un pezzo di Stato e istituzioni senza cuore.