“Marisa non mi piace quel che sta accadendo, c’è un vuoto. La scorta mi ha girato le spalle e se ne è andata”. Ecco le ultime frasi dette ieri mattina alla moglie, Marisa, dal testimone di giustizia calabrese Pino Masciari.
Marisa non sa darsi pace al telefono per la scomparsa di suo marito ma resta lucida al punto da non abbandonarsi a facili ipotesi. “Non so se sia scomparso, se l’abbiano preso, se impaurito si sia rifugiato da quale che parte in Calabria – dice – non so ancora nulla. So solo che la scorta che avrebbe dovuto riportarlo a casa, qui al Nord, è arrivata sotto l’albergo di Cosenza dove risiedeva da due notti, gli ha comunicato che non poteva accompagnarlo e se ne è andata”.
Già in Calabria. Per la precisione era a Cosenza, dove il giorno prima, il 23 maggio, Pino Masciari – ricco costruttore edile che nella sua regione denunciò usurai e cosche e per questo non solo ha perso tutto ma da quel momento la sua vita è a rischio – aveva partecipato a dibattiti sulla legalità all’Università e a una rappresentazione teatrale tratta dal libro che ha scritto con la moglie. E’ stato fino a sera con gli attori, ha incontrato gente, ha stretto mani, ha gridato la forza dello Stato e lo squallore della violenza ‘ndranghetista ed è andato in albergo.
Ieri, la mattina presto, ha chiamato la moglie per rassicurarsi che tutto procedesse bene a casa e poi l’ha richiamata tra le 8 e le 8.30 per dirgli – terrorizzato – che la scorta non lo avrebbe riaccompagnato dalla famiglia al Nord. “Pino – racconta la moglie – e questo me lo hanno testimoniato anche persone che erano in quel momento con lui, tra le quali alcuni attori della compagnia, ha cercato di mettersi in contatto con il comandante del reparto scorte della città in cui viviamo per sapere che cosa stesse succedendo ma non è riuscito a parlargli”.
Tutte le ipotesi restano aperte e affrettare le conclusioni sarebbe sbagliato, sbagliatissimo. Per restare – dunque – ai fatti, va rilevato che ieri sera Marisa Masciari ha incontrato un maresciallo del reparto scorte della città in cui vivono. “La cosa incredibile – racconta Marisa – è che lui chiedeva a me dove fosse mio marito. Deve essere lui, deve essere lo Stato a dirmelo”.
Una cosa che appare strana è che Pino Masciari si muove – oltre che con una scorta – anche con un “codazzo” di persone che lo accompagnano per fargli, pomposamente, da “scudi umani”: possibile che nessuno si sia accorto della sua scomparsa? “Conosco mio marito – dice Marisa – e so che quando è terrorizzato e ieri al telefono lo era più del solito, non si fida di nessuno, neppure di se stesso”.
Dunque scomparso o fuggito per ripararsi in attesa che lo Stato si rifaccia vivo per assicurargli protezione vera? “Ma quale protezione – si sfoga Marisa – in Calabria è un disastro. Lo scorso anno fu lasciato per ore a Vibo solo e con una valigia in mano”.
Meglio erano andate le cose nei giorni scorsi. Lunedi i coniugi Masciari erano partiti per Bologna dove Pino è stato insignito della cittadinanza onoraria. La moglie è tornata a casa e il marito ha proseguito per Corigliano (Cosenza), comune già sciolto per mafia, dove ha incontrato i ragazzi di una scuola elementare e la cittadinanza. Sempre – nei movimenti – accompagnato da una macchina del servizio protezione con due persone a bordo.
Terminato l’incontro ed è andato a Cosenza, dando sempre riferimenti degli spostamenti al reparto scorte delle località attraversate.
“La sua testimonianza di legalità vera, forte – conclude Marisa che è in casa sola con i figli – da fastidio. Di fatto noi siamo esiliati. Mai ci è stato proposto dai calabresi di tornare a vivere in Calabria sicuri, protetti. Si naviga a vista”.
Non resta che sperare che il radar intercetti presto Pino e che possa raccontare cosa è accaduto da ieri mattina. Ogni ipotesi – anche le più assurde e impensabili – restano aperte.
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