Pellicciari è il presidente dell’Ance Veneto, l’Associazione dei costruttori. Il 26 novembre ha lanciato un accorato appello sul rischio che sempre più imprese edili, in periodo di crisi, possano chiedere aiuto alle mafie.
A parte il fatto che non solo quelle edili possono richiedere finanziamenti alle uniche “banche” non in crisi di liquidità – vale a dire Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra – c’è da chiedersi perché solo ora levi questo allarme.
Pellicciari, riporto testualmente Il Corriere Veneto del 27 novembre, è convinto che la logica del massimo ribasso negli appalti e il blocco dei pagamenti dovuto al patto di stabilità stiano favorendo le aziende che fanno quadrare il bilancio con fondi neri. «Se il governo e la Regione non interverranno a breve – afferma Pellicciari – ci troveremo con tanti Totò Riina in giro per la nostra regione. Ci sono già decine di segnalazioni alle autorità competenti» . «Ma la crisi continua e adesso queste aziende che non hanno più soldi si sono dovute rivolgere alle organizzazioni mafiose» ha aggiunto il segretario del sindacato di categoria Filca-Cisl, Salvatore Federico, sempre sul Corriere Veneto.
La fotografia del settore in Veneto (ma è così ovunque) è impietosa.
In due anni sono fallite quasi 2.500 ditte, per un totale di 50mila disoccupati. Pellicciari ha dunque chiamato a raccolta circa 300 imprese edili, 200 artigiani e 60 cooperative e ieri sono scesi a Roma (meta di tutti gli strali e le maledizioni) per manifestare insieme agli operai e ai sindacati sotto Montecitorio. La richiesta? Una deroga immediata al patto di stabilità che nel 2011, secondo l’Anci, porterà al blocco di circa 300 milioni di investimenti da parte dei Comuni. «Abbiamo raggiunto il limite – denuncia Franco Mognato di Legacoop riporta sempre Il Corriere Veneto – le aziende e le cooperative stanno di fatto sostenendo il disavanzo degli enti pubblici e adesso non ce la fanno più. I soldi del Fas e del Cipe sono rimasti sulla carta» .
Inoltre in Regione ci sarebbe circa un miliardo bloccato (il condizionale è d’obbligo quando si parla di amministrazioni pubbliche).
Questo blog non è il luogo adatto per parlare (e ce ne sarebbe molto) senza polemiche e senza pregiudizi dei troppi finanziamenti pubblici al settore (da cui dipendono gran parte dei lavori), del “nero” in edilizia (pratica diffusa), delle sacche di elusione ed evasione (purtroppo ci sono), della formazione degli addetti (non sempre eccelsa).
E’ il luogo adatto, invece, per apprezzare il richiamo di Pellicciari sul rischio di infiltrazioni mafiose anche se – è doveroso dirlo – i fenomeni vanno letti prima che possano accadere e la mafie in Veneto, a partire proprio dal ciclo dell’edilizia, ci sono e non da ieri.
PAROLA ALLA DNA E ALLA DIA
Se si va a leggere la relazione 2009 della Direzione nazionale antimafia (Dna), si scopre che la Direzione distrettuale antimafia di Venezia continua “il mantenimento dello stato d’allerta in funzione di possibili inquinamenti da parte di organizzazioni facenti capo a Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, vuoi del tessuto finanziario attraverso immissione nello stesso di capitali di illecita provenienza, vuoi di quello economico imprenditoriale attraverso l’inserimento di ditte direttamente od indirettamente collegate a quelle organizzazioni nelle grandi opere in corso di svolgimento in quel territorio”.
E se si va a leggere il rapporto della Direzione investigativa antimafia (Dia) del primo semestre 2010 si scopre che “le condizioni di benessere presenti nella provincia trevigiana costituiscono un polo di attrattiva per le compagni criminali, che investono in attività commerciali o proprietà immobiliari i proventi illeciti”.
Quel che si legge qualche pagina dopo è ancora più allarmante. “Nel Veneto – scrivono infatti gli analisti della Dia – permangono i segnali di intereresse delle tradizionali organizzazioni di matrice mafiosa e tra queste la ‘ndrangheta, verso i settori dell’economia locale. Il dato inerente alla significativa incidenza percentuale delle segnalazioni per opere finanziarie sospette effettuate nella regione ha indotto la Dia a svolgere controlli maggiormente pervasivi sui soggetti segnalati per tali attività dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia”.
