Cari lettori,
pochissime ore fa ho pubblicato su questo blog un articolo sulla lettera ricevuta da un boss di ‘ndrangheta al nord (tale ritenuto da inquirenti e investigatori). Per questo rimando all’articolo facilmente reperibile in archivio.
Del tutto inattesa – traendo spunto da questa missiva – mi è giunta la lettera di Angela Napoli, ex parlamentare ed ex membro della Commissione parlamentare antimafia.
Come sapete Angela Napoli non è stata ricandidata alle ultime elezioni politiche. Non sta a me entrare nelle dinamiche che regolano le candidature dei partiti ma non ho alcuna difficoltà a dire che il suo allontanamento dalle aule parlamentari è un danno enorme per la Calabria, l’Italia tutta e la lotta alle mafie. So che continuerà la sua battaglia fuori dalle aule parlamentari e questo, parzialmente, mi consola (e badate che non ne faccio un discorso di partiti che, come sapete, non mi interessa e mai mi interesserà).
Prima di fare alcune riflessioni sulla sua bella lettera racconto a lei (che non lo conosce) e a voi tutti un episodio che la riguarda. Alcune settimane fa un politico reggino dell’estrema sinistra (ergo: lontano anni luce dalle ideologie di Napoli) per telefono mi ha detto: “Caro Roberto ti rendi conto che non abbiamo più neppure Angela Napoli in Parlamento?” Ecco, credo che questo episodio di riconoscenza sia la migliore testimonianza di chi sia e di cosa rappresenti l’ex parlamentare di Taurianova per tutti i calabresi, senza ricorrere a colori politici.
Ciò detto, la lettera che mi ha inviato contiene tre affermazioni condivisibili: 1) la prima è la necessità di combattere la ‘ndrangheta invisibile, quella fatta, scrive Napoli, di “politica, imprenditoria, pezzi di magistratura, pezzi delle Forze dell'ordine, massoneria deviata e pezzi delle Istituzioni”. La ringrazio per questa sottolineatura, visto che lo scrivo da anni e per questo ne pago conseguenze amare; 2) accende ancora i riflettori sull’isolamento del pm reggino Giuseppe Lombardo; 3) punta i riflettori sull’irruzione nell’archivio della Dda reggina e sulle “intercettazioni preventive”.
Ebbene: dico ad Angela e a voi lettori tutti che domani – sull’archivio violato e sulle intercettazioni preventive – leggerete su questo blog una mia lunga riflessione.
Roberto
LA LETTERA DI ANGELA NAPOLI
Gentile Dottor Galullo,
mi permetta, innanzitutto di rinnovarle la stima e l’alta considerazione per il prezioso lavoro che sta compiendo attraverso la pubblicazione, quasi quotidiana, dei suoi post, il cui contenuto cerca di far capire all'opinione pubblica quale sia il grado di pervasività della 'ndrangheta e quello delle sue collusioni, in particolare nella provincia reggina.
La ringrazio anche per il costante richiamo all'isolamento del pm Giuseppe Lombardo e per quanto accade, ormai da anni, all'interno della Dda di Reggio Calabria, dove l'atteso arrivo del nuovo Procuratore Federico Cafiero De Raho sta creando grande fibrillazione, al punto che siamo stati costretti a registrare la violazione dell’archivio, lasciato privo di qualsiasi forma di controllo nonostante le bombe e le minacce che incombono su quella Procura dal gennaio 2010.
Bombe e minacce sulle quali non è dato a tutt'oggi conoscere nè gli autori nè le motivazioni.
Dottore, non si meravigli più di tanto per la lettera inviatale dal detenuto condannato in primo grado per 'ndrangheta e non si meravigli neppure dei metodi usati per scrivere il tutto. Se avrà tempo e voglia di attenzionare gli atti dell'inchiesta Purgatorio della Dda di Catanzaro, vedrà che è stato impartito l'ordine di "farmi fuori" solo perché con un'interrogazione parlamentare del 2010 avrei fatto rispedire nel carcere di Tolmezzo, dove risultava detenuto, Pantaleone Mancuso (classe '47), capo delle cosche della 'ndrangheta di Limbadi (Vibo Valentia), il quale, grazie alle amicizie di magistrati, Forze dell'Ordine, avvocati e massoni, se ne stava tranquillamente in ospedale a Vibo Valentia nel mentre si svolgeva un processo che lo coinvolgeva e per il quale, a suo dire, gli era stata garantita l'assoluzione!
Vede, gentile Dottor Galullo, a mio parere, il problema reale non è più quello di continuare a combattere il cancro della 'ndrangheta nella sua parte violenta (quella che uccide!), bensì quello di incidere una volta per tutte sulle collusioni, comprese quelle che emergono dalle intercettazioni preventive, probabilmente causa della violazione, nei giorni scorsi, dell'archivio della Dda di Reggio Calabria.
Senza l’abbattimento di quelle collusioni, di quegli intrecci che accomunano 'ndrangheta con politica, imprenditoria, pezzi di magistratura, pezzi delle Forze dell'ordine, massoneria deviata e pezzi delle Istituzioni, saremo costretti a continuare a vedere detenuti, condannati per mafia, sempre più propensi ed incoraggiati a scrivere e minacciare coloro che, con coraggio ogni giorno svelano proprio quegli intrecci.
Con stima
Angela Napoli