E’ il pomeriggio del 3 agosto quando scambio al telefono due chiacchiere con Mario Fantini, ex amministratore delegato della Cassa di Risparmio di San Marino.
Virtualmente in vacanza, stavo in realtà lavorando su alcune carte della Procura di Reggio Calabria. La mia passione: leggere, studiare, capire e scrivere.
Il punto è che – forse per tutto ciò che ho scritto in questi anni sul Sole-24 Ore, in questo blog, su Radio 24 e, per finire, sul mio libro “Economia criminale” – molti sammarinesi quest’estate non mi hanno lasciato leggere e studiare in pace.
Mail su mail e telefonate su telefonate per chiedermi di tornare a scrivere di quanto accade nel loro Paese. Qualcuno mi ha persino dato del furbastro perché avevo tirato indietro la penna, la voce e la tastiera. “Proprio ora – qualcuno mi ha rimproverato – che sul Titano sta scoppiando l’inferno con le ghiotte chiacchiere con Gabriele Gatti e Antonella Mularoni registrate da Fantini. Non hai niente da dire e da scrivere?”.
Mi rendo conto che è difficile far capire che un bravo giornalista deve prima raccogliere tante informazioni, molti documenti, parecchie idee e poi scrivere. Possibilmente (!) l’ideale è scrivere notizie. Dei giudizi (senza notizie) di un giornalista non frega (non dovrebbe) fregare nulla a nessuno. Per questo motivo non ho scritto (anche se in pieno agosto avevo in mano le trascrizioni delle chiacchiere registrate tra Fantini, Mularoni e Gatti) una sola riga una sulle vicende sammarinesi.
Volevo capire, leggere e studiare, prima di scrivere. Scrivere notizie, intendo. E non partecipare a nessuna contesa o gioco di parte.
Il 3 agosto, forse perché stremato e approfittando di un momento di distrazione della mai famiglia in riva al mare, chiamo Fantini. Volevo partire da lui. Da quel momento non smetterò di raccogliere dati, informazioni, documenti, carte e idee. E (da) oggi torno a scrivere perché di notizie da raccontarvi ne ho parecchie.
UN’AMABILE CHIACCHIERATA
Fantini è cortese, cortesissimo al telefono. Mi presento. “Non c’è bisogno – mi risponde – a San Marino la conoscono tutti”. Anche lei? Replico. “Credo di essere stato il primo – mi dice – ad aver comprato il suo libro a San Marino”. Come lo ha trovato, chiedo, invitandolo ad essere franco. “Molto bello ed equilibrato sulla parte che riguarda il Titano” mi risponde. E si sente che non finge.
Non giro intorno all’argomento e gli dico chiaro e tondo che molti sammarinesi mi stanno stressando la vita e per questo gli chiedo che cosa stia accadendo sul Titano. Non è sorpreso dalla domanda e amabilmente parliamo.
A un certo punto gli chiedo se ha mai pensato di essere stato usato nella vicenda che ha portato a un mezzo terremoto a San Marino con la vicenda Sopaf-Delta-Cassa di Risparmio. Non ha esitazioni. “Sono sicuro – scandisce – di essere stato usato come un ostaggio. Basta leggere l’ordinanza della Procura di Forlì, dalla quale emerge che io sarei il capo di una cupola. Io, proprio io, che ho fatto il guardiano del faro per anni e ho fatto cacciare mafiosi da San Marino. Sì sono stato utilizzato e la controprova è che quando chiedevo di essere rimesso in libertà mi veniva risposto no. Almeno, aggiungevano, fino a quando Italia e San Marino non hanno firmato l’accordo”. Ma chi negava la libertà a un uomo di 76 anni? Una risata aggraziata, in stile con l’uomo, lascia la mia domanda senza risposta.
Parliamo ancora un po’ e ci ripromettiamo di risentirci. Anzi di vederci. Credo che accadrà.
LA LETTERA A GRASSO DELLA DIREZIONE ANTIMAFIA
Non so se Fantini abbia una strategia e quale per uscire fuori dall’angolo nel quale, giocoforza, dopo 6 mesi di reclusione e 3 mesi di restrizione della libertà personale, è stato messo.
Fatto sta che le bobine consegnate alla Procura di Forlì sulle chiacchierate intercorse con Mularoni e Gatti, non sono l’unica mossa sul suo scacchiere.
E’ il 24 maggio quando Fantini muove la pedina della Procura nazionale antimafia, scrivendo una raccomandata con ricevuta di ritorno a Piero Grasso.
MEGLIO UNA CONDANNA A MORTE
Non c’è oggetto ma solo un “Gent.mo Dott. Grasso, sono indagato dalla Procura di Forlì per una lunga serie di reati….”
Il secondo capoverso è da brividi: “sradicato dalla mia attività lavorativa dopo 52 anni e accusato ogni giorno dei più infami delitti che hanno distrutto me e la mia famiglia psicologicamente ed economicamente. Per il mio concetto di onestà avrei certamente preferito una condanna a morte”.
I RAPPORTI CON LA MAFIA
I motivi per i quali Fantini scrive a Grasso sono presto detti: in questo modo vuole rispondere (e, dico io, provare a mettere in difficoltà o quantomeno in imbarazzo) alla Procura di Forlì che, ad avviso del 76enne ex manager bancario, lo accusa di rapporti con la malavita organizzata e rapporti con la mafia. E spera che sia la Procura nazionale a prendere in mano la questione.
