Ricevo e volentieri pubblico la seguente nota della signora Antonia Lanucara, del coordinamento regionale del Pd in ordine all'articolo da me scritto il 27 febbraio (si veda post in archivio). In calce la mia risposta.
Egregio signor Galullo,
ho avuto modo di leggere sul blog “Guardie o ladri” la nota a sua firma nella quale fa riferimento ad una mia lettera aperta al Signor Sindaco Arena. Ad ogni buon fine ribadisco in maniera netta e inconfutabile che – per chi è in politica niente è privato. È naturale e scontato per chi ha una storia politica come la mia, d'altronde lei ne è certo, continuare fortemente a pensarla così. Nel suo scritto fa bene a sottolineare l’entrata in scena di Carmelo Mandalari, che io ho conosciuto perché mio vicino di casa. Per sua conoscenza io abito dal maggio 2010 nella Diramazione De Domenico della via Pia XI dove ho ristrutturato le mie vecchie case. Ritorno in via De Domenico dopo circa 50 anni. Nessuno dei vecchi abitanti abita più lì. Il Mandalari, che io ho conosciuto, abita infatti in un palazzo nel contesto della Diramazione De Domenico. Sottolineo che l’ho conosciuto marginalmente e non ero tenuta a sapere che era indagato in quanto vicino alla cosca Rosmini. È evidente che dopo questo banale e insignificante episodio mi guarderò bene dal salutare qualunque abitante della zona. Devo evidenziare, se lei non ha guardato i risultati elettorali, che ho avuto in tutto il comune di Reggio Calabria solo 125 voti. Le preciso altresì, rimanendo all’episodio in questione che vedendo scendere Carmelo, all’epoca non ne conoscevo il cognome, lo fermai e mi accostai alla sua macchina per chiedergli se poteva affiggere i miei manifesti elettorali, poiché la persona a cui mi ero rivolta, non avendo la macchina mi restituì i manifesti che gli avevo dato. Nell’incontro con il Carmelo, come è naturale per qualsiasi candidato, gli ho chiesto se mi poteva votare e se mi poteva cercare qualche voto. Va da sé che nella mia non consapevolezza non poteva la mia richiesta configurarsi come richiesta non trasparente e dunque illegittima. Le voglio sottolineare il mio stupore dopo la lettura del suo pezzo, nel quale a mio avviso si legge una presunzione che starebbe alla base di questa “storia” basata non sulle parole riportate nel colloquio intercettato bensì basata su una riserva mentale che conclude poi il suo pezzo: “così và la Calabria … delle pari opportunità”. Le chiedo: che cosa vuol dire il suo assunto?, la prego di chiarirmi il merito. Le ricordo, ad ogni buon fine, che sono parte lesa, in quanto non ho potuto esercitare la libertà di candidata nella zona un cui abito, poiché mi è stato di fatto impedito di affiggere i miei manifesti elettorali.
Cordiali Saluti
Antonia Lanucara Pd Calabria già capolista Pd elezioni comunali 2011
La mia risposta
Egregia signora Lanucara,
Quella che lei chiama “nota” si chiama articolo. Le note sono dei notisti politici (non a caso giornalisti così definiti) o dei politici (non a caso sono orgoglioso di non esserlo).
Dopo essermi dedicato all’incipit della sua “nota” (politicamente così alle mie orecchie suona ma ovviamente posso sbagliarmi) mi dedico alla parte conclusiva della stessa, per poi risalire.
Ebbene, credevo che la “Calabria delle pari opportunità” fosse una conclusione chiarissima. Se così per lei non è esplicito meglio un concetto limpido come acqua sorgiva: le cosche o le persone coinvolte o ad esse vicine non fanno differenza politica (a loro nulla frega) e dialogano e cercano contatti con tutti. Con chiunque. Anche – ed è il suo caso, vista anche la spiegazione che rende in questa nota della quale io sono assolutamente certo – a insaputa dei candidati politici, politici o aspiranti tali.
Ora che lei sia parte lesa ne sono altrettanto certo e me ne dolgo. Non mi dolgo invece del fatto – e comincio a ridiscendere nella lettura della sua nota – che lei confermi (e del resto la nota per questo giunge) che “per un politico il privato non esiste”. Ne sono, ovviamente, felice. E con me i lettori che vedono in questo blog un punto di dialogo puntuale, costruttivo, democratico e trasparente.
Ergo, sono certo che non le dispiacerà che io riporti il seguente altro brano captato il 28 aprile 2011 alle ore 19 a bordo della Fiat 500 di Carmelo Mandalari tra quest’ultimo e la fidanzata Romilda Cilione, così come riportato nell’ordinanza firmata dal Gip Domenico Santoro il 16 febbraio 2011 (quella che portò all’arresto di Plutino).
Inizialmente Carmelo elenca alla ragazza le persone che vanno assieme a loro il 1° maggio, poi conversano del tipo di carne che devono farsi cucinare…–\
Mandalari:…Domani mattina alle cinque vado e gli attacco questi manifesti…con mio fratello Roberto, e, gli regalo venti euro al ragazzo, certo che vado e glieli attacco ma non con tutti quelli!
