Dal 18 gennaio 2013 all’11 ottobre ho contato (ma il calcolo sarà per difetto) 13 comunicati di stampa dell’(ex?) sindaco lombardo Alfredo Celeste (o della sua amministrazione) contro la libertà di stampa.
Mi riferisco a Sedriano, alle porte di Milano, il cui consiglio comunale è stato sciolto poche ore fa dal Governo per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Premetto che non ho alcun titolo per permettermi di esprimere giudizi sulle attività del sindaco e/o sulla sua giunta (spetta ad altri, vale a dire al Governo e alla commissione prefettizia che hanno già fatto il proprio lavoro, alla magistratura amministrativa, alla quale ha già annunciato di rivolgersi il sindaco e a quella penale e civile) ma ho titolo, da giornalista, per esprimere indignazione per i continui attacchi ai principi sanciti nell’articolo 21 della Costituzione che oggi troppi (da Reggio Calabria a Catania, passando per Roma e Milano) dimenticano.
Ricordo – così, tanto per capire di cosa stiamo parlando e del rischio che la democrazia corre – che una brava collega di Altomilanese, Ester Castano, è stata bersagliata per un anno dalle querele e diffide del sindaco. Oltre a questo, intimidazioni e minacce anonime non le sono mancate ma, nonostante tutto, non ha peso il coraggio e la voglia di fare questo mestiere senza guardare in faccia a nessuno. Certo, ieri sono rimasto basito nel leggere la risposta che ha dato alla Stampa, che la intervistava. Ha infatti dichiarato che per lei lo scioglimento del Comune è il più bel premio ricevuto dopo anni di sofferenze. La giustifico perché è giovane, ha appena 23 anni (anche se alla sua età ero caposervizio in un quotidiano). Se continuerà a fare – come le auguro – questo mestiere, capirà che lo scioglimento di un consiglio comunale è una sconfitta per la democrazia di cui non c’è da gioire. Né singolarmente (nessun premio) né collettivamente.
Comunque, a lei e ad altri che hanno tenuto i riflettori accesi sul Comune, anziché un grazie, è arrivato dunque un calcio nel sedere che – sinteticamente e plasticamente – può essere riassunto dalle parole dell’(ex) vicesindaco di Sedriano, Adelio Pivetta.
«Lo scioglimento del comune per ‘ndrangheta è opera di certa stampa – riportano sul Fatto Quotidiano di ieri Ester Castano e Alessandro Madron – è per colpa dei giornalisti che esiste la mafia a Sedriano».
Allucinante. Semplicemente allucinante.
La mafia – insomma – quando esiste e a qualunque latitudine o longitudine essa prosperi, è colpa dei giornalisti. Peggio: lo scioglimento di un consiglio comunale è opera non di una commissione prefettizia, di un ministro dell’Interno che valuta il lavoro svolto da “tre-Servitori dello Stato-tre”, di un Governo che fa propria la proposta ma, udite udite, dei giornalisti.
Delle due l’una: o Prefetti, ministro e Governo sono incapaci di intendere e di volere allucinati come sono da misteriose sostanze stupefacenti e psicotrope lanciate nell’aere dai giornalisti oppure questi ultimi fanno semplicemente il proprio lavoro e spetta poi a qualcun altro (i soggetti di cui sopra) valutare su un piano completamente diverso (anche se parallelo) a quello della libera informazione, l’opportunità di prendere provvedimenti.
Parallelo vuol dire che i due mondi non sono destinati – per natura – ad incontrarsi e quando lo fanno diventano convergenti. Può accadere. Può non accadere.
Il fatto che – però – ogni qualvolta la stampa accende i riflettori sulle attività di un’Istituzione (sia essa centrale o locale) debba essere contraffatto per complotto è indecente.
La stessa cosa accadde quando si arrivò a un passo dallo scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina), Buccinasco (Milano) o si arrivò allo scioglimento di quello di Reggio Calabria per contiguità mafiosa. In tutte e tre le occasioni – racconto dunque esperienza di vita vissuta – fui furiosamente attaccato dalle Giunte allora in carica per i servizi che scrissi o mandai in onda nelle mie trasmissioni su Radio-24. Talmente me ne fregai (e me ne frego) dei loro attacchi, che neppure ricordo di quale colore fossero quelle giunte.
Nel caso di Reggio Calabria, ci sono fiumi di parole scritte e/o gridate dall’ex sindaco Arena Demetrio e dal Governatore della Regione Calabria, Scopelliti Giuseppe, contro la stampa complottista. Io sarei tra i pupi (ma in buona compagnia con pochi altri colleghi della Stampa, del Fatto Quotidiano e del Corriere della Sera) di un fantasmagorico puparo che – suppongo – sia il capo della Spectre giudoplutomassonica che ha preso di mira, non si sa perché, Reggio Calabria (riuscendo persino a pilotare terne prefettizie, ispettori del Tesoro, magistrati, ministri, Governi e chi più ne ha più ne metta. Caspita quanto siamo forti guagliò!).
Basta, davvero basta. E’ ora che qualcuno davvero ponga fine a questo scempio. La libertà di stampa è sacra e non c’è minaccia o perquisizioni (che incredibilmente si susseguono da Reggio Calabria a Catania nei confronti di giornalisti come Consolato Minniti, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza) che possano imbrigliare o spegnere l’indipendenza e l’etica del Giornalista.
Per questo vi lascio con due notizie.
La prima è che oggi, sabato 19, dalle ore 15.30 a Sedriano in piazza del Seminatore i cittadini che vorranno (a meno che non siano spinti dalla Spectre giudoplutomassonica anche in questo caso) scenderanno per le strade. “Ripuliamo Sedriano da malgoverno, illegalità, mafie” è lo slogan della manifestazione organizzata dalla Carovana Antimafia Ovest Milano alla quale interverrà David Gentili presidente della Commissione consiliare antimafia del Comune di Milano.
La seconda notizia – che si lega a questa – è l’ultimo comunicato stampa, datato 11 ottobre – con il quale il sindaco (ex?) di Sedriano ha commentato la libertà di manifestare il proprio pensiero.
Recita: «La solita e famigerata banda di manettari giustizialisti e forcaioli si ritrova ancora una volta in Sedriano, grazie alla Costituzione e a norme che tutelano i diritti civili che, nei confronti di altri (il Sindaco di Sedriano) negano e disprezzano. Indossano pretestuosamente e con arroganza la toga di giudici ed emettono verdetti, prima ancora che i magistrati veri e legittimi si pronuncino con sentenza in nome del popolo italiano. La carovana antimafia e suoi quattro estremisti di sinistra che, in una libera competizione elettorale raccolgono un consenso politico pari ad un prefisso telefonico o addirittura nullo, sventolano falsamente la delega dei sentimenti della popolazione civile e onesta solo per denigrare, offendere e mascherare la loro inettitudine e le loro vergogne. Essi commettono comunque un danno grave: quello di allontanare i cittadini onesti dalla lotta alle mafie e alle criminalità organizzate che devono essere contrastate con spirito unitario, solidarietà e forte convinzione. Per ques
to condanniamo gli atteggiamenti di questi pseudo difensori della legalità che, al contrario, fanno ingrassare le aspettative e le attività dei veri criminali».
Parole forti che non voglio commentare. Fatelo voi per me.