Esclusivo/La relazione Dna su Reggio Calabria, capitale di una regione che sta per celebrare il suo funerale

Nel giro di qualche giorno alcuni figli di lurida cagna hanno pensato bene di intimorire in Calabria l’attività di alcune persone che ho la fortuna di conoscere e di stimare.

Prima il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, poi il capo della Procura di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, e infine il giornalista di Reggio Calabria Antonino Monteleone. Senza dimenticare le minacce al candidato Governatore per l’Idv Pippo Callipo, che conosco da tanto tempo.

Quando sono sceso a Reggio per il Sole-24 Ore per seguire prima le vicende della bomba in Procura e poi degli incidenti a Rosarno, mi sono visto e sentito spesso con Lombardo. Abbiamo parlato di molte cose, la maggior parte delle quali afferiscono alla sfera delle nostre professioni. Insieme abbiamo condiviso la preoccupazione per una città che considero “morta” e inebriata da melliflue e inutili ondate di sterile giovinezza. Una città in cui – come ho documentato con un’inchiesta pubblicata sul Sole e che ha suscitato non poco scalpore (ma ovviamente non a Reggio) – le cosche si inseriscono in tutti (e dico tutti) gli appalti. E’ una città socialmente morta. Una città che ho raccontato anche in un post scritto qui il 10 gennaio.

 

GLI UFFICI DELLA PROCURA DI REGGIO

 

Lombardo è stato raggiunto da minacce di morte ma, ci siamo chiesti quando l’ho sentito per fargli sentire la vicinanza di chi si impegna con i fatti e non con le chiacchiere, che cosa sperano di ottenere le cosche con queste minacce. La risposta è: niente. Lo zero assoluto.

L’ennesimo autogol di qualche figlio di cagna al soldo dei quaquaraqua delle cosche reggine che hanno perso la bussola, soprattutto nel momento in cui, come per primo ho scritto sul Sole-24 Ore e poi su questo blog (si vedano qui i miei post del 10 e 16 gennaio), forse la bomba a Reggio ha avuto anche il compito di avvertire almeno tre-persone-tre (di cui molti sanno i nomi, i cognomi e persino i soprannomi) che negli uffici giudiziari vivono e lavorano. Lavorano, magari, non al servizio della Giustizia. Tre persone che, con l’arrivo del nuovo capo Salvatore Di Landro e della sua nuova organizzazione in tutti gli uffici e per tutto il personale, si troveranno magari spiazzati nell’assecondare i bisogni delle cosche. E le cosche li richiamano all’ordine per ricordargli che devono trovare una soluzione. Altrimenti…

Conosco i nomi, i cognomi e i soprannomi di queste persone considerate da molti “ambigue”. Li conoscono anche coloro che potrebbero intervenire per rimuoverli. Ma non per spostarle da un ufficio all’altro (è già successo) ma per denunciarle e perseguirle. Le prove sono li, sotto gli occhi di tutti, basta sfogliare gli atti giudiziari.

 

L’ATTIVITA’ DELLA GUARDIA DI FINANZA

 

A questo punto sono in grado di rivelare che, oltre alle indagini sul Palazzo della Giustizia in costruzione, di cui ho parlato nell’inchiesta pubblicata sul Sole, la Guardia di Finanza ha completato un ricco dossier sulle infiltrazioni delle cosche in tutti gli appalti della città di Reggio e della sua provincia. Vi lascio immaginare le conclusioni che, come le altre, sono finite o stanno per finire sul tavolo del capo della Procura, Giuseppe Pignatone.

 

MONTELEONE COLPITO MA NON AFFONDATO

 

Pochi giorni fa in quella stessa città che assiste inerme agli attacchi a Lombardo e alla magistratura tutta (la Calabria , ahimè, non è la Sicilia) il giovane e coraggioso giornalista Antonino Monteleone, venticinquenne innamorato della sua terra, ha visto la sua auto esplodere nella notte. Ha pagato con questo avvertimento dei soliti e disperati figli di cagna, il suo impegno giornalistico.

