Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu, poche settimane fa, ha presentato al resto della Commissione una relazione sulle infiltrazioni delle mafie nell’economia, nella società e nelle istituzioni in particolare del Mezzogiorno. Ho scritto su questa relazione ben 8 articoli, tutti reperibili nell’archivio di questo blog. La relazione è stata poi approvata all’unanimità.
A pagina 147 della relazione (lo scrivo affinchè a San Marino qualcuno possa verificare anzianità, falsità, approssimazione e contraddittorietà delle informazioni!) Pisanu tratta di “imprese mafiose: alterazione dell'iniziativa privata e della concorrenza”.
Tra le misure che vengono proposte dalla Commissione al Parlamento e al legislatore italiano per porre un argine al riciclaggio delle imprese mafiose, c’è l’irrigidimento dei limiti nell'uso dei contanti e l’ampliamento, quanto più possibile, dei sistemi di tracciamento dei flussi finanziari introdotti con l’articolo 3 della legge 136/10.
Nel contempo andrebbe estesa quanto più possibile alle forze di polizia e alla magistratura l’accessibilità diretta ed immediata a tutte le banche dati che possano fornire utili elementi di conoscenza (anagrafe tributaria dell'Agenzia delle entrate, archivi dell'Ufficio del Registro, archivi catastali dell'Agenzia del territorio, registro delle imprese delle Camere di commercio, banche dati della Motorizzazione civile, Dogane e Inps). Sul punto Pisanu rinvia anche al testo della relazione sull'archivio dei rapporti finanziari, approvato dalla Commissione parlamentare antimafia il 17 novembre 2010.
In questo contesto – ripeto: in questo contesto – Pisanu annota quanto segue:
“Sebbene il recente decreto-legge n. 78 del 2010, convertito in legge n. 122 del 2010, abbia adeguato la normativa italiana a quella comunitaria, abbassando la soglia antiriciclaggio dei pagamenti in contanti a cinquemila euro. In particolare, per quanto attiene all'uso (o, più correttamente, all'abuso) del contante, deve essere posta grande attenzione ai flussi delle banconote da 500 euro, che da qualche tempo sono sotto stretta osservazione da parte delle Banche centrali e degli Istituti di sorveglianza valutaria e monetaria. Infatti, per le sue caratteristiche di valore e per la grande disponibilità sul mercato, la banconota da 500 euro mostra di poter essere uno strumento prezioso per i traffici criminali ed è ormai diffusissima, rappresentando la seconda banconota di maggior valore tra le sei più diffuse nel mondo (la prima è quella da mille franchi svizzeri, che al cambio attuale è pari ad oltre 770 euro ed a circa 1100 dollari americani) ed il 35% del valore degli scambi in contanti in Europa (il dato è della Banca centrale europea, che comunque ha progressivamente aumentato il controvalore delle banconote da 500 euro circolanti sul mercato dai circa 31 miliardi del 2002 agli attuali 258 miliardi). A questi dati si aggiunge quello riportato nei mesi scorsi dalla agenzia economica Bloomberg che, citando i risultati di un rapporto riservato predisposto dalla Divisione Intelligence della Banca d'Italia, riferiva che in Italia il 91% delle transazioni sarebbe condotto con pagamenti in contanti (perciò anonimi), contro il 78% della Germania ed il 59% della Francia; inoltre, il maggior numero di banconote da 500 euro sarebbe transitato in sportelli bancari prossimi ai confini con San Marino e la Svizzera, ossia centri noti per l'attività bancaria di riciclaggio di denaro”.
Non c’è assolutamente null’altro da aggiungere se non che la relazione è stata approvata il 25 gennaio 2012 è dunque è….vecchissima! Al Governo sammarinese che potrebbe pensare di emettere un nuovo comunicato stampa con il quale dubitare dell’indubitabile, spero di aver fornito elementi idonei e sufficienti per…ripensarci.
r.galullo@ilsole24ore.com
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