Come state cari amici sammarinesi? Vi state preparando al Natale? Oggi, visto che a San Marino è stato proclamato lo sciopero generale, avrete più tempo per leggermi? Ma no, dedicatelo ai vostri figli!
E Augusto Casali, Segretario di Stato sammarinese alla Giustizia, pensa che anche quel che ho scritto su questo blog il 9 dicembre e ciò che scrivo oggi su quanto accade a San Marino sia frutto della mia “mala-informazione”?
Lieto di smentirlo ogni volta che posso (cioè sempre) con la sola arma che possiedo: l’informazione, che non è mai né buona né cattiva. Semplicemente è.
Cosa pensate di regalarmi per ricambiare l’amore che sprizzate leggendo i miei post che riguardano il vostro Paese e la mia bell’Italia? Un giubbotto antiproiettile?
Non sarebbe una cattiva idea (soprattutto per la mia incolumità fisica) anche perché l’allegra combriccola di cui mi sto occupando con questo secondo articolo e che è stata oggetto del decreto di fermo della Dda di Catanzaro del 2 dicembre e della relativa inchiesta, di giubbotti antiproiettili acquistati a San Marino se ne intende.
Per riassumere (oltre a rimandarvi al post del 9 dicembre in archivio senza la cui lettura diventa più complesso seguire il filo), la Dda di Catanzaro ha mandato a gambe all’aria una presunta rete di narcotraffico internazionale i cui membri sono presunti pezzi da novanta delle famiglie di ‘ndrangheta, camorra e di quelle legate ai narcos sudamericani.
I rapporti con San Marino non si riferiscono solo ai versamenti in qualche banca fatti da alcuni anelli di questa filiera associativa per delinquere ma anche all’acquisto di giubbotti antiproiettile, metal detector e “giocattoli” di questo genere.
A pagina 1.816 i magistrati scrivono che è “da sottolineare il fatto che l’organizzazione mafiosa, almeno in una occasione, ha dimostrato di avere a disposizione materiale esplodente e di avere acquistato giubbotti antiproiettile. Di particolare rilievo è risultata essere l’opera di Galdi di cui le indagini hanno palesato tra l’altro, l’utilizzo di nomi falsi e la particolare attitudine ai raggiri in campo commerciale”.
Francesco Galdi è l’uomo – tanto per intenderci – che parla con un altro arrestato, Stefano Florio, di assegni e versamenti verso San Marino (si veda il post del 9 dicembre).
Galdi, secondo la Dda di Catanzaro, dirige i suoi sodali a Bologna e ha rapporti pressoché costanti con Romano Chirillo con il quale condivide e cofinanzia il traffico di stupefacente e di armi.
GLI ACQUISTI A SAN MARINO
Una società di San Marino (il nome non è importante anche perché del tutto estranea all’inchiesta) annovera Galdi come cliente. Questa società sammarinese è qualificata nel settore della telefonia e della sicurezza, difesa personale, giubbotti antiproiettile, videosorveglianza, accessori vari, binocoli e sistemi di ripresa occulti. Non so quante ce ne siano in giro con queste caratteristiche.
La Dda di Catanzaro scopre che Galdi aveva acquistato presso questa società di San Marino 3 giubbotti antiproiettile e le telecamere, mandate poi in Calabria. E in Calabria ci sarebbero poi stati incontri con boss del narcotraffico sudamericano. La stessa società emette fattura nei confronti di Galdi, ma quella fattura torna al mittente. E dire che Galdi, da San Marino, era stato contattato telefonicamente ma aveva dato false generalità per evitare il pagamento. Chiamato sul cellulare dirà di chiamarsi (omissis) e abitare a Treviso. “Questo è uno dei tipici raggiri perpetrati da Galdi nei confronti dei creditori”, chiosano i magistrati della Dda di Catanzaro.
Va da se (almeno così la logica vorrebbe) che i giubbotti antiproiettile non servivano alla consorteria per mascherarsi da Rambo a Carnevale, così come i binocoli non servivano per avvistare falchi pellegrini sull’Aspromonte e le telecamere non servivano per riprendere la natura incontaminata nella Piana di Sibari.
Ovvio che il loro uso non poteva che essere, ancora per logica, destinato ad attività criminali o affini e ciò che era complicato o impossibile acquistare direttamente in Italia, poteva essere tranquillamente acquistato a San Marino dove (presumo) nessuno fa domande.
Nel corso della mattinata del 29 agosto 2008, Galdi chiama Romano Chirillo per chiedergli di essere contattato appena possibile .Dopo circa tre ore Romano Chirillo chiama Francesco Galdi che era pronto per consegnare in Calabria un’auto, dello stupefacente “le altre cose” e uno o più giubbotti antiproiettile, ciascuno chiamato “il gilettino”.
La cosa interessante è che la merce non viene consegnata a San Marino ma a domicilio o, meglio, nel luogo indicato da Galdi. Per la precisione a Modena in fermo deposito. E li verranno spediti due uomini di fiducia di Galdi & C. a ritirare quanto ordinato.
