Questa è la mia inchiesta – nella serie “I conti delle Regioni” – pubblicata la scorsa settimana sul Sole-24 Ore. La ripropongo ai lettori del blog.
Gianni Rosa, combattivo consigliere regionale del Pdl, si attacca al cellulare per l’ennesima volta negli ultimi mesi per avere i dati aggiornati sulle royalties del petrolio che in Val d’Agri zampilla da anni abbondantemente al di sotto delle possibilità che il ricco sottosuolo offre.
Solo che questa volta lo fa davanti al Sole-24 Ore nella stanza riunioni del suo gruppo consiliare, situato all’interno di una mega struttura che ospita il consiglio regionale dove tutto sembra galleggiare per gli enormi spazi a disposizione.
“Vede, vedete – si rivolge prima al cronista e poi più volte ai suoi collaboratori – questa è la prova provata di quale difficoltà abbia l’opposizione ma prima ancora i lucani ad avere informazioni sulle entrate e sulle spese di questa regione. Tutto è tenuto segreto”.
Dopo numerosi tentativi, Rosa riesce ad ottenere i dati ma l’indignazione, anziché placarsi, aumenta. “Legga, legga qui”. Sul documento, accompagnato da una nota del Gabinetto del Presidente, si legge che si tratta della risposta fornita il 1° luglio alla Corte dei conti, che chiedeva notizie “sull’utilizzo delle risorse generate dall’estrazione petrolifera in Basilicata”. “Da luglio è pronta la risposta – si scalda Rosa – e al consiglio, anzi, solo a me, arriva ora, quando al posto del sole sta per arrivare la neve”.
Magra consolazione scoprire che a fine 2010 le royalties incassate dalla Regione a partire dal 2000, ammontavano a 557,5 milioni di cui 467,3 impegnati per il 55% sugli investimenti previsti in Val d’Agri e 163,4 autorizzati per interventi nel settore della forestazione, della riduzione del costo dell’energia, del sostegno al reddito, per parte del cofinanziamento regionale dei programmi comunitari e per l’Università. Meglio non aprire ilo capitolo dei finanziamenti dell’ateneo – 10 milioni all’anno per 10 anni – perché perfino un politico moderato e misurato come Ernesto Navazio, ex sindaco di Melfi e consigliere di “Io amo la Lucania”, dichiara che “l’Università dovrebbe rappresentare il luogo della formazione ma molti giovani non la frequentano e vanno fuori regione”. Basta vedere la frequenza delle corse dei bus tra Potenza e Napoli, piene di giovani a ogni ora, per rendersene conto. Allora ha senso tenerla in piedi? Navazio respira a fondo e dice: “la resa in termini di ricerca è zero. Non sono stati impegnati 90, 2 milioni mentre, infine, 48 milioni sono andati per le politiche sociali e il parziale ripiano dei disavanzi in sanità”. Strano davvero quest’ultimo passaggio visto che – al contrario di quanto giura l’opposizione – il Governatore Vito De Filippo (Pd), nella sua mega stanza, posta in una mega struttura che ospita la Giunta, afferma “che la Basilicata è l’unica regione a non aver mai avuto disavanzi sanitari”. Del resto, come è giusto che sia, De Filippo racconta come tutto sia faraonico in Basilicata, forse per tenere fede ai primati di una piccola regione che ha saputo ritagliarsi uno spazio di ammirazione anche in Europa. “Abbiamo la migliore performance di spesa dei fondi europei da sempre”, ripete De Filippo come un disco incantato, visibilmente annoiato dalle domande e noncurante delle accuse di scarsa trasparenza che l’opposizione, targata Pdl e “Io amo la Lucania”, riversano quotidianamente sul suo tavolo. A partire proprio dalle royalties del petrolio che, per un meccanismo disciplinato tra Stato e compagnie petrolifere, sono del 6% alla Regione, dell’1% a favore dei Comuni e del 3% riservato al fondo unico nazionale per il bonus benzina. Fatti due calcoli ai Comuni sono andate briciole mentre, secondo un calcolo della stessa Regione, l’Eni avrebbe finora incassato 8 miliardi. Ma il più felice sembra essere lo Stato che tra accise e Iva nel 2010 ha incassato 1,6 miliardi e che, se la produzione di Eni e Total arrivasse nei prossimi anni complessivamente a 175 milioni di barili al giorno contro gli attuali 88, vedrebbe lievitare l’incasso a 3,5 miliardi.
La Regione, dunque, incamera poco dall’estrazione dell’oro nero e gas (136 milioni per il 2012 su un bilancio di previsione di 3,6 miliardi) e su questo concorda anche il Governatore che da tempo chiede una trattativa che riparta da zero anche alla luce della scarse ricadute occupazionali. Il paragone è facile visto che la Fiat, a Melfi, tra diretto e indotto, ha prodotto circa 7mila posti di lavoro. Pochissimo incamerano i Comuni che anziché scagliarsi contro compagnie e Stato, sembrano prendersela ancora con la Regione. Antonio Romano, vicesindaco di Tito, non le manda a dire. “Parla, parla, parla – riferendosi a De Filippo senza però nominarlo – ma dove sono le strade, dove sono le grandi opere che grazie alle royalties regionali da trasformare in investimenti infrastrutturali dovrebbero togliere la Basilicata dall’isolamento?”. De Filippo, anche questa volta, fa spallucce e rimanda “alle centinaia di report che abbiamo elaborato sulla spesa delle royalties”. L’ultimo è di aprile 2011 ma se si chiede ad un altro politico, Donato Ramunno, consigliere a Rionero, di parlare del report l’effetto è peggiore. “Lì troverà la conferma che dal petrolio non arriva nulla e la spesa si disperde in mille rivoli”.
