Dopo aver passato anni di notti insonni nella vana speranza di un’illuminazione divina e dopo aver tentato plurime volte il suicidio per non essere riuscito ad averla, salvato in extremis grazie a endovene di ‘nduja liquida, finalmente ho capito perché una parte dei calabresi (purtroppo) considerava l’indimenticato ed indimenticabile Peppe Scopelliti come il viagra della politica locale. In altre parole, ho visto la luce. Delle ambulanze.
La scoperta – che mi riporta ad assaporare la languida tenerezza di un sogno felice e ad utilizzare la nduja come meglio si confà – la debbo alla cronaca del bravo Pietro Bellantoni del Corriere della Calabria.
Tre giorni fa, da Lamezia Terme, ha reso edotto tutto il globo terracqueo, in trepidante attesa, del fatto che i «i Ricostituenti vanno allo showdown».
Lì per lì avevo pensato al fatto che le case farmaceutiche internazionali avessero finalmente trovato a Lamezia un accordo armonico per somministrare gratuitamente i farmaci ricostituenti ai più piccini-picciò. Magari!
Un vero e proprio sturbo mi ha colpito – facendomi correre il rischio di ripensare intensamente al suicidio questa volta da mettere in opera con copiosi dosi di marmellata al bergamotto – quando ho scoperto che in realtà per il 25 settembre incombe la minaccia della manifestazione: “Calabria: così non va”, organizzata dai “Ricostituenti” del Pd (o quel che è o che è stato o che sarà).
Qualcuno di loro, vista l’età, avrebbe davvero bisogno di un ferrochina ma fatto sta che tutti insieme appassionatamente, al tre si sono tolti le bende dagli occhi a Lamezia e hanno scoperto (chi l’avrebbe mai detto) che in Calabria c’è qualcosa che non va. In vero farebbero molto prima a dire quelle due o tre cose che vanno e chissà dove erano loro prima, quando le cose andavano nella stessa maniera.
La cronaca di Bellantoni ci informa che il gruppo ristrettissimo di Ricostituenti – sia mai che qualcuno ambisca a farne parte, sono evidentemente pronti a cacciarli forse a colpi di stampelle – comprende politici di primo pelo come Agazio Loiero, il consigliere regionale Carlo Guccione, tal Mario Franchino e addirittura Peppino Vallone – oltre a Demetrio Naccari Carlizzi.
Non capisco e non capirò mai che cosa ci stia a fare quest’ultimo.
E’ di gran lunga tra le intelligenze politiche migliori che la Calabria abbia espresso negli ultimi decenni (sprecando finora purtroppo quasi tutto il suo talento) e potrebbe impiegare meglio la medicina ricostituente a favore del “figlio di” a capo del Comune di Reggio Calabria.
I Ricostituenti – la cronaca non ci informa se passando prima o dopo per farmacie ed ospizi – minacciano di passare all’azione (sic!) perché non c’è nulla di cui essere fieri nella coalizione di centrosinistra che governa (!) la Regione e giù per li rami vari enti locali.
Sotto accusa, Ernesto Magorno Karabakh, che qualcuno dice essere a capo del Pd regionale e il Governatore da bere Mario Oliverio.
Ecco, così non va. La manifestazione del 25 settembre (il cui discorso di introduzione sarà ovviamente officiato da Naccari Carlizzi) servirà per dirlo apertamente, senza ipocrisie, pubblicamente, ci dice Bellantoni. Pane al pane, vino al vino e soppressata alla soppressata.
Bene, bravi, bis. Ditegliene quattro a quei cattivoni di Magorno, il politico che guida lo stormo, e di Oliverio, il politico che al mondo appar serio serio.
Il movimento dei Ricostituenti, al grido di “dentiere gratis per tutti”, chiederà – ohibò – un vero (mica falso, vero) cambio di passo in Regione e la massima trasparenza del partito. Altrimenti – è la minaccia che tremare il mondo fa – non sono escluse scelte «radicali». Tipo rogo delle fustelle degli sciroppi ricostituenti o saccheggio di pannolini e pannoloni.
I Ricostituenti sono andati anche oltre, arrivando a ipotizzare nientepopodimeno che liste autonome e a forte valenza civica (che vorrà dire?) in occasione delle regionali del 2019.
Loiero si è mosso lancia in resta disvelando dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno che «in Calabria c’è una grande insofferenza, se continua così ci sarà un voto “a dispetto”, cioè contro il mutismo del partito e anche contro un certo tipo di immobilismo generale». Ah, ecco, generale. L’ex governatore avverte: «Dico queste cose a favore del Pd, per cercare di poter salvare il salvabile; potremmo essere ancora in tempo». Si, per registrarne il decesso.
Di fronte a questo incredibile scenario interno al centrosinistra non c’è da stupirsi, dunque, se, a fronte del ricostituente, ci sia incredibilmente una parte di elettori calabresi ancora legata al ricordo del viagra politico di Peppe Scopelliti, l’inventore del modello Reggio, il Governatore del modello Reggio(nale), il cantore del futuro modello interReggionale, il deus ex machina del modello extraReggionale. Già perché – incredibile ma vero – anche quest’ultimo brama, limitandosi verosimilmente ad un ovetto sbattuto (che, signora mia, la mattina fa tanto ricostituente), a dettare di nuovo la sua legge.
Povera Calabria, costretta a scegliere tra medicine amare (e meno male che lì il M5S conta quanto il due di bastoni quando a tavola regna denari).
r.galullo@ilsole24ore.com