Anche in questo caso la politica parolaia si è affrettata a testimoniare solidarietà e affetto. Chiacchiere. Inutili chiacchiere. Così come chiacchiere sono state quelle dell’Ordine locale dei giornalisti. Da tempo scrivo e dico che la stampa calabrese è gravemente inquinata. Qualcuno può pensare che se la ‘ndrangheta indossa giacca e cravatta tra i professionisti, i magistrati, i docenti universitari, la politica non ne parliamo, possa escludere i media come terreno fertile e vitale in cui prosperare e fare propaganda? La risposta è: no. La stampa calabrese – salvo le eccezioni, altrimenti non sarei qui a parlare di Antonino Monteleone, il cui sito invito tutti a visitare www.antoninomonteleone.it – è una stampa che nel migliore dei casi si volta dall’altra parte. Nel migliore dei casi fa da gran cassa alla politica. Avete visto un giornale o un mezzo di stampa calabrese raccontare come si deve l’audizione di Agazio Loiero in commissione antimafia? No, l’ho fatto io qui nel post del 16 gennaio. Solo io. Punto. Eppure, cara e coraggiosa stampa calabrese, la relazione era ed è ancora lì, pubblicata su un sito istituzionale: quello della commissione antimafia. Ma i governanti calabresi mentre manovr
ano non vanno mai disturbati. Mai. Anche se affondano quel che resta di una regione benedetta da Dio e maledetta dagli uomini.

Caro Antonino io sono qui e mercoledì – lo dico a tutti i lettori – su Radio24 nella mia trasmissione “Un abuso al giorno”, alle 6.45, manderò in onda l’intervista che registreremo. Chi non è mattiniero può scaricarla facilmente dal sito www.radio24.it.

 

L’ATTACCO A SALVATORE VITELLO

 

Nell’arco temporale in cui venivano attaccati Lombardo e Monteleone, i figli della cagna sempre incinta delle famiglie di ‘ndrangheta, hanno mandato un messaggio di morte al nuovo capo della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello.

Inutile girarci intorno: la risposta delle cagne di ‘ndrangheta alla sua ferrea volontà di buttare giù migliaia di immobili abusivi su cui ha prosperato la ricca imprenditoria edile lametina legata alle cosche. E un modo per colpire chi, come Vitello, ha voglia di tirare fuori dai cassetti queste e altre schifezze di cui si sono alimentati le cosche lametine in un tutt’uno con la massoneria deviata e la politica malata.

Fatti disgustosi di cui ho parlato qui in ben tre post: il 23 e 28 novembre e il 2 dicembre 2009. Potere tutti andarli a leggere, compresi molti simpatici messaggi che mi sono stati indirizzati.

Salvatore Vitello – che, non dimentichiamolo è quel magistrato con gli attributi che ha dato filo da torcere ai furbetti del quartierino a Roma che hanno devastato parte della finanza italiana – mi ha pregato di scrivere la sua risposta agli attacchi. E con grande gioia le riporto: “Una cosa è certa: non mollo di un millimetro. Anzi vado avanti con maggiore determinazione”. Chiaro figli di cagna delle cosche lametine?

 

LA RELAZIONE DELLA DNA SU REGGIO CALABRIA E PROVINCIA

 

Nelle ore in cui scrivo sta arrivando la relazione 2009 della Direzione nazionale antimafia (Dna). Sul Sole-24 Ore di mercoledì 3 febbraio, ho raccontato e anticipato la parte che riguarda Milano che, secondo la magistratura antimafia, si trova nella stessa condizione di Reggio Calabria a fine anni Ottanta. A Milano le cosche calabresi hanno inquinato l’economia e morti violente e atti intimidatori servono ora per affermare la propria superiorità tra le famiglie di ‘ndrangheta che in Lombardia sono ormai giunte alla terza generazione. Parlano milanese e magari votano e penetrano nella Lega. Anzi, non lo escludo affatto visto che se c’è un partito da inquinare, dopo che sono stati inquinati tutti gli altri, quello è proprio la Lega che governerà (purtroppo) per molti anni ancora.

