Le menti raffinatissime che diedero al Corriere della Sera la notizia blindata ed esplosiva dell'iscrizione nel registro degli indagati del numero due della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, per corruzione in atti giudiziari, avranno goduto (con la cupola di riferimento) come mai nella loro vita.
La notizia – infatti – fu messa in prima pagina il giorno (magari averla avuta io!) in cui lo stesso Cisterna – correva il 17 giugno 2011 – subì presso la Dna un interrogatorio dall'allora capo della Procura di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone.
Chissà se chi ha dato questa notizia – coperta da segreto – avrà anche fatto presente che l'iscrizione nel registro degli indagati di Alberto Cisterna porta la data del 23 maggio 2011.
23 maggio. Vi dice nulla? E' la data in cui il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta saltarono per aria, nel 1992, a Capaci (Palermo). La coincidenza è da brivido, soprattutto per chi, come Cisterna, ebbe ottimi rapporti (seppur giovanissimo) con Falcone.
Ora la mente raffinatissima (o altra della stessa pariglia) non credo abbia mosso un solo dito per comunicare alla stampa nazionale che la Procura di Reggio Calabria ha chiesto al gip l'archiviazione dell'indagine a carico del magistrato Alberto Cisterna (io, almeno, l'ho saputo per altri canali poichè, come noto, non frequento menti raffinatissime), in relazione alle accuse che a quest'ultimo sono state rivolte dal boss pentito più veloce della Calabristan: Nino Lo Giudice. Il collaboratore di giustizia aveva parlato di presunte frequentazioni tra suo fratello Luciano e l'(ex) procuratore aggiunto della Dna.
Per quanto riguarda la scarcerazione di Maurizio Lo Giudice (terzo fratello dei due), ebbe a dichiarare lo speedy-pentito Nino: "…mi sembra Luciano ne parlò con Alberto Cisterna. Che poi, dopo che ha avuto buon esito, Luciano mi disse che gli aveva fatto un regalo, e mi fece intendere soldi, molti soldi". Un atto dovuto l'iscrizione! Ci mancherebbe altro! A garanzia di Cisterna oserei affermare.
"Mi sembra", "mi fece intendere". Sembra di leggere un copione dello pseudo-giornalista Pierfrancesco Loche alla trasmissione "Avanzi". Ve lo ricordate? Con Serena Dandini che gli faceva da spalla, il comico sardo lanciava così le notizie del suo pseudo-telegiornale: "Pare, sembra, si dice che…". Ebbene, "pare, sembra, si dice, si lascia intendere che Cisterna fosse corrotto…". Parola di Nino Lo Giudice che – primo caso di "facesputtanamento" al mondo – venne sbugiardato su facebook persino dal fratello. Chi? Ma proprio Maurizio, il diretto interessato e favorito da cotanto interessamento così ben retribuito!
Nessuno – sia ben chiaro e ammesso e non concesso che il Gip faccia propria la richiesta di archiviazione – potrà mai e poi mai risarcire Cisterna nei confronti del quale sono state mosse accuse senza, a me pare, uno straccio di prova (come del resto credo dimostrerà la richiesta di archiviazione).
Ora – fossi un magistrato perchè da giornalista l'ho sempre fatto, non sulla base di pregiudizi ma leggendo carte e dichiarazioni – mi interrogherei profondamente sulla complessiva credibilità (che però tale è stata riconosciuta) di questo pentito, sulla quale si fonda non un processo ma un pezzo di storia vitale dell'Italia: quello che passa dalla bombe dalla Procura generale di Reggio Calabria nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2010, alla bomba in casa del capo della Procura generale Salvatore Di Landro del 26 agosto 2010 e, per finire, al bazooka (ritrovato o no? io non l'ho ancora capito al di là delle immagini televisive o forse mi sono perso io qualche passaggio) messo sotto la sede del Cedir il 5 ottobre 2010.
So di non essere (ora) il solo a interrogarsi sulla credibilità di costui ma so anche perfettamente di essere stato tra i pochissimi (due? tre?) giornalisti a farlo da subito (e per questo ho pagato un prezzo salatissimo e dunque rimando al mio post in archivio del 27 luglio 2012). Ora spuntano come funghi. per stargli vicino, non solo i giornalisti ma anche i politic(ant)i e i colleghi dello stesso Cisterna. Vedrete – da oggi – quante pacche sulle spalle riceverà Cisterna dalla pletora dei "magistracchi". la nuova genia di "magistrati vigliacchi" che si faranno a lui vivi quando lo incontreranno di persona. Per telefono no, hanno paura delle intercettazioni preventive, contemporanee e…successive. Alle quali seguono – spesso – le spedizioni "punitive".
Intanto il Nostro e mostro "corrotto" – vale a dire Cisterna – ha perso nell'ordine: la faccia (ci sarà sempre qualcuno, anche tra 100 anni che a lui o alla sua genia dira: "ma te non sei quello che…Lo Giudice…". Oppure: "…ma tuo padre non è quello che…i soldi…"), una ancor più luminosa carriera e – cosa infinitamente meno grave – la Dna, il posto nell'Agenzia dei beni confiscati e quello alla sezione di controllo su Expo 2015.
Io – lo dico sinceramente dall'alto della mia incorruttibilità totale e professionalità integerrima – al suo posto avrei fatto come i giapponesi: harakiri. Su tutto posso passare ma non sull'onore e l'onestà. Si dirà: l'archiviazione per lui è vicina, manca solo la firma del Gip. Non me ne sarebbe fottuto nulla: anche il solo fatto che qualcuno potesse sporcare così la mia reputazione avrebbe meritato il suicidio (in alternativa l'omicidio. Già, ma di chi? Un pluriomocidio? Ovviamente scherzo).
Senza contare – oltre ai danni emergenti – il "lucro" (professionale) cessante: vale a dire la possibilità di diventare Capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
E così – mentre per giungere a questa richiesta di archiviazione sono passati appena 16 mesi, sono stati passati al microscopio 10 anni di
Si ma presso il Tribunale di Tivoli.
Uno strepitoso successo per la lotta (vera) alla (vera) 'ndrangheta. E un successo strepitoso per la cupola raffinatissima.
Mille di queste iscrizioni dovute!
r.galullo@ilsole24ore.com
indagini preliminari (dal 2001 al 2011) e 6 anni di tabulati – da lunedì 17 settembre Cisterna sarà nuovamente al lavoro.