Oggi, 28 febbraio, nella VI Commissione Finanze della Camera dei deputati, è stato il turno dell’audizione del generale di Corpo d’armata Nino Di Paolo, comandante generale della Guardia di Finanza.
Lungo e didattico il suo discorso sui fenomeni di contrasto all’evasione fiscale (ne leggerete domani sul Sole-24 Ore) e alla salvaguardia (indiretta) dei conti del bilancio. Molto interessante il passaggio sul contrasto alle infiltrazioni mafiose nell’economia legale.
È proprio nei momenti di crisi – ha detto Di Paolo – che il sistema economico si presenta in condizioni di particolare vulnerabilità: in questi frangenti, le imprese diventano facile preda della criminalità, sia essa organizzata o meno, che, disponendo di ingenti capitali a basso costo, provento dell’azione criminale quotidiana, ha facile gioco nel rilevare quote di partecipazione di aziende che presentano cali significativi di fatturato o problemi di insolvenza.
E qui ha fatto un esempio che testimonia come – ieri, oggi e domani – il ciclo del cemento rappresenti una costante nella strategia economico-criminale delle mafie.
Il mercato del calcestruzzo – ha infatti analizzato il Comandante della Gdf – è oggetto di numerose indagini che hanno svelato, in determinate aree, veri e propri monopoli di aziende legate alla criminalità organizzata. Questo comparto economico, in conseguenza della più vasta crisi dell’edilizia, si trova oggi in un momento congiunturale non favorevole.
Immancabile il richiamo ai “registi” di ogni azione criminale: i professionisti. “Come ho già avuto modo di evidenziare – ha infatti detto Di Paolo – il legame comune di qualsiasi tipologia di frode è la minaccia alla stabilità economica del sistema Paese, realizzata, nei casi più gravi, attraverso tecniche di alterazione contabile basate sul sistematico ricorso alle fatture per operazioni inesistenti. La nostra esperienza operativa testimonia come questi fenomeni illeciti presentino, inoltre, due ulteriori caratteristiche: la convergenza di comportamenti criminali ed il ruolo, quali “registi” delle operazioni illecite, di professionisti”.
Apprezzabile, da ultimo, il passaggio al pericolo di fuga dei capitali all’estero che vede – e come ti sbagli – l’immancabile richiamo alla Svizzera e a San Marino. “Il fenomeno dello spallonaggio è sempre esistito – ha detto il Comandante generale delle Fiamme gialle – ma negli ultimi tempi, come testimonia il numero delle violazioni riscontrate nell’ambito dei nostri controlli alla frontiera, sta vivendo un periodo assai florido. Anche in questo caso si parla di cifre di rilievo: con una valigetta 24 ore è possibile trasportare fino a 6 milioni di euro in banconote da 500 euro. In questo senso, significativo è il dato elaborato dalla Banca d’Italia a proposito della distribuzione territoriale delle banconote di più grosso taglio, censite per la maggior parte nelle province “frontaliere”, quelle cioè situate in prossimità del confine con la Svizzera e San Marino. Trasferire illegalmente disponibilità finanziarie all’estero non è un fenomeno che riguarda solo l’evasione fiscale: è anche un modo per sottrarre risorse al “sistema Paese” e per occultare proventi derivanti da gravi reati. Proprio per questa ragione, nel recentissimo decreto legge sulle “semplificazioni” è stato sensibilmente inasprito il regime sanzionatorio per chi trasferisce all’estero somme in violazione alla disciplina valutaria, ampliando anche i casi di sequestro”.
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