A Reggio l’evoluzione non conosce confini. La guerra di mafia è terminata negli anni Ottanta ma non è escluso che, soprattutto dopo l’arresto di Condello e del giovane De Stefano, stia per riscoppiare. Gli equilibri non ci sono più. Vanno ricercati con minacce e magari (a breve) sangue. Sangue blu. Il blu della politica che, in realtà, in Calabria è rosso marcio? Più di qualcuno lo sospetta anche perché andando a vedere le liste che si stanno costituendo verso le elezioni regionali di marzo, i picciotti sono all’opera in maniera grandiosa, come ha anche denunciato l’onorevole Angela Napoli.

Più di qualcuno sussurra in Calabria che il puzzo di morte che si avvertiva qualche giorno prima della morte di Francesco Fortugno è tornato a inquinare l’aria.

 

CAPITALI ILLIMITATI CHE COMPRANO TUTTO:

A PARTIRE DALLA POLITICA

 

La relazione della Dna, che sono in grado di anticipare, scrive chiaro e tondo che “la ‘ndrangheta reggina si manifesta e si espande sempre più sul piano nazionale ed internazionale, puntando a riaffermare la propria supremazia con immutata arroganza, soprattutto sul piano delle disponibilità finanziarie che sono ormai illimitate…La ‘ndrangheta reggina è è contrassegnata complessivamente dalla caratteristica del mutar pelle, resa necessaria, per un verso, dalla esigenza di rendersi ancor più impenetrabile alle estromissioni da parte degli apparati repressivi dello Stato e, per un altro, dall’interesse a rapportarsi con la nuova realtà rappresentata dall’era della globalizzazione che investe soprattutto il campo economico, cioè quello di maggior rilievo per organizzazioni che, più di ogni altra cosa, mirano alla massima locupletazione. Cosicchè nella parte tirrenica della provincia si è viepiù accentuato l’aspetto del farsi impresa dei sodalizi criminali, sfruttando la possibilità di inserirsi nei circuiti internazionali economico-finanziari, investendo i proventi delle più s
variate attività delittuose, col duplice scopo di incrementarli ulteriormente e, nel contempo, di ripulirli. Ed ancora, incrementando le capacità pervasive degli ambienti politico-amministrativi, essenziali ai fini delle associazioni mafiose perché gestori di una massa rilevante di denaro pubblico.

E nella parte jonica della provincia reggina, caratterizzata dalla particolare predisposizione delle ‘ndrine di tale territorio verso il traffico dei narcotici, la tendenza a rendere particolarmente sofisticato il meccanismo dei movimenti delle sostanze stesse e quello delle relative transazioni finanziarie, oltre che dei rapporti coi Paesi produttori. Ma anche in tale zona non debbono ritenersi secondari gli aspetti relativi alle infiltrazioni nei settori economici e politico-amministrativi, certamente esistenti, seppur non ancora completamente svelati dalle attività di indagine. E dei quali eclatante e sanguinoso segnale è stata la vicenda dell’omicidio Fortugno e di tutto quanto emerso attraverso le relative indagini. E analoghe considerazioni possono valere per il capoluogo”.

Avete letto bene? Capitali illimitati che comprano tutto. A partire dalla politica.

 

CARA GIOVANNA FRONTE, CARA DORIS LO MORO…

 

Caro Antonino Monteleone, cara Giovanna Fronte, che proprio oggi ha lasciato un bel commento al mio ultimo post ricordando la storia di Gaetano Ruello, si rassegni, rassegnatevi, la Calabria è persa. Per sempre? Non lo so ma temo per molto tempo.

E cara, carissima Doris Lo Moro, tra i pochissimi politici calabresi che stimo, voglio lasciare a te l’ultimo pensiero. Un pensiero analogo a quello che ho rivolto a quel membro della segreteria del Pd che il 2 febbraio 2010, a Caposuvero, mentre il tuo partito mandava in scena l’ennesima pagliacciata, mi ha mandato alle 19.42.07 il seguente messaggio: “Gli eventi giudiziari ci stanno ricompattando”. Fantastico!

