Il 7 marzo 2012 il sostituto procuratore di Forlì Marco Forte interroga Alfredo Ionetti, consuocero del boss “supremo” di ‘ndrangheta Pasquale Condello. Questo iperattivo ottantenne di Reggio Calabria gestiva a Cesena da oltre 33 anni una serie di attività che, secondo la Procura delle Repubblica di Reggio Calabria, erano riconducibili al “supremo”*. Per questo, nel 2009, a Ionetti e figli sequestra tutto e mette i beni nelle mani di due amministratori giudiziari*.
Pochi giorni fa – per la precisione il 25 maggio – la Procura di Forlì concorda sul patteggiamento di Ionetti e dei suoi due figli per una serie di reati sui quali è inutile che mi dilunghi ora, visto che mi riesce molto più facile rimandare ai due post in archivio del 18 e 20 giugno.
Quel che mi piace oggi sottoporre alla vostra attenzione è la parte di interrogatorio nella quale Ionetti si presta a rispondere alle domande sull’usura, reato, si badi bene, che non gli viene contestato. E difatti – dall’interrogatorio – Ionetti esce come un benefattore che odia gli usurai.
M.llo GIUSEPPE SOLLAMI: E lei dal ‘93 ha ancora dei crediti?
IONETTI ALFREDO: No, ma non erano della ditta individuale, erano personali.
PUBBLICO MINISTERO: Quindi lei ha prestato dei soldi?
M.llo GIUSEPPE SOLLAMI: Lei diceva crediti personali, nel senso che ha fatto dei favori, ha prestato dei soldi?
IONETTI ALFREDO: Quando erano in difficoltà, tutti da me venivano.
PUBBLICO MINISTERO: Quindi lei dice “questi 200.000 e rotti assegni che mi contestate, che non riguardano la Sornova, sono soldi che ho prestato a Tizio, Caio, Sempronio”, i nomi li abbiamo tutti
IONETTI ALFREDO: Questo era il giro dei soldi, ed altri che avanzavano soldi.
PUBBLICO MINISTERO: Ma erano rapporti personali, dove uno in difficoltà veniva da lei, le diceva…
IONETTI ALFREDO: Sì, sì.
PUBBLICO MINISTERO: “Signor Ionetti sono in difficoltà, mi servono 20.000 euro”.
IONETTI ALFREDO: Posso portare cento persone qui.
PUBBLICO MINISTERO: Mai chiesto interessi?
IONETTI ALFREDO: Ma sta scherzando?
PUBBLICO MINISTERO: Così lei faceva la banca e il benefattore.
IONETTI ALFREDO: No, non l’ho fatto mai. Se facevo gli interessi, a quest’ora ero ricco, invece sono in mezzo alla strada.
PUBBLICO MINISTERO: Lei però capisce, perché è persona intelligente, che diventa difficile credere che uno presti 200.000 euro a decine di persone…
IONETTI ALFREDO: C’è la possibilità che vi faccio trovare qui un po’ di persone a cui ho prestato i soldi?
PUBBLICO MINISTERO: Li abbiamo sentiti, se non tutti, quasi tutti li abbiamo sentiti. Come lei ha visto non le abbiamo contestato l’usura, lei non ha mai visto l'articolo 644, che è quello dell’usura.
IONETTI ALFREDO: Io pagavo pure…
PUBBLICO MINISTERO: Però lei capisce anche me se le faccio questa domanda, che tanto gliela faccio oggi, domani gliela potrà fare un Giudice, sembra un po’ strano che se uno fa l’imprenditore e presta dei soldi, non dico si fa dare interessi usurari, ma almeno il costo minimo del denaro, il 2% o 3%, se no uno dice “ma tu stai facendo il benefattore”. E di benefattori, a parte San Francesco, non è che ce ne ricordiamo tanti!
IONETTI ALFREDO: Se facevo quello, non tenevo le cambiali in banca.
PUBBLICO MINISTERO: Questo può essere, tutto può essere, l’usura si fa in tanti modi. Non vorrei che lei pensasse che le sto contestando l’usura, non le sto dicendo dell’usura.
IONETTI ALFREDO: No, no, non dico che siete questo e quest’altro, non esiste, perché io non posso offendere mai nessuno, perché a me non mi offende mai nessuno, perché sanno. Se uno non mi conosce, uno non mi ha frequentato, si rende conto.
PUBBLICO MINISTERO: Le sto soltanto chiedendo un’altra cosa: lei che fa l’imprenditore, e ha fatto l’imprenditore per cinquant’anni….
IONETTI ALFREDO: Sono 35 anni ai mercati generali e 33 anni in Scania!
PUBBLICO MINISTERO: Appunto, lei ha che ha fatto l’imprenditore per tanti anni, ne ha mai conosciuti di imprenditori che prestavano soldi senza chiedere…
IONETTI ALFREDO: Li odiavo sempre, li beccavo quando facevano lo strozzo. Quando c'erano soldi che rubavano a gente per avere 15, 20 o 30, li beccavo.
PUBBLICO MINISTERO: E facevano gli strozzini. Io non sto dicendo questo, sto dicendo un’altra cosa.
IONETTI ALFREDO: Lo dico io: li ho odiati sempre questi.
PUBBLICO MINISTERO: Lei capisce che per noi è un po’ più facile immaginare che parte di quei soldi, non dico tutti, ma almeno una parte, siano il nero, l’evasione fiscale.
IONETTI ALFREDO: Non è nero, quelli sono soldi che avanzavo.
PUBBLICO MINISTERO: Lei però pensa che veramente queste sono cose a cui possiamo credere?
IONETTI ALFREDO: Non posso girare, sono chiuso, perché se giro io…
PUBBLICO MINISTERO: Signor Ionetti, con tutta onestà, lei pensa che questa sia una cosa a cui noi possiamo credere? Non sono 20.000 euro ad un amico, che ci sta, o anche 100.000, ad un amico. Dipende quanti soldi ho a disposizione, se ne ho tanti, e ho un amico del cuore, e voglio aiutarlo, gliene posso dare anche 200.000 senza volere niente in cambio, ma è uno, non 20, non 50, non 100.
Se ne ho 20, 50 o 100 ho due possibilità: o sono un usuraio (scusi se glielo dico molto brutalmente), e non glielo stiamo contestando; oppure sono clienti della mia società che mi fanno il favore – e ci facciamo il favore reciproco – di fare del nero.
IONETTI ALFREDO: Io ancora avanzo soldi di quattro o cinque sei anni fa, senza una lira di interessi non me li danno mai. Glieli posso portare qui. Le posso portare un po’ di questi? Io le porto dieci persone.
Che dire? Alfredo Ionetti batte San Francesco2 a 0!
A presto con nuove e travolgenti avventure in casa Ionetti.
4 –– to be continued (le prime puntate sono state pubblicate il 18, 20 e 25 giugno)
* A seguito del decreto della Corte di Appello depositato il 24 settembre 2012, di cui entro in possesso oggi 25 ottobre 2012, posso ricordare che già le sentenze del 17 luglio 2008 con la quale il Gup assolse Ionetti, quanto la sentenza definitiva del 18 dicembre 2009 del Tribunale di Reggio Calabria, avevano escluso che i beni fossero riferibili al Condello, assolvendolo dalle accuse di intestazione fittizia e riciclaggio in concorso con Ionetti per insussistenza del fatto. I beni confiscati – si legge nel decreto – sono riconducibili a Alfredo Ionetti.
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