Nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, relativa alla tragica morte del Capitano Natale De Grazia, ci sono decine di spunti giornalisticamente straordinari.
E’ una relazione corposa, ricchissima, che offre uno spaccato drammatico delle connivenze in atto in quegli anni (il Capitano morì il 12 dicembre 1995) e nei decenni precedenti tra massoneria deviata, servizi segreti deviati di mezzo mondo, mafie, affaristi criminali e politica collusa. Per questo rimando al post di ieri in archivio di questo blog.
Tra i passaggi di questa relazione che bisogna “metabolizzare” tanto è imponente, ce n’è uno del quale ho accennato ieri ma che (la notte porta consiglio) oggi merita di essere approfondito.
PARLA MOSCHITTA
L’11 marzo 2010 viene audito in Commissione parlamentare il maresciallo Niccolò Moschitta che, si badi bene, faceva parte del pool investigativo alla cui guida operativa c’era De Grazia mentre la delega della Procura – guidata allora da Francesco Scuderi – era del pm Francesco Neri.
Leggetevi bene cosa dichiara.
Presidente. Le risulta che ci sia stata un’interferenza, la presenza di soggetti incuriositi – diciamo così – o interessati alle vostre indagini? Parliamo, ovviamente, di qualcuno coperto.
Moschitta. È bene dire sempre le cose come stanno, la verità, perché poi alla fine i dubbi o aumentano oppure vengono fugati. Sono atti ufficiali. Un giorno mi presento al Sismi e sequestro un documento, con tanto di provvedimento del magistrato. Ho trovato grande collaborazione nel generale Sturchio, il capo di gabinetto. Mi chiese se volessi il tale documento e me lo dettero tranquillamente. Abbiamo effettuato l’acquisizione di questo documento…
Presidente. Che documento era?
Moschitta. Chiedevamo se avevano qualcosa su Giorgio Comerio. Il primo documento che emerse mostrava che Giorgio Comerio era colui il quale aveva ospitato in un appartamento, non so se di sua proprietà, a Montecarlo l’evaso Licio Gelli. Da lì comincia il nostro rapporto con i servizi segreti, i quali ci hanno veramente fornito molto materiale. Si è sempre collaborato benissimo, apertamente e senza problemi, tanto che nell’edificio della procura distrettuale di Reggio Calabria avevano approntato per loro anche un piccolo ufficio per esaminare documentazioni nostre ed eventualmente integrarle con notizie vere. In seguito, i servizi segreti sono entrati ufficialmente con noi nell'indagine perché esaminavano la documentazione, d'accordo con la magistratura. In effetti, è stata una collaborazione corretta, leale e senza problemi.
Non so se vie è chiaro: il Sismi, in quel periodo, aveva, secondo Moschitta, un ufficio presso la Procura di Reggio. Ma c’è di più! Moschitta dice testualmente: “…. In seguito, i servizi segreti sono entrati ufficialmente con noi nell'indagine perché esaminavano la documentazione, d'accordo con la magistratura”. In seguito…
La collaborazione tra Procura di Reggio Calabria e Sismi – scrive letteralmente la Commissione e non io – proseguì anche dopo che il fascicolo fu trasmesso alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, come si evince dal provvedimento con il quale il sostituto procuratore Alberto Cisterna, divenuto titolare dell’indagine, autorizzò la polizia giudiziaria “ad avvalersi dell’ausilio informativo del Sismi” per il tramite di persone nominativamente indicate appartenti all’ottava divisione (doc. 681/39). Il titolare, Cisterna, correttamente delegò la polizia giudiziaria a tenere contatti con il Sismi e lo sottolineo perché in seguito leggerete cosa afferma di Scuderi.
Quello sopra descritto – lo scrive la Commissione, non io – fu il rapporto formale tra procura e servizi segreti, in merito alle indagini sulle navi a perdere.
ANCORA MOSCHITTA
L’11 maggio 2010 Moschitta viene ancora audito. Ecco i passaggi
Presidente. Il dottor Neri ci ha riferito che i rapporti con il Sismi erano tenuti appunto dal maresciallo Scimone (altro membro del pool investigativo, ndr).
Moschitta. Era un rapporto fiduciario. Io ero allergico ad alcuni argomenti. Nessuno mi ha contattato, perché hanno capito subito chi fossi. Mi hanno tenuto distante. Se esisteva un rapporto fiduciario, questo era tra il giudice e il maresciallo Scimone.
Alt, fermi un attimo. Moschitta dice una cosa che ne sottintende mille: io con il Sismi non volevo avere nulla a che fare (“hanno capito subito chi fossi”)
Il commissario Vincenzo De Luca, come diciamo noi romani, “intigne” e chiede dunque maggiori dettagli sui rapporti con il Sismi.
