Amati lettori di questo umile e umido blog, sto analizzando con voi, dalla scorsa settimana, l’audizione di Paolo Borsellino il 31 luglio 1988 davanti alla prima commissione referente-Comitato antimafia del Consiglio superiore della magistratura (Csm). Borsellino era chiamato a spiegare il senso di un’intervista rilasciata 11 giorni prima a Repubblica e Unità sul rischio di smantellamento del pool antimafia di Palermo.
Abbiamo visto il senso dello Stato del giudice nella lotta a Cosa nostra e la necessità, ineludibile, di portare l’opinione pubblica a conoscenza non solo dei passi avanti nella lotta alla mafia ma anche dei rischi di stop ai processi preventivi e repressivi nei confronti dei sistemi criminali (rimando ai link a fondo pagina).
Oggi mi soffermo su un aspetto che la dice lunga sull’intelligenza investigativa prospettica di Borsellino ben oltre il pool antimafia e degli attacchi che dovette, per questo, ricevere.
Parlando, infatti, dell’abbandono delle indagini parcellizzate sulla mafia, che facevano perdere di vista la complessiva visione del fenomeno, Borsellino dirà che «essendo poi intervenuta consapevolezza dell’esistenza di sacche territoriali la cui realtà criminale mafiosa restava poco conosciuta, anche per la mancanza di idonea collaborazione con gli inquirenti locali, si affacciò l’idea della regionalizzazione del pool, che fu anche alla base della mia richiesta di trasferimento presso la Procura della Repubblica di Marsala».
Il tema, dunque, era quello della regionalizzazione della lotta a Cosa nostra da sposare e coordinare, ovviamente, con tutti i presidi presenti non solo sull’isola ma ovunque in Italia.
Il componente del Csm Renato Nunzio Papa gli chiese di esplicitare meglio il pensiero e Borsellino non se lo fece ripetere due volte: «Il periodo precedente spiega il periodo successivo: ho detto che c’erano delle sacche territoriali delle quali sapevamo poco e ho citato anche il caso dell’interrogatorio di Nino Salvo nel corso del quale, ad un certo punto, si cominciò a parlare degli omicidi del dopo Corleo; era nostra convinzione non processuale – che questi omicidi dovessero farsi risalire ai Salvo, mentre invece, arrivato io a Marsala attraverso colloqui con i colleghi sono emersi atti dai quali ci siamo fatti un’idea estremamente più chiara di quello che invece era successo nel Belice dopo il sequestro Corleo e nel corso del sequestro Corleo. Intendevo quindi ”regionalizzazione” nel senso di promuovere – dove non ci fosse la collaborazione con i giudici del pool; non ho fatto però la domanda per la Procura di Marsala per andare a fare il proconsole del pool a Marsala, L’ho fatta per molteplici ragioni che voi potete immaginare tra cui mi si consenta soltanto accennarlo, ma chi mi ha seguito quando parlavo poco fa può capirlo, anche una ragione di carattere familiare».
Ma state ora attenti al capolavoro di Papa che osserva: «Se quindi regionalizzazione vuol dire promozione massima della collaborazione tra uffici che operano nello stesso distretto, allora questo mi sembra contrastare in maniera inconciliabile con il tuo atteggiamento, che piuttosto che tendere alla collaborazione, tende a spaccare, a rompere, a creare quello che oggi si è creato, quello che stiamo vivendo oggi con la tua presenza qua. La collaborazione imponeva, secondo me, di fare ogni sforzo per evitare l’insorgere di contrasti. Mi pare strano che tu sia partito con un atteggiamento che si affaccia all’esterno piuttosto che interessare il Procuratore Generale, il Presidente del Tribunale, il Consiglio Superiore della Magistratura, che poteva essere un tuo ottimo interlocutore; solo dopo di ciò, se tutte queste porte tu le avessi trovate chiuse, legittimamente ti saresti potuto rivolgere all’esterno».
Insomma un attacco dialettico in piena regola al fatto che Borsellino avesse espresso il rischio di smantellamento del pool prima in un incontro pubblico e poi con un’intervista. I panni sporchi si devono lavare in famiglia ma se poi restano sporchi – dico io – chissenefrega.
Borsellino rispose così: «Debbo soltanto dire che nego decisamente di aver avuto alcuna intenzione di spaccare alcunché… ».
Vorrei raccontarvi anche ciò che continuò a dire ma, purtroppo, manca la pagina, che da 76 salta a 78, laddove pare di capire che lo scontro tra Papa e Borsellino si spostò sul ruolo del giudice istruttore di Palermo Meli (preferito dal Csm a Giovanni Falcone).
Nessuno, però, di quelli che hanno pubblicato le 106 pagine dell’audizione sul sito del Csm si è accorto della pagina mancante o ha dato spiegazione del perché quella pagina manchi.
Verrebbe da pensare che nessuno – né tra i magistrati né tra i fenomeni della mia categoria professionale – se ne sia accorto (e dunque abbia letto l’audizione) anche se, nei giorni scorsi, molti di loro erano in bella mostra a “spiegare”, in incontri o sui media, la grandezza di Borsellino e a versare lacrime di coccodrillo sulla strage di Via d’Amelio. State certi che – a meno che qualcuno di loro non legga questo umile e umido blog – nessuno continuerà ad accorgersene ma, in compenso, continuerà a pontificare sull’intero scibile umano.
A domani con una nuova puntata
4 – to be continued
(per le precedenti puntate si leggano
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/07/19/strage-di-via-dameliopaolo-borsellino-senza-pool-antimafia-danni-irreversibili-per-la-societa-parole-profetiche/)
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/07/20/il-senso-di-paolo-borsellino-per-lo-stato-lopinione-pubblica-deve-essere-informata-non-e-una-guerra-tra-poliziotti-e-mafiosi/)