SOLO EVASIONE FISCALE, NIENTE MAFIA
Nella lettera si legge, a mio avviso, una dichiarazione importante che, verosimilmente, non mancherà di mettere in imbarazzo chiunque, sul Titano e in Italia, abbia a cuore la dignità personale e di popolo. “Ho sempre affermato pubblicamente – si legge nella missiva alla Procura nazionale antimafia – che nella mia banca poteva esserci solo denaro proveniente da evasione fiscale (quella prevista e regolata dagli accordi e dalle consuetudini). Credo invece di aver tenuto lontano dalla Banca da me amministrata qualunque infiltrazione di tipo malavitoso e comunque riferibile a reati punibili anche nel mio territorio. Ho imposto regole al personale della Banca quando regole non c’erano ed ho evitato contatti pericolosi e, quando ho potuto ho fatto procedere ad arresti. Credo di avere il merito di aver evitato a San Marino ben più gravi infiltrazioni. Non posso essere certo, in 20 anni di lavoro, che qualche operazione criticabile a posteriori non Vi possa essere per ovvie ragioni amministrative”.
Mi sia permessa una digressione personale: leggere di evasione fiscale “prevista e regolata dalle consuetudini” fa male. Molto male. Per chi, come chi scrive, è impossibile sottrarre un solo centesimo al Fisco e se anche potesse non lo farebbe perché ha un codice di profondi principi e valori, fa male sentir dire che nel cuore del proprio Paese, a due passi da Rimini, è possibile depositare in una banca soldi frutto di una consuetudine tributariamente evasiva. Una consuetudine disgustosa, me lo si lasci scrivere senza alcuna retorica.
Non mi risulta – e sfido chiunque a dimostrare il contrario – che esista poi addirittura un’evasione fiscale “prevista e regolata da accordi”. Non posso crederlo né per il mio disastrato Paese né per San Marino. Quali sono questi accordi?
Vorrei chiudere con un paradosso: ma allora a cosa serve uno scudo fiscale verso San Marino?
TRACCIABILITA’ AL 100%
Fantini si avventura poi sugli 1,2 milioni di assegni versati a San Marino dal 2004 al 2009. “Si tratta di assegni tratti su conti correnti di banche italiane ed estinti in Italia con tracciabilità al 100% – scrive Fantini – e anche le girate possono essere ricostruite come è sempre avvenuto nelle rogatorie. Questa operazione poteva essere fatta completamente in Italia perché Vi è l’amministrazione del
conto e gli assegni girati per l’estinzione ma evidentemente con minor risalto pubblicitario e senza tirare in ballo persona innocenti e senza arresti mediatici. Non credo sia questa la giustizia prevista dalla nostra costituzione e sono profondamente deluso”.
Scrivo che Fantini si avventura perché, premettendo di avere il massimo rispetto per chi scrive questa missiva e per la sua enorme delusione umana, vorrei che i lettori (a partire da quelli di San Marino) vedessero, come ho visto io, le fotocopie di alcuni assegni, siglati più volte o firmati con nomi di fantasia o letteralmente illeggibili.
La realtà e che su 1,2 milioni assegni, oltre la metà (dunque almeno 600mila) porta girate su girate con questo peccato originale: sigle e firme illeggibili o di fantasia.
Mi perdoni Fantini (e senza entrare nel merito dell’inchiesta perchè non mi compete) ma parlare di tracciabilità finanziaria è a mio modesto avviso quantomeno azzardato. Così come è azzardato parlare di rogatorie, alla luce dei mille ostacoli frapposti dalla Repubblica del Titano ad un celere e trasparente scambio di informazioni e/o raccolta di atti con l’Italia.
ARRIVA AL DUNQUE
Fantini arriva al dunque nell’ultima delle due pagine scritte a Grasso. “Lei – conclude l’ex ad di Carisp rivolgendosi al capo della Procura – ha credibilità, ruolo, strumenti ed esperienze di valutazione per porre fine a questa vergognosa vicenda almeno per la parte a cui presta l’alibi. Avendo 76 anni non vedrò il processo e non avrò il riscatto. Ho avuto migliaia di dipendenti anche in Italia e decine e decine di migliaia di clienti. Non troverà mai qualcuno che possa avallare le tesi della procura e questo è significativo e grave”.
LE MOSSE DELLA PROCURA
Fin qui il carteggio tra Fantini e Grasso. Questa mossa, però, non sembra aver sortito molti effetti perché nei primi giorni di settembre, come forse era logico che fosse, la Procura nazionale antimafia, senza minimamente entrare nel merito della lettera, la gira alla Procura di Forlì che, proprio in quei giorni, ascolterà Fantini e altri importanti politici di San Marino, a partire da Gatti e Mularoni, chiamati in qualche modo in causa dall’ex amministratore delegato.
Va precisato che, nel corso dell’incontro in Procura tra Fantini e i pm di Forlì Fabio Di Vizio e Marco Forte, il dialogo sarà molto sereno e non ci sarà alcuna ruggine eventualmente dettata da questa mossa che, alla fine, produrrà, a mio avviso, un solo effetto: mettere nero su bianco che gli istituti bancari di San Marino hanno vissuto (vivono?) in buona parte dell’evasione fiscale degli italiani disonesti che attraversano una frontiera virtuale e fanno marameo agli italiani onesti.
Non c’è che dire: bravi.
1.to be continued
r.galullo@ilsole24ore.com
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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