L’ambiente è sempre al centro della spesa della Regione e dei suoi conti. Se dall’oro nero si passa all’oro verde, vale a dire la natura che qui offre mari su due lati e monti con il Parco del Pollino, la musica infatti non cambia: è una continua rincorsa per conoscere la spesa e i suoi effetti. La rincorsa passa attraverso indagini della magistratura ma anche questo sembra non interessare il Governatore De Filippo. “Non so cosa risponderle” taglia corto ma poi aggiunge: “le suggerirei comunque di attendere la fine delle indagini”.
Sarà così ma intanto l’Arpab, l’Agenzia per l’ambiente, è in piena bufera e si susseguono le interrogazioni consiliari per sapere come vengono spesi i 9,4 milioni all’anno che la Regione versa nelle casse di questo ente strumentale. Non che manchino i rendiconti: nel 2010 ben 4,1 milioni se sono andati complessivamente tra buste paga e fatture arretrate. Quel che sembra mancare, ancora una volta secondo la denuncia degli oppositori in consiglio e fuori, sono i frutti di quella spesa, vale a dire i dati sui monitoraggi in una regione che dovrebbe vivere anche di turismo ed ecosostenibilità. Il 12 ottobre, dopo oltre 9 anni di indagini , sono stati spediti ai domiciliari dalla Procura di Potenza, due dirigenti dell’Agenzia ma la cosa più grave, si spiega Rosa più con un esempio che con 100 parole, è che “molti dati sono stati ritrovati in una cassaforte di Matera dove non avrebbero dovuto essere”.
Senza certezza ciascuno si attrezza come può. L’8 novembre 2011 il consiglio comunale di Pisticci ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la Giunta a istituire un capitolo di spesa per il monitoraggio mensile delle acque e dei sedimenti del Basento a valle degli scarichi industriali per la ricerca e il dosaggio
di metalli pesanti e solventi clorurati. Maurizio Bolognetti, della direzione nazionale dei Radicali Italiani, autore del libro “La peste italiana – Il caso Basilicata” mette insieme opacità giudiziarie e ambientali. “Personalmente provo un sottile senso di inquietudine – dichiara – nel leggere di tanti processi su questioni ambientali che finiscono in prescrizione”.
Petrolio o ambiente che sia, in Basilicata tutto diventa nero.
IL CAPITOLO ASSUNZIONI
“Non commento”. Niente da fare, inutile insistere: il Governatore Vito De Filippo dice poche parole sulle critiche di clientelismo che piovono sulla sua attività politica da parte di ampi strati dell’opposizione della quale, poco prima, dirà: “C’è una parte che è più poliziesca che propositiva”.
Eppure l’esempio sul quale il Presidente era stato chiamato a commentare era chiaro: 10 assunzioni a tempo determinato a luglio 2011presso il Dipartimento della formazione tra le quali un’ex parlamentare di Rifondazione comunista. “Non commento – ripete infastidito De Filippo – e comunque quella donna aveva lasciato un lavoro stabile per andare incontro a uno precario”.
L’opposizione – su questo caso che ha coinvolto anche persone vicine ad altri politici – il 19 luglio ha presentato un’interpellanza che non ha avuto esito così come senza risposte sono le critiche avanzate sui tirocini formativi. Una delibera del 2010 – giunta in prossimità delle elezioni europee ed amministrative – prevedeva mille tirocini da svolgere presso vari uffici ed enti della pubblica amministrazione, per una spesa di 5,3 milioni oltre ai 10 milioni per l’indennità di partecipazione dei tirocinanti. Anche se la Basilicata è una terra affamata di lavoro nessuno si aspettava 13mila richieste e non sapendo come uscirne – commenta il consigliere Pdl Gianni Rosa – il 23 febbraio dello scorso anno “revocarono definitivamente il programma, tanto le elezioni erano passate”.
C’è persino che si è divertito a contare il numero di presidente, amministratori delegati e amministratori, con relativi stipendi e gettoni di presenza, nella galassia di società o partecipate della Regione. E’ il consigliere di “Io amo la Lucania” Ernesto Navazio. Un gioco non fine a se stesso ma finalizzato a presentare una proposta di legge – dei quali sono cofirmatari Roberto Falotico di “Per la Basilicata” e Francesco Mollica del Mpa – per l’istituzione di un amministratore unico e per la revisione del trattamento economico. “I cda – spiega Navazio – hanno fino a quattro amministratori. Ma ha senso in una regione così piccola?”. Verrebbe da rispondere no.
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