Cilione: Ma di chi sono?–\
Mandalari: Della signora Lanucara, quella che abita la dietro…quella sotto di Catia…Cinquanta euro, ma cinquanta euro…per i prossimi gli chiede cento, gli ho detto io signora che mi dovete dare…no dice Carmelo che c’entra…no, perché mi aveva chiesto se glieli attaccavo, siccome poi loro a San Giorgio non glieli facevano attaccare…
Cilione: Me l’hai detto!–\
Mandalari: …eh, gli ho detto datemeli a me che ve li attacco io, per attaccarglieli là, San Giorgio…San Giorgio mi prendevo soldi?…
Cilione: Quando vai ora?
Mandalari: Domani mattina presto, alle sei
Cilione: E la colla chi te la da?
Mandalari: Ce l’ho, l’ho comprata già, le chiedo cinquanta euro, me li deve dare la signora
Cilione: Certo, pure per la colla, non è che ti sei preso altro.–\
Mandalari: No, ho comprato la colla…Romi ho comprato la colla, ho comprato il secchio, ho comprato il pennello…
Cilione: Ma non ti sono rimasti soldi puliti!–\
Mandalari: No, ancora non me li ha dati i soldi, li ho anticipati tutti io, ho comprato tutte queste cose…
Cade la linea. Fine della conversazione.
Questa telefonata – che non ha alcun successivo rilievo giudiziario come del resto la precedente – permette quindi agli inquirenti di accertare che c’era stato un successivo incontro (rispetto a quello di cui ho scritto nei giorni scorsi) con lei, signora Lanucara, nel corso del quale Carmelo Mandalari aveva assunto l’impegno di affiggere i suoi manifesti elettorali.
Concorderà con me – signora Lanucara – che gli “episodi banali e insignificanti” (come lei definisce il primo del quale questo umile e umido blog ha portato i lettori a conoscenza) sono almeno due e hanno portato gli inquirenti a concludere che l’incontro successivo porta Mandalari all’impegno delle affissioni.
Se, dunque, conclude il Gip Santoro, “Lanucara riesce a fare propaganda in quanto il Mandalari Carmelo si presta a tal fine, non passa inosservato il commento del predetto, che chiosa la situazione del quartiere San Giorgio, quello in cui dominano i Caridi, come segue: …no, perché mi aveva chiesto se glieli attaccavo, siccome poi loro a San Giorgio non glieli facevano attaccare…Che, ancora una volta, dietro questa manifestazione intimidatoria vi fosse Condemi Domenico, lo si comprende dalla successiva conversazione, in cui il predetto intimava ai suoi uomini di non far toccare i manifesti da alcuno, essendo quelli gli ultimi giorni di campagna elettorale, reputati decisivi”.
Io non ho mai scritto – e me ne guardo anche dal pensarlo solo minimante – che nel suo comportamento ci fosse qualcosa di illegittimo e non trasparente (oltretutto come lei ricorda il misero bottino di 125 voti allontana ogni dubbio sul fatto che convergenze ci siano state). Se così fosse stato – comunque – non sarei stato certo io a dover esprimere un giudizio di tal fatta. Per questo ci sono i giudici.
E i giornalisti giudici non sono. Quando esercitano il loro mestiere con la schiena dritta e senza guardare in faccia a nessuno (casi rarissimi) al massimo sono solo dei tremendi e odiati rompicoglioni che fanno cronaca (ergo raccontano i fatti) e lasciano che siano i lettori a formarsi una propria opinione su fatti e persone.
Oppure sono non solo rompicoglioni ma anche dispettosi animaletti che pongono a se stessi domande come queste: ma se io fossi un politico in Calabria, e Dio me ne scansi e liberi, stringerei la prima mano che capita, mi rivolgerei alla prima persona che passa, fermerei il primi tizio sul ciglio di una strada per chiedergli di farmi volantinaggio, dialogherei con la qualunque per chiedergli di aiutarmi ad attaccare manifesti? O anche solo chiederei il suo voto senza spiegargli prima il mio programma sul quale si esprime consenso e voto? E se fossi – a maggior ragione – un politico di lungo corso, che deve (non dovrebbe: deve) sapere che a Reggio Calabria non ci si può fidare neppure di se stessi e non si deve attaccare bottone con la qualunque, a maggior ragione se ci si ritrova dopo 50 in quartiere (come tutti a Reggio) infido e spinoso, potrei essere così disincantato nei rapporti con le persone? A tutte queste domande risponderei “no”.
Se io fossi un politico a Reggio Calabria, dovrei sapere vita morte e miracoli delle mani che si stringono, delle macchine che si fermano, degli attacchini che si scelgono e delle persone con le quali si esprime disappunto per le mancate affissioni? E se qualcuno mi impedisse di attaccare i manifesti, anziché rivolgermi al Mandalari o al Rossi o al Bianchi vicino di casa (a che titolo costoro dovrebbe intervenire?) mi domando ancora, andrei a denunciare l’episodio alle Forze di polizia? La mia risposta a tutte queste domande è “si”.
Libero, ciascuno di rispondere in maniera diversa, senza che questo comporti minimamente comportamenti illeciti o illegittimi.
Questione di stile signora Lanucara. A ciascuno il proprio.
Cordialità e al piacere di scambiare ancora opinioni
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