Amati lettori di questo umile e umido blog dopo un periodo di pausa forzata son ritornato a scrivere del rapporto tra mafie e massonerie, spigolando qua e là tra le pieghe della relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia. Per quel che ho scritto rimando ai link a fondo pagina.
Oggi, mentre il Goi celebra la giornata dell’orgoglio massonico alla quale spero di affiancare prima o poi la settimana dell’orgoglio tottiano, concludo con quello che, a parere dell’attuale Commissione parlamentare, appare come un compito fondamentale della prossima Commissione.
Al punto 3 delle pagine conclusive (il passaggio del testimone, in altre parole) si legge infatti che bisogna «proseguire l’inchiesta sull’infiltrazione di cosa nostra e della ‘ndrangheta nella massoneria, e comunque all’interno di associazioni a carattere segreto o riservato, da parte di esponenti riconducibili a cosche mafiose, estendendo il campo di investigazione a tutte le regioni italiane».
La Commissione, in altre parole, ha convenuto sulla necessità che il campo dell’indagine sia in futuro allargato a tutte le regioni italiane, soprattutto al Nord sempre più preda delle relazioni tra mafia e classi dirigenti, affinché si possa effettuare una compiuta valutazione delle dimensioni di un fenomeno in cui la massoneria «rischia di fungere, anche involontariamente, da stanza di compensazione di un “potere invisibile”, nemico della democrazia, in cui confluiscono diverse istanze politiche, imprenditoriali e criminali».
Questo in Sicilia e Calabria, scrivono testualmente i commissari, è avvenuto. Dunque quello che questa Commissione parlamentare antimafia teme è la “siculocalabresizzazione” dell’intero Paese.
«Va considerato – si legge ancora testualmente nella relazione – come altro segno di allarme e di urgenza, l’elevato numero, in continuo aumento, degli iscritti alle logge massoniche calabresi e siciliane. Il dato è certamente giustificabile con il fatto che centinaia di persone, specie nel Sud, possano cercare, all’interno della massoneria, risposte alla crisi economica o, anche solo, a quella dei valori. Ma può altresì essere collegato, magari solo in parte, e soprattutto nelle zone ad alta densità mafiosa, al mutamento della strategia criminale della mafia che, ora, mira a sedersi nei tavoli degli accordi piuttosto che impugnare le armi per le strade. In questo peculiare momento, dunque, se dovessero sfuggire al controllo istituzionale e normativo le “zone grigie” che anzi, proprio perché dissimulate dalla legalità, si trasformano in zone franche, si vanificherebbero gli enormi sforzi compiuti negli ultimi decenni.
La risoluzione della questione, finora rinviata o ignorata, dunque, non appare più procrastinabile».
Sul piano piano legislativo appare indispensabile, come del resto ho più volte riportato su questo umile e umido blog, un intervento sulla legge n. 17 del 1982, a suo tempo approvata sull’onda dello scandalo P2, chiarendo definitivamente che le associazioni sostanzialmente segrete, anche quando perseguano fini leciti, sono vietate in quanto tali, ai sensi dell’articolo 18, comma 2, della Costituzione.
Anche l’individuazione dei contenuti della proposta legislativa in tema di associazioni riservate e segrete, condiviso in modo unanime dalle forze politiche presenti in Commissione, rientra dunque nel lascito al nuovo Parlamento che si insedierà il 23 marzo.
Beh, ora mi fermo. Alla prossima settimana e buon week end
r.galullo@ilsole24ore.com
4 – the end
(per le precedenti puntate si leggano
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2018/03/01/commissione-parlamentare-antimafia-la-massoneria-e-stata-piegata-allesigenza-della-ndrangheta/)