Ecco la risposta di Moschitta: …come ho detto, i servizi segreti, il Sismi, hanno lavorato con noi. Il primo impatto che ho avuto con i servizi segreti è stato a seguito
di un decreto di acquisizione di documenti presso il Sismi. Sono andato personalmente ad acquisire un documento a carico di Giorgio Comerio, titolare della Odm, oramai noto nell’inchiesta. In modo particolare, si trattava della fuga di Licio Gelli da Lugano fino al suo rifugio segreto nel principato di Monaco. Ci risulta che la casa in cui era ospitato Licio Gelli era di Giorgio Comerio.
In seguito, i servizi segreti sono entrati ufficialmente con noi nell’indagine perché esaminavano la documentazione, d’accordo con la magistratura. In effetti, è stata una collaborazione corretta, leale e senza problemi.
Abbiamo trovato i servizi in maniera diversa in altre occasioni. Penso, ad esempio,
a quando ho interrogato – così trattiamo tutta la vicenda – Nitti Maria Luigia,
che era la convivente di Giorgio Comerio.
A Milano, ho avuto l’opportunità di interrogarla su quest’uomo «fantastico», perché ne aveva di fantasia Comerio. Secondo il mio parere, la signora ha detto delle cose molto importanti che ho riportato nell’informativa. La signora mi diceva – esiste un verbale scritto e depositato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – che, tra la fine del 1992 e l’inizio del 1993, il suo convivente aveva avuto rapporti, secondo quanto da lui riferito, con due mafiosi che trattavano armi.
Successivamente, durante l’interrogatorio, mi ha riferito che nella primav
era del 1993 Comerio, temendo di essere intercettato perché si era dichiarato agente dei servizi segreti – lo ha detto a lei – viene convocato per delle indagini sugli attentati di Roma e Firenze. In modo particolare, ricorda che si trattava dell’attentato ai Georgofili di Firenze e a Roma, nello stesso periodo, ricordiamo il tentativo effettuato contro il giornalista Maurizio Costanzo.
Io non ho fatto altro che raccogliere queste informazioni e trasmetterle alla magistratura.
Nel frattempo, vedendo che i reati erano di competenza della Procura della Repubblica, che allora era circondariale, il dottor Neri trasmise tutto il materiale alla distrettuale antimafia.
Perché alla distrettuale antimafia ? In questo modo rispondo anche a lei, signor presidente, che mi chiedeva come mai nessuno si sia occupato successivamente
dell’indagine.
In quell’informativa, tratto poco la questione radioattiva, ma mi occupo molto dei
legami con la mafia e con la ’ndrangheta.
Seguo tale linea per far radicare la competenza alla procura distrettuale antimafia
di Reggio Calabria, in modo che il mio reparto – allora ero ancora in dubbio se andarmene o meno – potesse proseguire le indagini. A questo punto, la procura distrettuale antimafia di Reggio comincia a dare corso…
Insomma: a maggio Moschitta conferma quanto aveva detto a marzo aggiungendo poi che i rapporti tra il Sismi e il pool ormai erano diventati intimi come possono esserli quelli tra due mantidi religiose.
NERI
Il 9 aprile 1997 – siamo quindi nell’alveo delle indagini post mortem – venne sentito dal pubblico ministero di Reggio Giancarlo Russo il collega sostituto procuratore Francesco Neri.
Neri espose in breve l’oggetto delle indagini di cui al procedimento penale n. 2114/94 Rgnr, nelle quali era impegnato De Grazia.
Poi dichiarò: “Unitamente al collega Pace della procura circondariale di Matera comunicammo al capo dello Stato che le indagini potevano coinvolgere la sicurezza nazionale, inoltre poiché fatti di questo tipo potevano essere a conoscenza del Sismi ancor prima dell'ingresso del capitano De Grazia nelle indagini chiese al direttore del servizio di trasmettermi copia di tutti gli atti che potevano riguardare il traffico clandestino di rifiuti radioattivi con navi. A dire il vero il Servizio molto correttamente mi trasmise degli atti tramite la polizia giudiziaria. In particolare il passaggio degli atti avvenne tramite il maresciallo Scimone appositamente delegato a ciò da me. Il maresciallo Scimone faceva parte del gruppo investigativo da me diretto e teneva i contatti con il Sismi. Il capitano De Grazia era a conoscenza di ciò, cioè sapeva dei contatti istituzionali di Scimone con il Sismi per la acquisizione delle notizie che chiedevamo. Ogni attività di rapporto con il Sismi è formalizzata in specifici atti reperibili nel processo (…)”
Si legge anche, riporta la Commissione, che “secondo quanto riferito dal dottor Neri al suo procuratore, l’importanza della documentazione sequestrata “consentiva di incaricare le forze di polizia giudiziaria impegnate nell'indagine di avvalersi dell'ausilio del Sismi che peraltro ha fornito ben 277 documenti sul Comerio a conferma della pericolosità di detto soggetto e a riprova della bontà della ipotesi investigativa seguita” (doc. 362/3 allegato).