Cara Doris, sul Quotidiano della Calabria di oggi, 7 febbraio, hai scritto dei colori grigi della tua terra. In un lungo e splendido articolo, sul finire hai scritto: “Si salverà la Calabria? Un giornalista che stimo, dopo aver letto la mia nota di solidarietà a Callipo per le minacce subite, mi ha mandato un messaggio: “E’ tutto inutile, le elezioni di marzo saranno il funerale della Calabria”. Ho sofferto nel riceverlo perché anch’io sento che la situazione è veramente difficile. Ma non intendo né morire né vedere morire la speranza senza oppormi. E’ per questo che rimango ostinatamente ottimista ed operosa. Intanto, per fare i conti in tempi di pace con la mia coscienza, so di poter dire che dovessi un giorno trovarmi a dover scegliere tra il futuro della Calabria e le cose che mi sono care, a partire dall’appartenenza al Pd nel quale ho sempre creduto, non ho dubbi sul fatto che sceglierei la Calabria. Forse è il momento per noi calabresi di rinunciare a qualche piatto di lenticchie e pagare qualche prezzo ma di garantirsi con le proprie scelte libere un futuro dignitoso per la propria terra, per se stessi e per i propri figli. E’ o no la dignità una qualità con cui si misura una persona e una comunità? Dobbiamo tornare ad essere tutti meno rassegnati, più capaci di indignazione e di impegno e più dignitosi”.

Quel giornalista che ti ha scritto quella frase sono io. La ribadisco e svelo anche la seconda parte del messaggio che ti ho inviato: “fino a che fai in tempo, manda lontano i tuoi figli dalla Calabria”.

E’ ciò che penso. Oggi più di ieri e domani più di oggi.

Il 28 e il 29 marzo si celebreranno i funerali della Calabria. Comunque andrà a finire, chiunque vincerà, sarà un ignobile tripudio. E se, come sembra, le liste continueranno da una parte e dall’altra (senza dimenticare le liste di Pippo Callipo) a essere costituite con gli attuali criteri, se gli indagati, gli inquisiti o anche solo le persone moralmente disgustose ma dalla fedina penale immacolata solo perché nessuno è mai riuscito a incastrarli, continueranno a governare le vostre istituzioni, i partiti, il Pd, l’Udc e il Pdl (e tutti, tutti voi ne conoscete nomi e cognomi) ti dico di più: il prossimo consiglio regionale batterà ogni record, avviandosi ad un en plein. L’en plein degli indagati e condannati (per carità: grazie alla prodigiosa parte della magistratura calabrese, molti saranno resi nuovamente vergini. Un imene giudiziaria pronta a essere infranta e ricostruita a piacere).

Buona fortuna Calabria. Doris (e le tante Doris che continuano a morire per la loro terra) dammi, datemi retta. Allontana i tuoi figli. Non meritano di essere governati così. Ieri, oggi e domani. Non lo meritano perché sono giovani e i loro coetanei a cui tu ti rivolgi nell’articolo – salvo eccezioni come quella di Antonino – nella vostra regione dormono, si girano dall’altra parte o colludono. Come voi politici. Come noi giornalisti.

Dove sono i giovani del Pd che hanno permesso lo scempio di un partito in mano da sempre agli stessi tromboni, molti dei quali talmente disgustosi che non li avvicinerei neppure con una canna da pesca? Ma come fai a stingere loro la mano Doris? Dove sono i giovani della società civile che non sono scesi in strada né quando è stato arrestato Condello (il Provenzano calabrese) né quando i magistrati e la Procura sono stati presi di mira? E dove sono i giovani della Chiesa? Sono tutti nell’Opus Dei? Siamo freschi allora! Sparito Monsignor Bregantini da Locri, sono spariti i prelati di riferimento se si fa eccezione per Don Pino De Masi e qualche altro. Dove sono i giovani del Pdl e dell’Udc lo so: a dare il benvenuto a Enzo Sculco e compagnia!

