La Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti discuterà oggi la relazione finale sulla Campania che, però, è già stata depositata in Parlamento.
Di questo ho scritto oggi sull’home page del Sole-24 Ore (rimando al servizio, ancora visibile ma comunque reperibile anche nel motore di ricerca del sito). Di questo scriverò oggi e nelle prossime ore anche su questo blog.
I commissari parlamentari ritengono che rimanga una gravissima problematica attinente alla dimensione “statica” rappresentata da due situazioni.
La prima è costituita dalla necessità di provvedere allo smaltimento degli enormi cumuli di rifiuti quantificati in 6 milioni di tonnellate, ancora depositati nei siti di stoccaggio che definire provvisori è del tutto incongruo, visto che sono stati depositati ormai da anni. Le cosiddette ecoballe rappresentano infatti una fonte permanente di inquinamento.
Altra situazione è costituita dalla necessità di provvedere allo smaltimento dei rifiuti in regime ordinario attuando un ciclo coerente con la normativa italiana e comunitaria.
Fatte emergere le due criticità maggiori i commissari si “avventurano” su una strada impervia. Per loro, infatti, per dare una risposta non si può che incanalare le procedure «in quelle ordinariamente previste per lo smaltimento dei rifiuti».
Secondo la Commissione parlamentare la gestione ordinaria, facendo interloquire all’interno delle procedure la politica locale, comporterebbe una maggiore blindatura delle soluzioni adottate. «Le determinazioni assunte dai soggetti politici, non potendo essere avvertite come imposte dall’alto – si legge nella relazione – sarebbero meno permeabili rispetto alle eventuali prese di posizione di fatto da parte dei residenti delle zone interessate per la realizzazione delle opere necessarie per l’avvio di un ciclo ordinario dei rifiuti».
Verrebbe quasi da commentare: auguri e figli maschi, visto che la politica locale finora ha spesso cavalcato la parte deteriore delle critiche espresse in sede locale dalla cittadinanza interessata alla costruzione di impianti, ma tant è.
La Commissione parlamentare però ci crede nella gestione ordinaria e pur ammettendo che il rischio potrebbe essere quello di formulare proposte in termini di politica ambientale che risultino irrealistiche a causa della pervasiva compromissione del territorio campano, suggerisce che «le più alte istanze politiche provvedano a ripensare la politica ambientale della regione Campania, se del caso anche azzerando il groviglio normativo attualmente esistente in tal modo ripianificando la risposta ambientale alla problematica dei rifiuti».
Insomma: quello che in altre regioni è “un problema” in Campania è “il problema” che, pertanto, non può che essere affrontato, una volta per tutte, con la rivalutazione critica di tutte quelle opzioni che nel corso degli anni hanno dimostrato nei fatti il loro fallimento.
Fatta questa premessa, la situazione attuale in Campania è caratterizzata dalla permanenza degli eventi che la gestione commissariale ha lasciato in eredità.
Mentre la struttura commissariale può essere cancellata, modificata o sostituita con un tratto di penna, quello che con un tratto di penna non può essere cancellato sono i disastri ambientali che la gestione commissariale ha contribuito a creare, mettono nero su bianco i commissari parlamentari. «Il fatto più grave – si legge nella relazione – è che il problema deve essere risolto dall’oggi al domani, i rifiuti devono essere rimossi dalle strade tempestivamente, e non possono attendersi soluzioni di lungo periodo».
Quanto fin qui descritto – sia ben chiaro – è al “netto” della criminalità che, stranamente, la commissione definisce «comune». Non capisco cosa ci sia di “comune” nella criminalità campana ma tant è.
La Commissione ha verificato che in Campania si assiste ad un ciclo di smaltimento dei rifiuti parallelo a quello cosiddetto “legale”.
I rifiuti vengono in parte smaltiti ma secondo una procedura che si è imposta per vie di fatto, in considerazione dell’incapacità dimostrata dagli organi deputati a risolvere il problema. Questo “sistema di smaltimento” si manifesta con caratteristiche di peculiare insidiosità, in quanto si concretizza in una serie nutrita, ma di dimensioni ridotte, di fenomeni di “microsmaltimenti”.
I campani, scrivono i commissari, hanno il timore di una megadiscarica sul territorio perché la discarica evoca, in termini fisici e tangibili, la dimensione preoccupante ed invasiva sul territorio, della problematica relativa allo smaltimento dei rifiuti. «Tale effetto invece – si legge nella relazione – non è prodotto da un’azione di smaltimento che si concretizza in focolai di ridotte quantità di rifiuti, che però, per la loro persistenza, reiterazione, minuta diffusione nella realtà sono fonte di un disastro senza precedenti, in quanto finiscono per fare assolvere all’intero territorio la funzione di discarica, compresi i centri urbani».
La diffusione di discariche abusive sul territorio, di inceneritori a cielo aperto (si pensi alla cosiddetta “terra dei fuochi”) hanno effetti devastanti sul territorio stesso, comportando inevitabilmente la distruzione di tutte le risorse che quel territorio sarebbe in grado di produrre.
La Commissione si chiede: quali sono le ragioni della ferma opposizione manifestata dalle popolazioni locali in merito all’apertura di nuove discariche?
In primo luogo, la pessima esperienza riconducibile alla gestione delle discariche utilizzate anche dalla struttura commissariale. «E’ certamente comprensibile, soprattutto a fronte delle gravi illegittimità che in generale hanno caratterizzato la gestione delle discariche – si può infatti leggere nella relazione – l’atteggiamento di allarme o comunque di sospetto che caratterizza le popolazioni rispetto alla possibilità che sul loro territorio vengano impiantate appunto delle discariche. E tuttavia, la soluzione con cui si ovvia alla non eludibile necessità di smaltire i rifiuti appare come la peggiore delle azioni possibili, tale da fare rimpiangere anche la più disastrata ed insicura discarica».
Se qualcosa di buono si può ricavare dalla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania è che essa ha scolasticamente dimostrato in che modo lo smaltimento dei rifiuti non debba essere effettuato e, quindi, per converso, quali sono le condotte e le omissioni da non ripetere per una efficiente azione amministrativa in un campo ormai divenuto cruciale rispetto ai basilari diritti costituzionali dei cittadini.
Questa è la conclusione – amara – della Commissione ma la realtà, a mio modesto parere, è che la strada per il ritorno alla normalità è ancora tutto da costruire.
r.galullo@ilsole24ore.com