SCIMONE
Il 18 gennaio 2011 in audizione davanti alla Commissione parlamentare, è il turno di Domenico Scimone che, ricordiamolo ancora, era nel pool investigativo.
Il commissario Gerardo D’Ambrosio, non uno qualunque visto il suo glorioso passato in Procura a Milano, lo incalza.
D'Ambrosio. Un'ultima domanda per sapere se lei sia mai stato avvicinato da esponenti dei servizi segreti naturalmente prima della morte del De Grazia.
Scimone. Cosa intendiamo per servizi segreti? Abbiamo tirato in ballo noi Sismi e Sisde perché Comerio aveva in progetto delle telemine.
D'Ambrosio. Quindi voi avete riferito ai servizi segreti…
Scimone. Sì, d'accordo con il magistrato che non può interferire direttamente. Lo abbiamo rappresentato al magistrato e mi ricordo perfettamente che, vista la situazione di pericolo – le telemine riguardano la sicurezza dello Stato – abbiamo deciso di informare il Sismi, che è venuto, ha consultato gli atti delle telemine, ha collaborato pienamente con noi, ci ha confermato molti nominativi citati da Marino Ganzerla che giravano attorno a Comerio e ci ha portato anche alcune documentazioni però tramite noi, tramite Pg, non tramite autorità giudiziaria. Sono venuti due membri del Sismi e posso farvi il nome di uno, ma ritengo opportuno che sia segretato.
La Commissione procede dunque in seduta segreta. Resta la certezza delle continuità, possiamo dire ormai della familiarità, dei contatti tra Procura (che delega Scimone) e servizi segreti che – già che ci siamo riportiamolo – quando verranno chiamati a deporre in Commissione parlamentare (secretati) non diranno in buona sostanza nulla di utile alla causa De Grazia. Anche se nella relazione non emerge, l’onorevole Alessandro Brutti, che della Commissione sul caso De Grazia è stato tra i protagonisti principali, dice chiaro e tondo che i servizi non hanno dato un contributo fattivo che fosse uno.
SCUDERI
Fatta questa disamina non restava altro che sentire la voce di Francesco Scuderi, attualmente avvocato generale dello Stato presso la Procura generale della Repubblica di Reggio ma, all’epoca, procuratore capo della Repubblica presso la pretura di Reggio Calabria (colui il quale firmo le deleghe: da Neri in giù).
La domanda che rivolgo a Scuderi è netta e inequivocabile e la risposta che mi viene data gliela rileggo due volte affinché non ci siano incomprensioni o ripensamenti di sorta. Domanda: Dottor Scuderi le risulta che all’epoca, nella Procura di Reggio Calabria, ci fosse un ufficio dei servizi segreti? Risposta dopo un attimo di silenzio: “Credo, credo di poterlo escludere. Lei non troverà mai da nessuna parte alcun documento ufficiale che lo provi. E’ la polizia giudiziaria e non l’autorità giudiziaria che tiene i rapporti con i servizi segreti. Ci saranno stati rapporti di fatto mai ufficializzati in alcun provvedimento”.
BRATTI
Questa è la risposta. Non mi resta che ascoltare il commissario Bratti il quale, forse esausto dall’immenso ed encomiabile lavoro al quale ha dedicato quasi tre anni di lavoro, candidamente ammette: “Il passaggio dell’ufficio del Sismi in Procura a Reggio mi era sfuggito”. Ma avete provato a chiederlo ai servizi segreti in Commissione?, chiedo. Risposta di Bratti: “Lasciamo perdere. Ho perso mesi a leggere i faldoni che hanno portato…tutte fotocopie di giornali…”
INDAGINI PARALLELE
Certo è che sull’ufficio dei servizi a Reggio si dovrà fare (se mai possibile) chiarezza anche perché se veramente si fosse collocato all’interno della Procura potremmo dire di avere una data certa di partenza del recente radicamento dei servizi a Reggio che, tra tante radici sane, ha alimentato anche radici “deviate”.
Anche perché è curioso (e fa pensare) quanto scrive su un ulteriore profilo di intervento dei servizi segreti nella materia riguardante il traffico dei rifiuti radioattivi e tossico nocivi e il traffico di armi, la stessa Commissione parlamentari sui rifiuti, che acquisisce documentazione riferita al medesimo periodo in cui erano in corso le indagini del dottor Neri.