Scappate figli di Doris e con loro scappino dalla Calabria tutti i giovani sani e puliti. La maggioranza?

r.galullo@ilsole24ore.com

  • GALULLO |

    Vincenzo Costantino,
    dopo aver dimostrato di saper leggere e copiare (le frasi di Spanò) per rispondere alle mie educate e pacate ma ferme riflessioni, riesce a dimostrare anche di avere qualcosa da scrivere?
    Saludos
    roberto galullo

  • Vincenzo Costantino |

    “Delle urbane e ragionate critiche sarò a tutti riconoscente, e o confesserò docilmente i miei falli, o mi difenderò con pari urbanità.
    Alle critiche villane, o stampate, o scritte a penna, o verbali, non risponderò mai.”
    Domenico Spanò Bolani, un reggino.

  • GALULLO |

    Caro Costantino:
    1) se alla sua età non ha ancora capito la differenza che passa tra una marcia e una ribellione spontanea di una società civile, quale si appalesa in Sicilia, pronta a esplodere di gioia per un arresto dei boss e non in Calabria, dove la cattura di un boss di prima grandezza come Pasquale Condello è passata quasi sotto silenzio, stiamo freschi per il futuro di questo Paese. Continui a studiare che forse è meglio.
    2) la sua domanda capziosa e presuntuosa la rivolga a se stesso. Io me ne fotto tre quarti se lei è fesso o colluso. Ripeto: ho rispetto per la sua decisione di tornare in Calabria. Auguri e figli maschi
    3)al suo lungo pistolotto storico-politico rispondo con una certezza che le sue sterili argomentazioni non scalifiranno anche se, ovviamente, non ho la pretesa di avere ragione: l’Italia si sta calabresizzando. Se lei vede il mondo al contrario di nuovo auguri e di nuovo figli maschi.
    Roberto Galullo (uno che la faccia, la voce e la penna ce la mette subito senza avere bisogno di essere sfidato a farlo)

