Il 16 dicembre 2013 il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati e il procuratore aggiunto con delega alla Dda Ilda Boccassini e sono stati auditi dalla Commissione parlamentare antimafia in trasferta in quel che resta della capitale morale del Bel Paese.
Nel post di ieri abbiamo analizzato la parte della relazione (17 pagine firmate e consegnate alla Commissione dai due pm) dedicata alla ‘ndrangheta in Lombardia. Abbiamo visto la parte (a mio giudizio) più interessante, vale a dire quella relativa al capitale sociale delle mafie, destinato a diventare (e ad essere già, per quanto mi riguarda) essenza stessa delle mafie 2.0. Un capitale sociale nel quale gli “attori” appartengono ad una platea vasta, della quale la Procura di Milano ha evidenziato alcune parti (imprenditoria, politica, mondo giudiziario, professioni). Poi abbiamo visto (ieri) il paragrafo alle strutture ‘ndranghetiste e agli atti intimidatori.
Oggi mi concentro su una parte straordinariamente interessante della relazione consegnata alla Commissione antimafia e non a caso, tra i presenti all’audizione, c’era anche il pm Alessandra Dolci, che cura il vitale settore delle misure di prevenzione.
La relazione comincia, nell’apposito paragrafo, con un incipit che non lascia adito a dubbi: «C’è stato un incremento delle proposte di misure di prevenzione personali e, soprattutto, patrimoniali».
Complessivamente sono state formulate 92 proposte di sorveglianza speciale, 50 delle quali con richiesta di sequestro dei beni. In totale i beni sequestrati, secondo il valore degli amministratori giudiziari ai quali sono stati assegnati, è di circa 30 milioni.
Dopo questa parte descrittiva, la relazione entra nel vivo di un tema vitale di cooperazione transfrontaliera. A seguito del nuovo indirizzo del Tribunale federale di Berna (Svizzera) le autorità elvetiche danno infatti esecuzione ai decreti di sequestro emessi nell’ambito di procedure di prevenzione e questo ha consentito, anche grazie agli ottimi rapporti con la Procura federale, il sequestro e la successiva confisca di cospicue somme di denaro accreditate su conti correnti svizzeri.
Nel luglio 2013, nell’ambito di una richiesta patrimoniale nei confronti degli eredi del preposto che portò al sequestro di 17 milioni, la Procura federale svizzera diede esecuzione anche al sequestro degli immobili in territorio elvetico.
IL CAPITALE SOCIALE
Nella relazione torna anche il concetto a me più caro: quello di capitale sociale delle mafie (si veda da ultimo http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/03/dda-milano1-bruti-liberati-e-boccassini-alla-commissione-parlamentare-antimafia-ecco-a-voi-il-capita.html) che la Procura, doverosamente sulla base delle indagini e delle sentenze, identifica in imprenditori, professionisti, politici, rappresentanti delle istituzioni e che io, giornalisticamente, mi spingo a identificare anche in servizi deviati, massoneria deviata, pezzi di Chiesa, venduti del mondo dell’informazione. Insomma, il motore della mafie 2.0.
Ebbene, le misure di prevenzione colpiscono la cosiddetta area grigia (mi permetto di pensarla come Nicola Gratteri: “ma quale area grigia!”, visto che anche per me non esiste il grigio ma solo il bianco o il nero, in altri termini o con lo Stato di diritto o contro, tertium non datur) contingua alle organizzazioni di stampo mafioso in tutti quei casi in cui la Procura non ha acquisito elementi investigativi sufficienti per esercitare l’azione penale per il concorso esterno.
E così, ricorda la relazione, negli ultimi tempi è stata applicata la sorveglianza speciale con obbligo di dimora nei confronti di alcuni commercialisti, di un ex appartenente all’Arma dei Carabinieri, di un funzionario dell’Agenzia delle Dogane e di un ex assessore comunale.
A domani.
3 – the end (si vedano anche http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/03/dda-milano1-bruti-liberati-e-boccassini-alla-commissione-parlamentare-antimafia-ecco-a-voi-il-capita.html;