In particolare il documento proveniente dal Copasir, archiviato dalla Commissione con il n. 294/55, riguarda una comunicazione del Sismi al Cesis in merito alle spese sostenute nell’anno 1994 per i servizi di intelligence connessi al problema del traffico illecito di rifiuti radioattivi e di armi, indicati nella misura di 500 milioni di lire.
Si tratta di un documento desecretato dalla Commissione particolarmente interessata a comprendere in che modo fossero stati utilizzati i 500 milioni di lire nelle operazioni di intelligence relative al traffico di rifiuti e di armi.
«Non è stato però possibile, nonostante le numerose audizioni effettuate sul punto – si legge nella relazione della Commissione parlamentare – sapere in che modo sia stata spesa la somma di cui sopra, per lo svolgimento di quali attività e, ancor prima, per quali ragioni i servizi, all’epoca, fossero interessati al tema dei rifiuti radioattivi.
E’ stato, inoltre, prospettato alla Commissione, ma non è stato acquisito alcun riscontro al riguardo, un ulteriore ipotetico interessamento dei servizi all’indagine svolta dal dottor Neri attraverso il controllo delle attività poste in essere dalla procura e dagli ufficiali di polizia giudiziaria».
Traduco in soldoni una cosa di un interesse straordinario: nel ’94, più o meno quando la Procura di Reggio Calabria comincia a indagare sul traffico di rifiuti radioattivi (De Grazia morirà nel ’95), i servizi segreti indagano sullo stesso traffico ma – ovviamente – non si sa cosa fa e come vengono spesi i soldi. Ai servizi segreti non sarà sembrato vero di avere eventualmente un ufficio “dentro” la Procura. Per collaborare, dicono Neri e Scimone (delegante e delegato ai rapporti con i servizi). Meglio starne alla larga, ribatte Moschitta.
DE GRAZIA
E De Grazia cosa avrà pensato della materia esplosiva "servizi"? Secondo la deposizione del cognato Francesco Postorino, dell’ 8 aprile 1997 in procura a Reggio «… Qualche giorno prima della morte, sicuramente tra il giorno dell’Immacolata ed il 12 dicembre mi confessò(De Grazia, ndr) in modo esplicito di essersi accorto che un suo collaboratore nelle indagini passava informazioni riservate ai servizi segreti deviati….».
Il 18 gennaio 2011, sempre in audizione in Commissione parlamentare sui rifiuti, Postorino sarà incalzato sul punto dal solito D’Ambrosio.
D'ambrosio. «Deviati» ha un significato in più. Non dice che passava notizie ai servizi segreti, ma ai servizi segreti deviati, che mi pare una cosa molto diversa dal passare notizie ai servizi segreti visto che anche i carabinieri di solito sono in contatto diretto con i servizi segreti, ci sono i centri di controspionaggio, i centri Cs, fatti dai carabinieri, sono presso i nuclei dei carabinieri.
Presidente. Dei servizi deviati il senatore D'Ambrosio sa parecchio per la sua esperienza precedente di magistrato.
D'Ambrosio. Per piazza Fontana, ma il termine «deviati» nacque allora per indicare i servizi che si occupavano di cose che non erano di competenza dei servizi segreti. Ora, se avesse parlato di servizi segreti non ci sarebbe niente di strano, in fin dei conti può anche succedere che un maresciallo dei carabinieri riferisca ai servizi segreti, ma che abbia usato il termine «deviati» mi stupisce: lei è sicuro che abbia usato questo termine?
Postorino. Sì.
Presidente. Questo è quanto ha riferito al pubblico ministero. Il capitano De Grazia durante il viaggio in cui purtroppo è deceduto aveva con sé una borsa, qualcosa?
Postorino. Sì, aveva una borsa portadocumenti, che hanno preso in consegna Moschitta e l'altro collaboratore.
Presidente. Uno che diffonde delle notizie non rema contro. Si rema contro quando si cerca di ritardare o bloccare le indagini. Potrà avere effetti negativi il fatto che si diffonda una notizia, ma non si rema contro.
Postorino. Lui era innervosito dal fatto che erano uscite fuori delle notizie che dovevano rimanere riservate.
Presidente. Allora che notizie erano?
Postorino. Questo non lo so.
Presidente. Scusi, ma non possiamo accettare che un parente, capitano di Marina, dica che c'è qualcuno che diffonde notizie per bloccare delle indagini e nessuno gli chieda di che notizie stia parlando.
Postorino. No, si riferiva a notizie che dovevano rimanere riservate, ma non facevo domande. Se lui mi diceva qualcosa lo ascoltavo, però non andavo a chiedere.
Fine, per ora, delle trasmissioni nella città che sull’altare della Patria ha offerto il sacrificio di De Grazia e che, da quel momento in poi, diventerà il crocevia dei servizi. Quelli segreti e quelli deviati.
I danni non sono ancora finiti.
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