  • Vincenzo Costantino |

    Due appunti:
    1) Lei scrive testualmente: ” vuole che mi preoccupi di un’inutile marcia contro la mafia? Ma a cosa crede che serva? Almeno a contarvi?”.
    Questo dopo aver scritto, retoricamente e polemicamente: “Dove sono i giovani della società civile che non sono scesi in strada né quando è stato arrestato Condello (il Provenzano calabrese) né quando i magistrati e la Procura sono stati presi di mira? E dove sono i giovani della Chiesa? Sono tutti nell’Opus Dei? Siamo freschi allora!”.
    Le ribadisco la domanda che, con tutto il garbo e il rispetto possibile, Le ho già posto: siamo fessi o collusi?
    A quella che Lei chiama “marcia”, quasi a volerne limitare e comprimere la portata, e che invece è stata una presenza formidabile (oltre che numerica, formidabile dal punto di vista del CORAGGIO), totalmente OBLIATA e CANCELLATA dai media nazionali (e anche da Lei, mi dispiace), sarebbe sciocco sostenere che abbiano partecipato soltanto attivisti dell’Opus Dei. Hanno partecipato quelli che non dormono, che non si voltano dall’altra parte e che non sono collusi, Dottor Galullo. E sa chi sono? Sono la gioventù calabrese. Quella sana. Quella schiacciata non solo dalla ‘ndrangheta, male massimo e supremo della mia terra, ma anche da chi perpetua e permette che le mafie si assicurino la sovranità per mezzo del sangue sulla Calabria, in cambio di un bacino elettorale e/o di consenso garantito. Da 150 anni è così. O vuole forse sostenere che Giolitti fosse calabrese? Che Mussolini fosse calabrese? Che Andreotti fosse calabrese? Chi altro vuole che le citi, Dottor Galullo? 150 anni di TOTALE ASSENZA DELLO STATO, quello Stato che dovrebbe garantire l’ordine, il rispetto delle Leggi, la certezza della pena, i servizi (perché in Calabria le tasse si pagano, forse più che altrove, vista l’imponenza numerica dei lavoratori dipendenti pubblici, tassati alla fonte), il rigetto dell’Ordalia sostituita dallo Stato di Diritto.
    E veniamo al secondo appunto:
    2) Io non mi devo permettere di attribuirle pensieri (cosa che in realtà non ho mai fatto), Lei invece si può permettere liberamente di affermare che la Calabria è ripugnante e che l’Italia si sarebbe calabresizzata. Questa affermazione mi ha fatto sobbalzare, prima, e poi mi ha ferito. Mi ha ferito perché Lei, Uomo di cultura, con questa affermazione dimentica e mette da parte 150 anni di Storia unitaria di questo Paese, 150 anni di politica di costruzione del consenso tramite clientele elettorali, 150 anni in cui la ‘ndrangheta, la mafia e la camorra non si sono certo sviluppate per opera dello spirito santo. Le radici Lei le conosce benissimo, e sa fin troppo bene che affondano nella povertà, nella fame, nello sfruttamento, nell’ignoranza, ma soprattutto nella sporca politica clientelare di questo Paese dal 1861 in avanti, un Paese che, vorrei sottolinearlo, fino al 1970 (ma in realtà fino alla riforma del titolo V della Costituzione, cioè fino al 2001), era centralista fino al midollo. Altro che Regioni e Province e Comuni. Che la classe dirigente calabrese sia in buona parte fetente e collusa è sotto gli occhi di tutti; ma affermare che l’Italia si sia calabresizzata è, oltre ad un insulto, un falso storico di proporzioni bibliche. Se proprio vuole seguire questa logica (abbastanza fragile, in verità), dovrei sforzarmi ad affermare che è la Calabria ad essersi “italianizzata”, “romanizzata”, “giolittizzata”, di certo non il contrario.
    Siamo nella merda (visto che Lei è crudo, voglio esserlo anch’io) fino al collo, in Calabria. Per colpe nostre, in buona parte. Per la classe dirigente che ci ritroviamo, in buona parte. Ma anche a causa di logiche che, seppur lontane nel tempo, non possono essere gettate nel dimenticatoio della Storia, ma vanno messe in conto. Vanno considerate, studiate, riscoperte (se dimenticate), analizzate. Vanno affrontate. Senza lasciarsi prendere dalla facile generalizzazione, dalla voglia irrenefrenabile di affermare “vabbè, ma se la sono cercata, ci sguazzano nella loro melma, sono contenti così”, e per giunta “ci hanno calabresizzati”. E non si tratta di paraculismo.
    Si tratta di risolvere una volta per tutte l’atavico problema del clientelismo, che non è affatto un problema circoscritto ai confini che vanno dallo Stretto al Pollino. Mentre da Roma, in questi giorni, i calabresi ricevono telefonate pre-registrate di leaders politici nazionali, si domandano al contempo che razza di Stato sia quello Stato che è presente ad orologeria, che non appronta una seria legislazione anti-mafia, che taglia i fondi alla Magistratura, alle forze dell’ordine, che trasferisce i fondi FAS in aree che sono tutto tranne che sotto-utilizzate, che non affronta la disoccupazione, che fa finta di non vedere che l’emigrazione è ritornata a livelli rilevantissimi. E che con la ‘ndrangheta, la mafia e la camorra scende a patti, sempre più spesso, come in passato.
    E questo sarebbe lo Stato calabresizzato? Questa sarebbe la società italiana calabresizzata?
    Sono stato crudo e diretto anch’io.
    Ricambio gli auguri di buona fortuna.
    Vincenzo Costantino (così anche il problema della “faccia” è risolto)