LE TRATTATIVE
Ecco come sono andate, “minuto per minuto”, le trattative tra Italia e San Marino secondo la ricostruzione dei magistrati di Catanzaro.
29 agosto 2008
ore 13.04.19
chiamante: Mister X
chiamato: Galdi
Mister X (ovviamente i magistrati fanno il nome e il cognome ma non è importante anche perché la persona non è indagata né accusato ndr) chiama Galdi al quale dice “di andare a ritirare la merce che vuole a Modena in fermo deposito. Francesco chiede un camera finder e tre giubbotti (antiproiettile) e un binocolo” I due si risentiranno verso le 14.00
29 agosto 2008
ore 14.32.56
chiamante: Mister X
chiamato: Galdi
Mister X chiama Galdi al quale chiede “se quel materiale glielo deve dare con fattura o in esenzione Iva. Francesco dice che tra 10 minuti gli darà l'intestazione per la fattura in esenzione Iva”.
29 agosto 2008
ore 15.09.48
chiamante: Mister X
chiamato: Galdi
Mister X chiama Galdi.“Parlano delle caratteristiche di un cannocchiale – annotano i magistrati – che deve fornire a Francesco. Mister X gli fornirà tre giubbotti a 395 euro più un cannocchiale per un totale di 1200 euro circa. Francesco gli manderà delle persone a ritirare il tutto con i soldi”.
29 agosto 2008
ore 17.13.03
chiamante: Mister X
chiamato: Galdi
Mister X chiama Galdi. “Quest'ultimo dice che ha mandato i suoi amici a ritirare la merce e consiglia di portarli in una stanza in quanto gli ha mandato un qualcosa. Mister X dice di aver capito”, si legge nel decreto di fermo.
29 agosto 2008
ore 17.32.10
chiamante: Galdi
Chiamato: Mister X
Galdi dice a Mister X “di consegnare il tutto ad un ragazzo che è ignaro della cosa e di prendere i soldi che gli darà quest'ultimo”.
29 agosto 2008
ore 18.47.01
Chiamante: Galdi
Chiamato: Mister X
Galdi, scrivono i magistrati, chiede a Mister X se “quella documentazione che aspettava è a posto. Mister X dice che è tutto ok. Francesco dice che lo ricontatterà da lunedì perché ha bisogno di un po’ di merce”.
E da quest’ultima annotazione si intuisce che i rapporti commerciali tra la consorteria e l’azienda sammarinese non sarebbero sporadici o casuali.
RAPPORTI CONTINUI
La conferma di questo arriva con le annotazioni che la Dda di Catanzaro riporta alla data del 6 ottobre 2008. In quell’occasione Galdi chiede a Mister X due metal detector. Per il prezzo elevato la compravendita non andrà a buon fine. La scheda Vodafone 348-41XXXX è stata intestata dal 17 febbraio 2006 al 25 novembre 2008 a Mister X.
Vediamo anche in questo caso il dettaglio delle trattative.
Ore 13.10.33
chiamante: Mister X
chiamato: Galdi
Mister X chiama Galdi al quale servono due metal detector da terreno. Mister X si raccomanda di chiamarlo su questo numero e non su quello aziendale. Francesco dice che lo sa bene perché essendo un telefono aziendale “scaricano i tabulati e buonanotte al secchio”.
“Mister X dice che se ci sarà il pagamento cash – si legge nel decreto di fermo – lui farà figurare che la merce andrà presso una ditta di Pescara regolarmente iscritta, così come ha fatto l'altra volta”. Si aggiorneranno per la sera.
Interessante questa trascrizione con relative annotazioni perché si intuisce che le telefonate tra Galdi e Mister X dell’impresa sammarinese avvengono spesso attraverso un’utenza privata e non aziendale. Chi potrebbe scaricare i tabulati? E perche i due se ne preoccupano e lo temono? Forse perché Mister X conosce o intuisce chi è il personaggio con il quale interloquisce? Perché sospetta che il gioco è più grande di lui? Perché ha paura di tirare in ballo l’impresa sammarinese o vuole lasciarla ai margini (Mister X è italiano)? Perché semplicemente ha paura (ma allora perché non denunciare o fare verifiche anziché continuare con gli affari)? Perché quella è la prassi a San Marino o dell’azienda per la quale lavora? Perché in realtà i traffici comprendevano anche altro?
Domande che, a quanto mi risulta, non sono il solo a pormi.
Dalla telefonata si intuisce anche che il pagamento avviene spesso in contanti e le triangolazioni sembrerebbero essere una prassi consolidata.
Domande alle quali potrebbe rispondere a brevissimo la relazione sullo stato della criminalità mafiosa a San Marino. Casali, serve una mano? Ah già, dimenticavo: come dimostro anche oggi, sono male informato!
Alla prossima puntata. Siate pazienti: passeranno poche ore.
2 – to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata il 9 dicembre)
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