ANNO GIUDIZIARIO 2010
Il 30 gennaio 2010 a Venezia, come in tutta Italia, si inaugura l’anno giudiziario. La mala del Brenta è stata comunque sconfitta e l’impegno degli investigatori deve concentrarsi sul fronte delle possibili infiltrazioni mafiose. A dirlo sarà il capo della Procura della Repubblica, Vittorio Borraccetti.
Borraccetti scriverà che “rimane alta l’attenzione della Direzione distrettuale antimafia e degli organi specializzati della polizia giudiziaria sulla possibile presenza di persone legate alle organizzazioni storiche Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, in particolare sulla loro possibile infiltrazione nei settori economici al fine di riciclaggio dell’attività delittuosa.
E ciò soprattutto alla luce dei risultati di alcune indagini svolte dalle Procure di Caltanissetta e Palermo, le quali hanno evidenziato episodi di presunto investimento immobiliare sul territorio da parte di soggetti ricollegabili a esponenti di quelle organizzazioni”.
L’ALLARME DELLE IMPRESE
Il 27 febbraio 2010 il candidato leghista alla presidenza della Regione Veneto, Luca Zaia, che poi sarà eletto. lancia l’allarme sul rischio di infiltrazioni criminali
nelle società venete. Scalate ai pacchetti azionari, agevolate dalla crisi economica globale. Lo avrà fatto anche per alzare l’attenzione sulla campagna elettorale, fatto sta che il presidente di Confindustria Veneto, Andrea Tomat, risponde all’allarme.
Con un comunicato stampa in cui, in perfetto stile leghista, si rivanga nel passato, Zaia arriva al presente e detta quanto segue: “…temo che in questi mesi si stiano ripresentando condizioni che potrebbero favorire una nuova infiltrazione nel tessuto economico del Veneto. In particolare la crisi di liquidità e la difficoltà di accedere al credito rischiano di offrire il destro a organizzazioni pericolose che potrebbero tentare la scalata ai pacchetti azionari e al controllo di alcune imprese. Ciò potrebbe avvenire attraverso strumenti economici complessi, quali alcune finanziarie e fondi internazionali che potrebbero far parte di alcuni network criminali”.
Zaia chiama e il presidente degli industriali, Tomat, risponde. “Le preoccupazioni di Zaia – dichiara al Gazzettino che ne scrive il 28 febbraio – sono senza dubbio condivisibili, Il sistema economico veneto nel suo com
plesso resta assolutamente sano, proprio per questo bisogna evitare che si vengano a creare situazioni che possano sfociare in attività criminose che possano colpire le imprese sul territorio. Il mantenimento della sicurezza di chi opera nel sistema economico e imprenditoriale deve essere una priorità per il prossimo Governatore del Veneto…Le modalità attraverso le quali la criminalità potrebbe infiltrarsi nelle aziende del nostro territorio sono molteplici e tutte causate dall’eccezionale situazione in cui versa l’economia”.
Anche gli artigiani vogliono dare la propria testimonianza e lo stesso giorno il presidente di Confartigianato della Marca, Mario Pozza, afferma che “in questo momento di crisi di liquidità per molte aziende c’è qualcuno a cui la liquidità non manca”.
A Confartigianato sono già arrivate denunce debitamente girate alle Forze dell’Ordine. Il meccanismo è sempre lo stesso: un’impresa in sofferenza finanziaria, alcuni personaggi che propongono un aiuto economico e poi dall’usura si passa al controllo dell’azienda. “È come l’aids – si lascia andare Pozza – che una volta contagiato non ti lascia scampo. Bisogna mantenere alta l’attenzione perché la nostra area è appetibile e la malavita si intrufola quando ne ha l’opportunità, come in questo periodo”.
Dunque il benemerito richiamo di Pellicciari arriva buon ultimo ma per questo – si badi bene – non vuol dire che non sia importante.
E’ ora che il Nord – come vado scrivendo da anni – si accorga che le mafie non sono un problema degli altri ma un problema del proprio orticello.
Domani, con la seconda puntata, scenderemo nel concreto, con gli affari nell’edilizia e nel ciclo del cemento di cosche e clan.
1 – to be continued
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