  • galullo |

    Caro Vincenzo,
    trovo la sua lettera davvero molto bella perchè scritta con il cuore. E, le assicuro, per me leggerla è stata uno strazio. E sa perché? Perché se lei tornerà in Calabria maledirà il giorno in cui è tornato. Le auguro con il cuore di trovare un lavoro. Ma il punto non è questo. Il mondo non si riduce a un lavoro, anche se è questo che dà dignità a un Uomo e lei, seppur giovane, con queste premesse, Uomo lo diventerà davvero. Anche se si firma solo con il nome. Un Uomo ci mette anche il cognome, che è come dire la faccia.
    No, il punto è che la società calabrese è marcia dalle fondamenta e, mi spiace per lei, più passano i giorni e più la disgustosa palude massonico-ndranghetistico-politica continuerà a trascinarla giù. Fino a farla morire. A meno che non sia già morta. Agonizzante e morente lo è senza dubbio.
    Spero di sbagliarmi, ovviamente. Spero che un giorno lei e quelli come lei mi scriveranno per sputarmi in un occhio, anzi in due e per ricoprirmi di insulti. Ma credo che quel giorno non verrà mai. Però, se verrà, sarò il primo a gioirne.
    Vede, in questi giorni molti lettori mi hanno sollecitato per tornare a scrivere dello scempio al quale la Calabria in questi giorni sta assistendo in vista delle elezioni politiche. Massoni deviati, ‘ndranghetisti, affaristi, collusi, amanti (ne conosco alcune), figli e figliocci di esseri che governano da sempre il vostro territorio sonò lì, pronti a dividersi le spoglie: il peggio del peggio dello schifo, ancora una volta, è nelle liste di qualunque schifoso colore politico. Mi scusi: ma perché dovrei scriverne? Dove è la novita? Nel vostro territorio da sempre funziona così. Quello che dovevo scrivere l’ho scritto: celebrerete a giorni il vostro funerale. Amen e andate in pace.
    Detto questo, vuole che mi preoccupi di un’inutile marcia contro la mafia? Ma a cosa crede che serva? Almeno a contarvi? Sicuro? Faccia un esperimento: guardi tra quelli che hanno partecipato quanti saranno quelli pronti a combattere ancora i futuro o a rimanere limpidi di cuore e di mano!
    No, mi spiace, ho 47 anni e ho smesso (da sempre) di credere nel valore delle marce e delle fiaccolate se non sono accompagnate da un rigore morale totale e condiviso. A 18 anni ho cominciato a brandire un’arma più potente: la penna e le assicuro che mi sto convincendo che anche questa serva a poco.
    E sa perché? Perché l’Italia si sta calabresizzando. E’ un Paese in cui lo schifo della mafia politica e affaristica sta invadendo ogni spazio vitale. E il primo che stanno saturando è lo spazio della libertà di stampa. Ecco, forse (ma solo forse) la differenza è tutta qui. In Calabria l’ossigeno è finito e le bombole di riserva sono in mano ai soliti noti. In alcune parti del resto d’Italia c’è ancora qualche riserva d’aria.
    Lei non è fesso né colluso e non le permetto di attribuirmi pensieri che non ho mai rivolto a quelli che fanno la sua scelta e ai quali va tutto il mio rispetto. Dico solo che io fossi in lei fuggirei. Se non lo farà, peggio per lei. E’ adulto e vaccinato.
    Mi scusi la crudezza ma sa che non sono né tenero nè paraculo, anche perche le stesse cose le dico ai miei figlio, nei quali scorre il 50% di sangue calabrese di cui sono fieri loro e sono fiero io. Una terra che frequento esattamente da 22 anni e che, ogni volta che torno (e torno spesso per lavoro e per diletto), trovo sempre più ripugnante.
    Un’ultima cosa aggiungo: per educazione familiare non mi volto mai dall’altra parte ma guardo dritta in faccia la realtà che poi descrivo con i miei occhi. Non con quelli degli altri. Sono anni che – con la sola forza dei lettori – denuncio e scrivo cose, mi creda, estremamente scomodo per il sistema marcio di potere che vi domina. E per questo pago anche un prezzo. Ma continuerò a guardare dritta in faccia la realtà calabrese e, a Dio piacendo, lo farò anche con un libro che un importante editore mi ha chiesto. Se accetterò sarete i primi a saperlo.
    Buona fortuna
    Roberto Galullo

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